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Prezzo massimo di cessione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d’appello relativa a una controversia sul prezzo massimo di cessione di un immobile in edilizia convenzionata. La Corte ha stabilito che i giudici di merito hanno errato nel non applicare una nuova legge (ius superveniens) che consente al venditore di rimuovere il vincolo di prezzo tramite la procedura di ‘affrancazione’, la quale sospende la richiesta di rimborso dell’acquirente. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Prezzo Massimo di Cessione: L’Impatto delle Nuove Norme sui Giudizi in Corso

La compravendita di immobili realizzati in edilizia convenzionata è spesso soggetta a normative complesse, tra cui spicca il vincolo del prezzo massimo di cessione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito l’impatto di una nuova normativa su una causa già pendente, sottolineando l’importanza del principio dello ius superveniens. La decisione offre spunti fondamentali per chiunque sia coinvolto in dispute simili, mostrando come la procedura di affrancazione possa cambiare le carte in tavola.

I Fatti di Causa: La Controversia sul Prezzo di Vendita

Il caso nasce dalla vendita di un immobile originariamente costruito in regime di edilizia convenzionata. Gli acquirenti, dopo la stipula del contratto, hanno citato in giudizio il venditore, sostenendo che il prezzo pagato superava il limite massimo imposto dalla convenzione originaria stipulata con il Comune. Chiedevano quindi la dichiarazione di nullità della clausola relativa al prezzo, la sua sostituzione automatica con il prezzo legale e la restituzione della differenza versata in eccesso.
La Corte di Appello aveva dato ragione agli acquirenti, confermando la decisione di primo grado. Il venditore, tuttavia, ha proposto ricorso in Cassazione, basando la sua difesa, tra gli altri motivi, sull’entrata in vigore di una nuova normativa durante il giudizio d’appello.

L’Intervento Normativo e il Principio dello “Ius Superveniens”

Il punto cruciale della vicenda è rappresentato dall’art. 25-undecies del D.L. n. 119 del 2018. Questa norma ha introdotto importanti modifiche alla disciplina dell’affrancazione, ovvero la procedura che permette ai proprietari di immobili in edilizia convenzionata di rimuovere i vincoli, incluso quello sul prezzo, pagando un corrispettivo al Comune.
In particolare, la nuova legge ha stabilito che, in pendenza della procedura di rimozione dei vincoli, il contratto di trasferimento dell’immobile non produce effetti limitatamente alla differenza tra il prezzo pattuito e quello vincolato. Crucialmente, la norma prevede che “l’eventuale pretesa di rimborso della predetta differenza… si estingue con la rimozione dei vincoli”.
Il venditore, nel corso del giudizio di appello, aveva presentato domanda di affrancazione al Comune, sostenendo che tale iniziativa dovesse essere valutata dai giudici in virtù del principio dello ius superveniens (legge sopravvenuta).

La Decisione della Cassazione sul prezzo massimo di cessione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del venditore, cassando la sentenza della Corte di Appello e rinviando la causa a un’altra sezione della stessa corte per un nuovo esame. La Suprema Corte ha ritenuto fondati i motivi relativi alla violazione di legge per la mancata applicazione della nuova normativa.

Le Motivazioni della Corte

I giudici hanno stabilito che la Corte di Appello ha commesso un errore nel non tenere conto della normativa sopravvenuta, che era direttamente applicabile al caso di specie. La presentazione della domanda di affrancazione da parte del venditore non era un fatto irrilevante, ma un atto con precise conseguenze giuridiche introdotte dal legislatore del 2018.
La nuova legge, infatti, conferisce alla pendenza della procedura di affrancazione un effetto sospensivo sulla pretesa di rimborso degli acquirenti. Rigettare il ricorso del venditore, ignorando tale domanda, ha significato disapplicare una norma imperativa. La Cassazione, richiamando anche precedenti pronunce delle Sezioni Unite, ha ribadito che la procedura di affrancazione è uno strumento volto a sanare la situazione e che la sua pendenza deve necessariamente essere considerata dal giudice.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale del nostro ordinamento: il giudice ha il dovere di applicare le nuove leggi che intervengono nel corso di un processo, specialmente quando queste modificano la sostanza dei diritti in gioco. Per i proprietari e gli acquirenti di immobili in edilizia convenzionata, la decisione chiarisce che la procedura di affrancazione è uno strumento efficace per risolvere le contestazioni sul prezzo massimo di cessione. L’avvio di tale procedura sospende le azioni di restituzione del prezzo e, una volta conclusa con la rimozione del vincolo, le estingue definitivamente. Questo fornisce una via d’uscita per sanare vendite passate e offre maggiore certezza giuridica per le transazioni future.

Una nuova legge può influenzare una causa già in corso in appello?
Sì. Secondo il principio dello ius superveniens, i giudici sono tenuti a considerare e applicare le nuove normative entrate in vigore durante il processo, poiché possono modificare i presupposti giuridici su cui si fonda la controversia, come accaduto nel caso esaminato.

Cosa accade alla richiesta di rimborso dell’acquirente se il venditore avvia la procedura di affrancazione del prezzo massimo di cessione?
Secondo la normativa introdotta con il D.L. 119/2018, la pendenza della procedura di affrancazione determina la sospensione della pretesa di rimborso per la differenza tra il prezzo pagato e il prezzo massimo legale. L’eventuale pretesa si estingue completamente una volta che la procedura di affrancazione si conclude positivamente.

La Corte di Appello aveva considerato la domanda di affrancazione presentata dal venditore?
No. La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza proprio perché la Corte di Appello aveva rigettato il ricorso del venditore senza tenere conto dell’avvenuta presentazione della domanda di affrancazione e degli effetti sospensivi previsti dalla nuova legge, commettendo così un errore di diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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