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Prezzo massimo di cessione: affrancazione retroattiva

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32705/2024, interviene sul tema del prezzo massimo di cessione per immobili in edilizia convenzionata. La Corte ha stabilito che una legge sopravvenuta (ius superveniens) che consente di rimuovere il vincolo di prezzo tramite affrancazione deve essere applicata retroattivamente. Di conseguenza, anche il venditore che non è più proprietario del bene può avviare tale procedura per sanare una vendita avvenuta a un prezzo superiore a quello legale, anche se il vincolo era formalmente scaduto. Questa decisione cassa la precedente sentenza d’appello che aveva condannato i venditori alla restituzione della differenza di prezzo.

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Prezzo Massimo di Cessione: La Rivoluzione della Cassazione sull’Affrancazione Retroattiva

L’acquisto di un immobile in edilizia convenzionata è spesso un’opportunità, ma comporta il rispetto di vincoli specifici, primo tra tutti il prezzo massimo di cessione. Cosa succede, però, se un immobile viene venduto a un prezzo superiore? E, soprattutto, può il venditore rimediare a questa situazione anche dopo anni? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito una risposta chiara, applicando una normativa sopravvenuta che cambia le regole del gioco.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine dalla compravendita di un immobile, originariamente assegnato da una cooperativa edilizia in regime di diritto di superficie. Anni dopo, gli acquirenti citavano in giudizio i venditori, sostenendo di aver pagato un prezzo significativamente superiore a quello massimo imposto dalla convenzione originaria con il Comune. Chiedevano quindi la dichiarazione di nullità parziale della clausola sul prezzo, la sua sostituzione automatica con quello legale e la restituzione della somma pagata in eccesso.

Il caso ha attraversato vari gradi di giudizio, giungendo una prima volta in Cassazione, che aveva stabilito un principio fondamentale: il vincolo del prezzo massimo segue l’immobile come un onere reale e si applica a tutti i successivi passaggi di proprietà fino alla sua rimozione. La causa era stata quindi rinviata alla Corte d’Appello per una nuova decisione.

Nel giudizio di rinvio, la Corte d’Appello condannava i venditori a restituire la differenza di prezzo. La corte territoriale riteneva che i venditori non potessero avvalersi della nuova normativa sull’affrancazione (la procedura per rimuovere il vincolo), perché il termine di durata del vincolo, come fissato in un atto successivo, era ormai scaduto.

La Svolta in Cassazione e l’Impatto sul Prezzo Massimo di Cessione

Contro questa decisione, i venditori hanno proposto un nuovo ricorso in Cassazione, lamentando la mancata applicazione di una legge fondamentale sopravvenuta durante il processo (ius superveniens). Si tratta della normativa del 2018 che ha esteso la possibilità di richiedere l’affrancazione dal vincolo del prezzo massimo di cessione a tutte le ‘persone fisiche che vi hanno interesse’, inclusi quindi i venditori che non sono più proprietari dell’immobile.

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza d’appello e rinviando nuovamente la causa per un nuovo esame.

Le Motivazioni

La Cassazione ha chiarito un punto cruciale: il giudice del rinvio è tenuto ad applicare lo ius superveniens, anche se questo modifica l’orientamento interpretativo precedente su cui si basava la prima sentenza di cassazione. La nuova legge del 2018, infatti, ha introdotto un meccanismo volto a riequilibrare gli interessi delle parti e a prevenire manovre speculative.

La ratio della nuova norma è duplice:

1. Evitare l’ingiusto arricchimento dell’acquirente: Senza questa possibilità, l’acquirente potrebbe ottenere la restituzione del prezzo pagato in eccesso e, subito dopo, procedere autonomamente all’affrancazione per poi rivendere l’immobile a prezzo di mercato, ottenendo un doppio vantaggio.
2. Tutelare l’affidamento del venditore: Permettere al venditore di attivare l’affrancazione, anche ex post, gli consente di adempiere, seppur tardivamente, all’impegno di trasferire un bene libero da vincoli di prezzo, sanando l’invalidità dell’atto di vendita originale.

La Corte ha inoltre specificato che la circostanza che il vincolo fosse nel frattempo ‘scaduto’ secondo i termini originari è irrilevante. La portata retroattiva della nuova legge fa sì che la procedura di affrancazione possa essere avviata dal precedente proprietario per regolarizzare l’atto di trasferimento, a prescindere dalla scadenza formale del vincolo. Ciò che conta è la data dell’atto da sanare.

Conclusioni

Questa ordinanza rappresenta un’importante affermazione del principio di equità e della forza retroattiva dello ius superveniens. Le conclusioni pratiche sono significative:

* I venditori di immobili in edilizia convenzionata che hanno venduto a un prezzo superiore a quello massimo hanno ora uno strumento concreto per difendersi dalle richieste di restituzione.
* Possono attivare la procedura di affrancazione presso il Comune competente per ‘sanare’ la vendita passata, anche se non sono più proprietari dell’immobile.
* La decisione previene comportamenti speculativi da parte degli acquirenti, riequilibrando le posizioni contrattuali alla luce della finalità sociale dell’edilizia convenzionata.

È possibile vendere un immobile in edilizia convenzionata a un prezzo superiore a quello massimo stabilito?
No, la clausola che prevede un prezzo superiore è parzialmente nulla e viene automaticamente sostituita dal prezzo massimo imposto per legge. Tuttavia, la nuova normativa, come interpretata da questa ordinanza, offre al venditore la possibilità di regolarizzare la situazione.

Il venditore che ha già ceduto l’immobile può rimuovere il vincolo del prezzo massimo di cessione?
Sì. La Corte di Cassazione conferma che la legislazione sopravvenuta (in particolare la legge n. 136 del 2018) estende la facoltà di richiedere l’affrancazione anche a chi non è più titolare di diritti reali sul bene, quindi anche al venditore originario, per sanare la vendita passata.

La nuova legge sull’affrancazione si applica anche se il vincolo di prezzo è già scaduto secondo i termini originali della convenzione?
Sì. La Corte ha chiarito che la possibilità di avviare la procedura di affrancazione da parte del precedente proprietario non è preclusa dalla scadenza del termine di durata del vincolo. Ciò che rileva è la data dell’atto di trasferimento che si intende regolarizzare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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