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Presupposti pensione: inammissibile il motivo nuovo

Un ente previdenziale ricorre in Cassazione sollevando per la prima volta la mancanza di uno dei presupposti pensione (la cessazione dell’attività lavorativa). La Corte dichiara il ricorso inammissibile per tardività, poiché il motivo non era stato eccepito nei gradi di merito, confermando il diritto del lavoratore alla pensione e ai ratei arretrati.

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Presupposti Pensione: Inammissibile il Motivo di Ricorso Sollevato per la Prima Volta in Cassazione

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un’importante questione procedurale relativa ai presupposti pensione e ai limiti del giudizio di legittimità. La vicenda riguarda il diritto a una pensione di anzianità per un lavoratore esposto all’amianto e sottolinea un principio fondamentale: non è possibile introdurre per la prima volta in Cassazione motivi di ricorso che non siano stati oggetto di dibattito nei precedenti gradi di giudizio. Questa regola garantisce la coerenza e la progressione logica del processo.

I fatti di causa

Un lavoratore, dopo aver ottenuto il riconoscimento del diritto al beneficio pensionistico per esposizione ad amianto, si era visto riconoscere dal Tribunale il diritto alla pensione di anzianità a decorrere dalla data della domanda amministrativa. La Corte d’Appello, in seguito, non solo confermava tale diritto ma accoglieva parzialmente l’appello del lavoratore, condannando l’ente previdenziale al pagamento di un cospicuo importo a titolo di ratei pensionistici arretrati, calcolati dalla data della domanda amministrativa originale. L’ente, non soddisfatto della decisione, proponeva ricorso per cassazione.

La questione sui presupposti pensione davanti alla Cassazione

L’ente previdenziale, nel suo ricorso, ha dedotto per la prima volta una presunta violazione di legge, sostenendo che al lavoratore non spettasse la pensione perché mancava uno dei presupposti pensione indefettibili: la preventiva cessazione dell’attività lavorativa. Secondo l’ente, la Corte d’Appello aveva errato nel riconoscere il diritto alla prestazione in assenza di tale requisito fondamentale. È cruciale notare che questa specifica obiezione non era mai stata sollevata né in primo grado né in appello, dove l’ente si era limitato a contestare altri aspetti della sentenza, come il vizio di ultrapetizione.

Le motivazioni della decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per tardività. I giudici hanno spiegato che il giudizio di legittimità non può essere utilizzato per introdurre questioni di fatto o motivi di diritto nuovi, che avrebbero dovuto essere discussi e accertati nei gradi di merito. L’eccezione relativa alla mancata cessazione dell’attività lavorativa costituisce un presupposto costitutivo del diritto alla pensione che l’ente avrebbe dovuto contestare fin dal primo grado. Proporla per la prima volta in Cassazione rappresenta un tentativo inaccettabile di ampliare l’oggetto del contendere in una fase processuale destinata al solo controllo di legittimità delle decisioni precedenti. La Corte ha quindi ribadito che le parti hanno l’onere di definire completamente il perimetro della controversia nei giudizi di merito, senza poter riservare nuove contestazioni per il giudizio finale.

Le conclusioni

La decisione consolida il principio della “consumazione” dei motivi di impugnazione. Le parti devono sollevare tutte le loro eccezioni e contestazioni, sia di fatto che di diritto, nelle fasi iniziali del processo. Non è ammesso un ripensamento strategico in Cassazione, introducendo questioni che avrebbero potuto e dovuto essere esaminate dai giudici di primo e secondo grado. Per il lavoratore, questa ordinanza significa la conferma definitiva del suo diritto alla pensione e ai relativi arretrati, chiudendo una lunga vicenda giudiziaria. Per gli operatori del diritto, è un monito sull’importanza di una difesa completa e tempestiva fin dalle prime battute del contenzioso.

Perché il ricorso dell’ente previdenziale è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo principale, relativo alla mancanza del presupposto della cessazione dell’attività lavorativa per ottenere la pensione, è stato sollevato per la prima volta nel giudizio di cassazione e non era mai stato discusso nei precedenti gradi di merito.

Quale nuovo argomento è stato introdotto dall’ente previdenziale in Cassazione?
L’ente ha sostenuto per la prima volta che il lavoratore non avesse diritto alla pensione di anzianità per il difetto del requisito della preventiva cessazione dell’attività lavorativa, un presupposto considerato indefettibile per l’ottenimento della prestazione.

Qual è stato l’esito finale della vicenda per il lavoratore?
L’esito è stato favorevole al lavoratore. Con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, la sentenza della Corte d’Appello è diventata definitiva, confermando il suo diritto alla pensione e al pagamento dei ratei arretrati per oltre 188.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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