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Presunzione di pari responsabilità: sì al risarcimento

Un motociclista chiede il risarcimento totale per un incidente, ma le prove non chiariscono la colpa esclusiva dell’altro conducente. La Cassazione stabilisce che la richiesta di risarcimento totale include implicitamente quella parziale. Pertanto, il giudice può applicare la presunzione di pari responsabilità e liquidare il 50% del danno, accogliendo parzialmente la domanda senza violare le norme processuali.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Presunzione di Pari Responsabilità: Risarcimento Garantito Anche Senza Prova di Colpa Esclusiva

In caso di incidente stradale, cosa succede se si chiede il risarcimento totale dei danni ma non si riesce a provare la colpa esclusiva dell’altro conducente? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: la domanda di risarcimento per intero comprende anche quella parziale. Questo significa che il giudice può applicare la presunzione di pari responsabilità e riconoscere comunque il 50% del risarcimento. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Scontro tra Moto e Auto non Assicurata

Il caso ha origine da un sinistro stradale in cui un motociclista veniva urtato da un’automobile risultata priva di copertura assicurativa. Il proprietario della moto citava in giudizio il conducente dell’auto e la compagnia assicurativa designata dal Fondo di Garanzia per le Vittime della Strada, chiedendo il risarcimento integrale dei danni subiti. A suo dire, l’automobilista non aveva rispettato la precedenza, causando l’incidente.

Inizialmente, sia il Giudice di Pace che, in seguito, il Tribunale in appello rigettavano la domanda. La motivazione principale era che non era stata raggiunta la prova certa della responsabilità esclusiva del conducente dell’auto. Anzi, era emerso che neanche il comportamento del motociclista era stato del tutto corretto.

L’Errore del Tribunale e la Presunzione di Pari Responsabilità

Il Tribunale, pur riconoscendo che i fatti non permettevano di superare la presunzione di pari responsabilità prevista dall’art. 2054 del codice civile, commetteva un errore di diritto. Sosteneva che, avendo l’attore chiesto in primo grado l’accertamento della colpa esclusiva della controparte, non poteva poi, in appello, beneficiare dell’applicazione della presunzione di colpa concorrente. Farlo, secondo il giudice di merito, avrebbe violato il “principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato” (art. 112 c.p.c.). In pratica, secondo il Tribunale, se chiedi 100 non puoi ottenere 50, ma solo 0.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del motociclista, cassando la sentenza del Tribunale e chiarendo un principio consolidato della propria giurisprudenza. La Corte ha stabilito che la domanda di risarcimento basata sulla responsabilità totale del convenuto deve intendersi come comprensiva della richiesta subordinata di un risarcimento parziale. L’accoglimento della domanda al 50% sulla base della presunzione di pari responsabilità non è una decisione su una domanda nuova, ma un accoglimento parziale della richiesta originaria.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda su un orientamento giuridico solido e risalente. Quando un danneggiato chiede il 100% del risarcimento, sta chiedendo “il massimo” possibile. Se le prove raccolte durante il processo non sono sufficienti a dimostrare la colpa esclusiva dell’altro, ma neppure a escludere un suo contributo, entra in gioco la presunzione legale dell’art. 2054 c.c.

Applicare questa presunzione significa accogliere in parte la domanda, non violare il principio processuale che lega il giudice a quanto richiesto. Il Tribunale, invece, aveva seguito un precedente isolato e dissonante (sentenza n. 18228/2013), dal quale la Corte si è espressamente discostata, ribadendo la correttezza dell’orientamento maggioritario.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre una tutela importante per chi è vittima di un incidente stradale. Le conclusioni pratiche sono chiare: chi subisce un danno può legittimamente chiedere in giudizio il risarcimento integrale, anche se non possiede prove schiaccianti. Qualora l’istruttoria non riesca a definire con certezza le responsabilità, non si rischia di perdere l’intera causa. Il giudice, infatti, ha il dovere di applicare la presunzione di pari responsabilità, garantendo al danneggiato almeno il 50% del risarcimento dovuto. La sentenza viene quindi annullata e il caso rinviato al Tribunale per una nuova decisione che applichi questo corretto principio di diritto.

Se chiedo il 100% dei danni per un incidente, il giudice può riconoscermene solo il 50%?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che se un danneggiato chiede il risarcimento totale, ma le prove non dimostrano la colpa esclusiva dell’altro, il giudice deve applicare la presunzione di pari responsabilità e può liquidare il 50% del danno. La domanda per il ‘tutto’ include quella per la ‘parte’.

Cos’è la presunzione di pari responsabilità dell’art. 2054 c.c.?
È una regola del codice civile secondo la quale, in caso di scontro tra veicoli, si presume che entrambi i conducenti siano responsabili in egual misura (50% e 50%), a meno che uno di loro non riesca a provare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno o che la colpa sia esclusivamente dell’altro.

Chiedere la colpa esclusiva impedisce al giudice di dichiarare un concorso di colpa?
No. Secondo questa ordinanza, chiedere l’accertamento della responsabilità totale di un’altra persona non impedisce al giudice di accertare una responsabilità condivisa. Anzi, è proprio in questi casi che, se le prove sono incerte, il giudice deve applicare la presunzione di pari responsabilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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