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Presunzione di onerosità: non basta la professionalità

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un professionista del settore dello spettacolo che chiedeva il pagamento per una collaborazione pluriennale con una società organizzatrice di eventi. I giudici hanno confermato le sentenze precedenti, stabilendo che non vi era prova di un contratto d’opera retribuito. La collaborazione era finalizzata ad acquisire visibilità e notorietà, vincendo così la presunzione di onerosità tipica delle prestazioni professionali. Anche la domanda di arricchimento senza causa è stata respinta per mancanza di prova del nesso causale.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Presunzione di Onerosità: Quando la Collaborazione Professionale è Gratuita?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per liberi professionisti e aziende: la presunzione di onerosità del contratto d’opera. La Suprema Corte ha stabilito che una collaborazione pluriennale, anche se altamente professionale, può essere considerata gratuita se le prove dimostrano che l’obiettivo del prestatore d’opera era acquisire visibilità e notorietà, piuttosto che ricevere un compenso economico. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Una Collaborazione Lunga Anni

Un professionista, titolare di una ditta individuale operante nel mondo dello spettacolo, ha citato in giudizio una società organizzatrice di un noto evento musicale itinerante. Il professionista sosteneva di aver collaborato per diversi anni (dal 2000 al 2003) alla realizzazione dell’evento, svolgendo attività di ripresa, regia, montaggio e produzione televisiva, trasformando l’evento da spettacolo di piazza a format televisivo. Al termine della collaborazione, non avendo ricevuto alcun compenso, ha richiesto in tribunale il pagamento di oltre 320.000 euro per le prestazioni svolte, oltre a un indennizzo per arricchimento senza causa legato alla perdita di avviamento.

La società convenuta si è difesa sostenendo di non aver mai conferito un incarico formale e che le attività del professionista erano state svolte su base amatoriale e di sua spontanea iniziativa, interrompendosi non appena era stata avanzata una richiesta economica.

Il Percorso Giudiziario: Doppio Rigetto in Appello

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno rigettato le domande del professionista. I giudici di merito hanno concluso che, nonostante la professionalità e l’impegno profuso, non era stata fornita la prova di un accordo contrattuale per un compenso.

La Corte d’Appello, in particolare, ha valorizzato diversi elementi indiziari contrari alla tesi del professionista:
* Assenza di accordo sul compenso: Per ben quattro anni, le parti non avevano mai discusso o pattuito un corrispettivo.
* Contratti con altri professionisti: Nello stesso periodo, la società aveva stipulato contratti scritti e regolarmente pagato altri collaboratori per attività simili, circostanza di cui il professionista era a conoscenza.
* Acquisto di attrezzature: Il professionista aveva acquistato a proprie spese attrezzature specifiche senza mai chiederne il rimborso.

Secondo i giudici, questi elementi indicavano che la vera motivazione del professionista non era il guadagno immediato, ma l’acquisizione di maggiore visibilità e notorietà professionale in un settore altamente competitivo.

La Presunzione di Onerosità e il Ricorso in Cassazione

Il professionista ha quindi proposto ricorso per Cassazione, basandolo su tre motivi principali. Il fulcro della sua difesa era la violazione della presunzione di onerosità che, secondo il codice civile (art. 2222 e segg.), caratterizza il contratto d’opera. Sostanzialmente, si duole del fatto che la Corte d’Appello avesse presunto la gratuità della prestazione in un contesto, quello dello spettacolo, dove la remunerazione è la regola, senza che la società convenuta avesse fornito una prova rigorosa di tale gratuità.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile e infondato, confermando in toto la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno sottolineato che la motivazione della sentenza impugnata era logica, coerente e completa. La Corte d’Appello non aveva ignorato la presunzione di onerosità, ma l’aveva ritenuta superata dalle prove concrete emerse nel processo.

I giudici di legittimità hanno ribadito che la valutazione delle prove, incluse quelle presuntive, è compito del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di Cassazione se la motivazione è priva di vizi logici. Nel caso di specie, la Corte territoriale aveva correttamente bilanciato gli elementi a favore e contro la tesi del ricorrente, giungendo alla conclusione, non illogica, che l’assenza di qualsiasi pattuizione economica per un periodo così lungo, unita ad altri indizi, dimostrava la natura gratuita della collaborazione, finalizzata a un ritorno di immagine e a una futura affermazione professionale.

Anche la domanda relativa all’arricchimento senza causa è stata respinta, poiché non era stato provato né il nesso causale tra l’attività del professionista e l’aumento di fatturato della società, né l’assenza di una giusta causa per la prestazione, individuata proprio nell’interesse personale del professionista ad accrescere la propria notorietà.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante monito per tutti i liberi professionisti, specialmente quelli che operano in settori creativi e competitivi. La presunzione di onerosità di una prestazione non è assoluta e può essere vinta in giudizio. La mancanza di un contratto scritto o di qualsiasi accordo, anche verbale, sul compenso per un lungo periodo può essere interpretata come una volontà delle parti di instaurare un rapporto a titolo gratuito, specialmente se il professionista trae un vantaggio indiretto in termini di visibilità e crescita professionale. Per evitare spiacevoli contenziosi, è sempre fondamentale formalizzare gli accordi professionali, definendo chiaramente l’oggetto della prestazione e il relativo corrispettivo fin dall’inizio della collaborazione.

Una collaborazione professionale di lunga data è sempre a pagamento?
No. Secondo la Corte, anche una collaborazione professionale e duratura può essere considerata gratuita se le circostanze dimostrano che il professionista agiva non per un compenso economico, ma per ottenere un vantaggio in termini di visibilità, esperienza e notorietà professionale.

Come si può superare la presunzione di onerosità di una prestazione?
La presunzione di onerosità può essere superata fornendo prove (anche presuntive) che dimostrino l’esistenza di un accordo per la gratuità o un interesse personale del professionista che giustifichi la prestazione senza compenso. Nel caso specifico, l’assenza di discussioni sul compenso per quattro anni è stata considerata una prova decisiva.

L’aumento di fatturato di un’azienda è sufficiente a dimostrare un arricchimento senza causa a danno di un collaboratore?
No. Per ottenere un indennizzo per arricchimento senza causa, non basta dimostrare che l’azienda ha aumentato il proprio fatturato durante il periodo di collaborazione. È necessario provare un nesso causale diretto tra la propria prestazione e l’arricchimento altrui, nonché l’assenza di una giusta causa che giustifichi lo spostamento patrimoniale, come l’interesse personale del collaboratore alla propria promozione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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