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Presunzione di demanialità: area pubblica non si usucapisce

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di due privati che rivendicavano la proprietà per usucapione di un’area adiacente a una piazza. La Corte ha confermato la presunzione di demanialità di tali aree, chiarendo che né l’uso prolungato né le autorizzazioni comunali per l’occupazione del suolo possono vincere tale presunzione o dimostrare una sdemanializzazione tacita.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Presunzione di Demanialità: L’Area Vicina alla Piazza Resta Pubblica

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 4901 del 2024, offre un importante chiarimento sulla presunzione di demanialità delle aree adiacenti a piazze e vie pubbliche. Questo principio giuridico stabilisce che tali spazi si presumono di proprietà pubblica, e chi ne rivendica la proprietà privata ha l’onere di fornire una prova rigorosa del contrario. Il caso in esame riguarda il tentativo di due cittadini di far riconoscere l’acquisto per usucapione di un’area che, secondo il Comune, faceva parte integrante di una piazza storica.

I Fatti di Causa

La controversia nasce quando due privati cittadini citano in giudizio un Comune del nord Italia, chiedendo al Tribunale di accertare il loro acquisto per usucapione di un’area scoperta situata di fronte al loro immobile. In primo grado, il Tribunale accoglie la loro domanda. Tuttavia, la Corte d’Appello ribalta la decisione, respingendo la richiesta di usucapione e riaffermando la natura pubblica dell’area. I cittadini decidono quindi di ricorrere in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello abbia erroneamente applicato le norme sulla proprietà demaniale, senza considerare elementi che, a loro avviso, provavano la natura privata del terreno.

La Presunzione di Demanialità e la Valutazione delle Prove

Il cuore della decisione della Cassazione ruota attorno al principio della presunzione di demanialità. I giudici chiariscono che, secondo una consolidata giurisprudenza, le piazze, le vie e gli spazi adiacenti aperti al pubblico si presumono appartenere al demanio comunale. Questa è una presunzione “iuris tantum”, cioè ammette una prova contraria, ma tale prova deve essere solida e inequivocabile.

La Corte d’Appello aveva motivato la sua decisione sulla base di una serie di elementi emersi durante il processo, in particolare dalla consulenza tecnica d’ufficio (CTU):
* Mappe storiche: Sia nel catasto teresiano del 1723 che in quello del Regno di Sardegna del 1867, l’area in questione era rappresentata come parte della piazza.
* Uso pubblico: Nel corso dei secoli, lo spazio era stato destinato ad “area mercatale”.
* Atti notarili: Gli atti di acquisto degli immobili dei ricorrenti non facevano alcun riferimento alla proprietà dell’area esterna contesa.
* Autorizzazioni comunali: Il Comune aveva rilasciato ai ricorrenti autorizzazioni per utilizzare lo spazio (prima come parcheggio, poi per posizionare tavoli e sedie), un comportamento che presuppone la natura pubblica del suolo e non la proprietà privata.

La Cassazione ha ritenuto infondati i motivi di ricorso, sottolineando di non poter riesaminare nel merito le prove, ma solo verificare la correttezza logico-giuridica del ragionamento del giudice d’appello, che in questo caso è stato ritenuto completo e coerente.

Sdemanializzazione Tacita: Quando è Possibile?

Un altro punto cruciale affrontato dai ricorrenti era la presunta “sdemanializzazione tacita”. Essi sostenevano che, anche se l’area fosse stata originariamente pubblica, avrebbe perso tale natura nel tempo. La Corte ha rigettato anche questa argomentazione.

le motivazioni
La Corte di Cassazione ha spiegato che la sdemanializzazione, ovvero la cessazione della destinazione pubblica di un bene, richiede di norma un atto formale della Pubblica Amministrazione. Una sdemanializzazione tacita può avvenire solo in presenza di atti “univoci, concludenti e positivi” da parte dell’ente pubblico, che siano assolutamente incompatibili con la volontà di mantenere la destinazione pubblica del bene. La semplice inerzia, la tolleranza verso l’uso da parte di privati o il mancato utilizzo pubblico per un lungo periodo non sono sufficienti. Nel caso di specie, non solo mancavano tali atti, ma le autorizzazioni all’occupazione di suolo pubblico e il relativo pagamento di un canone da parte dei ricorrenti confermavano, al contrario, la volontà del Comune di mantenere il controllo e la natura pubblica dell’area. Pertanto, la Corte ha concluso che non vi era stata alcuna sdemanializzazione, né espressa né tacita.

le conclusioni
La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la tutela della proprietà pubblica è rigorosa. Chiunque affermi di aver acquisito per usucapione un bene che appare come pertinenza di una strada o di una piazza pubblica si scontra con una forte presunzione di demanialità. Per superarla, non basta dimostrare un possesso prolungato, ma è necessario fornire una prova certa dell’originaria natura privata del bene o di un successivo e inequivocabile atto di sdemanializzazione da parte dell’ente proprietario. La decisione della Cassazione conferma che le autorizzazioni comunali all’uso privato di uno spazio pubblico, lungi dal costituire una rinuncia alla proprietà, ne rappresentano un’affermazione.

Un’area adiacente a una piazza pubblica si presume di proprietà pubblica?
Sì. Secondo la sentenza, le piazze, gli spazi e i vicoli adiacenti a strade comunali e aperti al suolo pubblico sono assistiti da una presunzione legale (iuris tantum) di demanialità. Spetta al privato che ne rivendica la proprietà fornire la prova contraria.

L’utilizzo di un’area pubblica da parte di un privato, anche con autorizzazione del Comune, può portare all’usucapione?
No. La sentenza chiarisce che l’usucapione non è possibile sui beni demaniali. Inoltre, il fatto che il Comune abbia autorizzato i privati a utilizzare l’area (per parcheggio o per posizionare tavoli e sedie) non dimostra la proprietà privata, ma al contrario conferma la natura pubblica del suolo e l’esercizio di un potere di gestione da parte dell’ente pubblico.

Come può un bene pubblico perdere la sua natura demaniale (sdemanializzazione)?
La sentenza spiega che la sdemanializzazione richiede, di regola, un provvedimento espresso della Pubblica Amministrazione. Una sdemanializzazione “tacita” è ammessa solo in presenza di atti univoci, concludenti e positivi dell’ente che siano incompatibili con la volontà di conservare la destinazione pubblica del bene. La semplice inerzia o la tolleranza verso l’uso altrui non sono sufficienti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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