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Presunzione di condominialità: la scala è bene comune

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema della proprietà delle scale in un condominio. Al centro della disputa, una scala a chiocciola che collega un ballatoio a un lastrico solare, entrambi aree comuni. I giudici hanno stabilito che, in assenza di un atto formale che ne attribuisca la proprietà esclusiva a un singolo condomino (il cosiddetto ‘titolo contrario’), la scala deve considerarsi un bene comune. La Corte ha rigettato il ricorso dei condomini che ne rivendicavano la proprietà, confermando il principio della presunzione di condominialità per le strutture funzionalmente essenziali all’uso comune dell’edificio.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Presunzione di Condominialità: La Scala che Collega Aree Comuni è Bene Comune

In materia di diritto condominiale, stabilire la proprietà delle diverse parti di un edificio è spesso fonte di complesse controversie. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la presunzione di condominialità delle strutture che, per loro natura, sono destinate all’uso comune. Il caso esaminato riguarda una scala a chiocciola, la cui proprietà era contesa tra due vicini, e offre importanti chiarimenti su come determinare se una parte dell’edificio sia comune o esclusiva.

I Fatti della Vicenda

La controversia nasce dalla richiesta di una proprietaria di un appartamento di poter accedere al lastrico solare dell’edificio per effettuare delle riparazioni urgenti, necessarie a fermare delle infiltrazioni d’acqua. L’accesso, tuttavia, era possibile solo tramite una scala a chiocciola che i suoi vicini ritenevano di loro proprietà esclusiva, ostacolandone l’utilizzo.

Il percorso giudiziario è stato lungo e articolato:
1. Il Tribunale di primo grado aveva dato ragione alla proprietaria, dichiarando la natura condominiale della scala.
2. La Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, accogliendo le ragioni dei vicini.
3. La Corte di Cassazione, in una precedente pronuncia, aveva cassato la sentenza d’appello, stabilendo il principio secondo cui una scala che collega due parti comuni (in questo caso, un ballatoio e il lastrico solare) si presume comune, e aveva rinviato il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.
4. La Corte d’Appello, in sede di rinvio, si è attenuta a tale principio e ha confermato la natura condominiale della scala.

I vicini hanno quindi presentato un nuovo ricorso in Cassazione, contestando quest’ultima decisione.

Il Principio della Presunzione di Condominialità della Scala

Il cuore della questione giuridica risiede nell’applicazione dell’articolo 1117 del Codice Civile. Questa norma elenca una serie di parti dell’edificio che, salvo diversa indicazione in un titolo, si presumono di proprietà comune. Tra queste rientrano le scale, in quanto strutture funzionalmente essenziali per l’utilizzo e il godimento delle parti comuni da parte di tutti i condomini.

La Corte di Cassazione ha sottolineato che, poiché la scala in questione insisteva su un ballatoio comune e conduceva al lastrico solare, anch’esso bene comune, essa rientrava a pieno titolo nella presunzione di condominialità. Il fatto che fosse stata materialmente costruita da uno solo degli originari proprietari non era sufficiente a renderla di sua proprietà esclusiva in assenza di un atto formale che lo specificasse.

L’Assenza di un “Titolo Contrario” e la Decisione sul Ricorso

I ricorrenti basavano la loro difesa su un vecchio atto di divisione tra i proprietari originari, sostenendo che questo costituisse il “titolo contrario” necessario a vincere la presunzione di legge. Tuttavia, la Corte ha rigettato questa argomentazione per una ragione decisiva: l’atto di divisione non menzionava affatto la scala, semplicemente perché all’epoca non era ancora stata costruita. Il silenzio di un atto su un manufatto inesistente non può, secondo i giudici, costituire una prova di proprietà esclusiva.

Di conseguenza, la Corte ha ritenuto che i giudici d’appello avessero correttamente interpretato i documenti e applicato i principi di diritto, escludendo l’esistenza di un valido titolo contrario. L’uso più intenso o persino esclusivo di un bene comune da parte di un condomino non può, infatti, trasformare la sua natura e sottrarlo al godimento degli altri.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su alcuni punti chiave. In primo luogo, il giudice di rinvio (la Corte d’Appello) era vincolato al principio di diritto stabilito dalla precedente sentenza di Cassazione e lo ha correttamente applicato. L’interpretazione dell’atto di divisione, essendo priva di vizi logici, è una valutazione di merito non sindacabile in sede di legittimità.

In secondo luogo, è stato ribadito il divieto per un singolo condomino di attrarre nella propria sfera di disponibilità esclusiva una parte del bene comune, alterandone la destinazione e impedendone l’uso agli altri, come sancito dall’art. 1102 c.c. La motivazione della sentenza impugnata è stata ritenuta sufficiente e non meramente apparente, avendo dato conto del percorso logico-giuridico seguito.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma un caposaldo del diritto condominiale: la funzione di un bene è determinante per stabilirne la natura. Una scala che serve a collegare parti comuni è, per sua essenza, un bene comune. Per rivendicarne la proprietà esclusiva, non basta averla costruita o utilizzarla più degli altri, ma è necessario un titolo di proprietà chiaro, inequivocabile e precedente alla costituzione del condominio, che ne riservi la proprietà a un singolo soggetto. In assenza di tale prova, prevale la presunzione di condominialità, a tutela del diritto di tutti i condomini di utilizzare le parti comuni dell’edificio.

Una scala costruita da un solo condomino per accedere a un’area comune è di sua proprietà esclusiva?
No. Secondo la sentenza, la circostanza che l’opera sia stata materialmente realizzata da un solo condomino non è sufficiente ad attribuirgliene la proprietà esclusiva, se la scala ha l’oggettiva attitudine a servire al godimento di tutti i condomini, come l’accesso a un lastrico solare comune.

Cosa serve per superare la presunzione di condominialità di una parte dell’edificio?
Per superare la presunzione legale di proprietà comune è necessario un ‘titolo contrario’, ovvero un atto scritto (come l’atto di acquisto o il regolamento di condominio contrattuale) da cui risulti in modo chiaro e inequivocabile la volontà delle parti di riservare la proprietà di quel bene a uno solo dei condomini.

Il silenzio di un atto di divisione su una struttura non ancora esistente può valere come prova di proprietà esclusiva?
No. La Corte ha chiarito che il silenzio di un atto di divisione riguardo a un manufatto che al tempo non esisteva (in questo caso, la scala) non può costituire un titolo contrario alla presunzione di condominialità. Un titolo, per essere valido, deve riferirsi esplicitamente al bene in questione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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