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Prestazioni sanitarie: onere della prova e interessi

Una società finanziaria ha agito in giudizio contro un’Azienda Sanitaria Locale per il mancato pagamento di prestazioni sanitarie erogate da una clinica privata. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’ASL, confermando la giurisdizione del giudice ordinario. La Corte ha stabilito che l’onere di provare il superamento dei tetti di spesa grava sull’ASL e che ai contratti per prestazioni sanitarie si applicano gli interessi di mora previsti per le transazioni commerciali dal D.Lgs. 231/2002.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prestazioni Sanitarie: Onere della Prova e Interessi di Mora secondo la Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta temi cruciali nei rapporti tra strutture sanitarie private e Aziende Sanitarie Locali (ASL), in particolare riguardo al pagamento delle prestazioni sanitarie erogate in regime di accreditamento. La decisione chiarisce importanti principi su giurisdizione, onere della prova e applicazione degli interessi di mora, offrendo spunti fondamentali per gli operatori del settore.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla richiesta di pagamento, avanzata da una società finanziaria in qualità di cessionaria dei crediti di una casa di cura privata, nei confronti di un’ASL. Il credito, di quasi 3,5 milioni di euro, derivava da prestazioni mediche e chirurgiche eseguite in regime di accreditamento provvisorio a favore di assistiti del Servizio Sanitario Nazionale (S.S.N.).

L’ASL si opponeva al decreto ingiuntivo ottenuto dalla società, sollevando diverse eccezioni. In primo luogo, contestava la giurisdizione del giudice ordinario, sostenendo che la controversia dovesse essere decisa dal giudice amministrativo. Nel merito, affermava che le prestazioni erano state eseguite in violazione dei tetti di spesa massimi previsti per l’anno di riferimento.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello rigettavano le difese dell’ASL, confermando il diritto della società creditrice al pagamento. L’ASL, insoddisfatta, proponeva quindi ricorso per Cassazione.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato e respinto tutti i sei motivi di ricorso presentati dall’ASL, confermando integralmente la decisione d’appello. Vediamo i punti salienti del ragionamento dei giudici.

La questione della Giurisdizione nelle prestazioni sanitarie

Il primo motivo di ricorso riguardava il presunto difetto di giurisdizione del giudice ordinario. La Cassazione ha ribadito un principio ormai consolidato: le controversie relative all’interpretazione ed esecuzione di un accordo contrattuale tra ASL e struttura privata, aventi un contenuto puramente patrimoniale come il pagamento dei corrispettivi, sono devolute al giudice ordinario. La materia del contendere non riguarda l’esercizio di poteri autoritativi o discrezionali da parte della pubblica amministrazione, ma l’adempimento di un’obbligazione contrattuale.

Il Principio dell’Onere della Prova sui Tetti di Spesa

Un punto centrale della controversia era l’eccezione dell’ASL relativa al superamento dei tetti di spesa da parte della casa di cura. La Corte d’Appello aveva stabilito che l’ASL non aveva fornito alcuna prova di tale superamento.

La Cassazione ha confermato questa impostazione, richiamando un proprio precedente (sentenza n. 17437/2016). Ha chiarito che il superamento del tetto di spesa costituisce un fatto impeditivo del diritto di credito dell’attore. Di conseguenza, in base alla regola generale dell’onere della prova (art. 2697 c.c.), grava sulla parte che lo eccepisce (in questo caso, l’ASL) dimostrarne l’esistenza. Poiché l’ASL non è riuscita a provare la sua affermazione, l’eccezione è stata correttamente respinta.

Giurisdizione e Interessi di Mora: Le Motivazioni

La Corte ha anche affrontato la questione degli interessi di mora. L’ASL contestava l’applicazione degli interessi previsti dal D.Lgs. n. 231/2002, relativo ai ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. Secondo l’ASL, tale normativa non sarebbe stata applicabile al caso di specie.

Anche su questo punto, la Cassazione ha dato torto all’ente pubblico, basandosi su una recente pronuncia delle Sezioni Unite (sentenza n. 35092/2023). I giudici hanno stabilito che rientrano nella nozione di transazione commerciale anche le prestazioni sanitarie erogate da strutture private accreditate in base a un contratto scritto con la Pubblica Amministrazione. Questi contratti, che prevedono l’obbligo di pagamento di un corrispettivo, generano, in caso di ritardo, il diritto al riconoscimento degli interessi moratori secondo le più favorevoli regole del D.Lgs. 231/2002.

Infine, la Corte ha sottolineato la carenza di ‘autosufficienza’ del ricorso dell’ASL su diversi punti. L’ente si era limitato a contestare l’esistenza del contratto o a riferirsi a documenti (come un presunto ‘protocollo d’intesa’) senza riprodurne il contenuto nel ricorso, impedendo così alla Corte di valutarne la fondatezza.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida principi giuridici di grande importanza pratica per i rapporti tra sanità pubblica e privata. In sintesi, la decisione afferma che:
1. Le controversie per il pagamento di prestazioni sanitarie in regime di accreditamento rientrano nella giurisdizione del giudice ordinario.
2. È l’ASL a dover provare che la struttura sanitaria ha superato i limiti di spesa concordati, non viceversa.
3. Ai ritardi nei pagamenti da parte delle ASL si applicano gli interessi di mora previsti per le transazioni commerciali (D.Lgs. 231/2002), più onerosi di quelli legali, se esiste un contratto scritto stipulato dopo l’agosto 2002.

In una causa per il pagamento di prestazioni sanitarie, su chi grava l’onere di provare il superamento dei tetti di spesa?
L’onere di provare che la struttura sanitaria ha superato i tetti di spesa grava sull’Azienda Sanitaria Locale (ASL). Il superamento del tetto è considerato un ‘fatto impeditivo’ del diritto al pagamento, e secondo l’art. 2697 del codice civile, chi eccepisce un fatto impeditivo deve provarlo.

I contratti tra ASL e strutture private per prestazioni sanitarie sono considerati ‘transazioni commerciali’ ai fini degli interessi di mora?
Sì. La Corte di Cassazione, richiamando una decisione delle Sezioni Unite, ha stabilito che le prestazioni sanitarie erogate da strutture private accreditate in base a un contratto scritto con la Pubblica Amministrazione rientrano nella nozione di ‘transazione commerciale’. Di conseguenza, in caso di ritardato pagamento da parte dell’ASL, si applicano gli interessi moratori previsti dal D.Lgs. 231/2002.

Quale giudice ha la giurisdizione sulle controversie relative al pagamento dei corrispettivi per prestazioni sanitarie in regime di accreditamento?
La giurisdizione spetta al giudice ordinario. Poiché queste controversie hanno un contenuto meramente patrimoniale (il pagamento di un corrispettivo) e non riguardano l’esercizio di poteri autoritativi da parte della pubblica amministrazione, la competenza è del tribunale civile e non di quello amministrativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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