LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Prestazioni sanitarie extra budget: nessun pagamento

Una struttura sanitaria privata ha richiesto il pagamento per prestazioni sanitarie extra budget fornite a pazienti del Servizio Sanitario Regionale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che i tetti di spesa concordati con la Pubblica Amministrazione sono vincolanti. La struttura, accettando l’accordo, non può pretendere compensi per servizi eccedenti il limite. È stata esclusa anche l’azione di arricchimento ingiustificato, poiché la PA aveva chiaramente manifestato la volontà di non sostenere costi aggiuntivi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prestazioni Sanitarie Extra Budget: la Cassazione Conferma il Divieto di Pagamento

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nella gestione della sanità pubblica: le prestazioni sanitarie extra budget erogate da strutture private accreditate non danno diritto ad alcun compenso. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale volto a tutelare l’equilibrio finanziario del Servizio Sanitario Nazionale, chiarendo i limiti invalicabili dei tetti di spesa.

I Fatti del Caso

Una casa di cura privata, operante in regime di accreditamento provvisorio, ha citato in giudizio l’Azienda Sanitaria Locale e la Regione di appartenenza per ottenere il pagamento di oltre 180.000 euro. Tale somma corrispondeva a prestazioni di day hospital riabilitativo fornite ai pazienti del Servizio Sanitario Regionale, ma eccedenti il tetto di spesa annuale concordato.

La domanda della struttura sanitaria è stata respinta sia in primo grado che in appello. I giudici di merito hanno sostenuto che il limite di spesa previsto dagli accordi con la Regione impediva il pagamento di qualsiasi prestazione extra budget. Hanno inoltre negato la richiesta subordinata di indennizzo per arricchimento ingiustificato, affermando che l’accettazione preventiva del tetto di spesa da parte della struttura escludeva un suo depauperamento ingiusto.

Contro la sentenza d’appello, la casa di cura ha proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con una decisione netta, ha rigettato il ricorso, confermando le sentenze precedenti e fornendo chiarimenti cruciali sulla natura dei tetti di spesa e sulla loro inderogabilità.

Validità e Legittimità delle Prestazioni Sanitarie Extra Budget

Il primo punto affrontato dalla Corte riguarda la legittimità dei tetti di spesa. I giudici hanno affermato che la programmazione sanitaria e la definizione dei limiti di spesa sono espressione di una scelta discrezionale della Pubblica Amministrazione. Tale scelta è finalizzata a contemperare il diritto alla salute con la necessità di gestire in modo sostenibile le risorse pubbliche disponibili.

La struttura privata accreditata, nel momento in cui stipula un accordo con il sistema sanitario, ha la piena facoltà di accettare o rifiutare le condizioni proposte, incluso il tetto di spesa. Una volta accettato, tale limite diventa un elemento vincolante del rapporto. La sua funzione è proprio quella di garantire la pianificazione finanziaria e l’equilibrio del sistema. Pertanto, qualsiasi prestazione erogata oltre tale soglia non può essere remunerata.

L’Esclusione dell’Arricchimento Ingiustificato

La Corte ha anche escluso categoricamente la possibilità di ricorrere all’azione di arricchimento ingiustificato (art. 2041 c.c.). I giudici hanno chiarito che, affinché tale azione sia esperibile nei confronti della Pubblica Amministrazione, l’arricchimento deve essere avvenuto contro la volontà dell’ente o senza che questo ne fosse a conoscenza.

Nel caso di specie, la fissazione di un tetto di spesa costituisce una chiara e inequivocabile manifestazione di volontà da parte dell’ente pubblico di non voler sostenere costi superiori a quelli concordati. Di conseguenza, l’erogazione di prestazioni sanitarie extra budget da parte della clinica si configura come un’attività che impone un beneficio non richiesto e non voluto dalla PA. Questo carattere “imposto” dell’arricchimento ne preclude l’indennizzabilità.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di preservare la discrezionalità amministrativa nella gestione delle risorse pubbliche sanitarie. Il bilanciamento tra la tutela della salute (diritto costituzionale, ma condizionato dalle risorse disponibili) e la sostenibilità economica del sistema è un compito che spetta al legislatore e alla Pubblica Amministrazione. I tetti di spesa sono lo strumento principale per attuare questo bilanciamento.

Consentire il pagamento di prestazioni eccedenti i limiti concordati significherebbe vanificare ogni sforzo di programmazione finanziaria, creando un onere imprevedibile e insostenibile per le finanze pubbliche. Il privato che sceglie di operare in convenzione con il sistema pubblico accetta le regole del gioco, che includono la libertà di non erogare prestazioni una volta raggiunto il budget, senza che ciò comporti alcuna responsabilità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un principio cardine: gli accordi tra strutture sanitarie private e sistema pubblico si basano su un patto di fiducia e responsabilità reciproca. Le strutture private sono libere di accettare o meno i tetti di spesa, ma una volta accettati, questi diventano un limite non superabile per la remunerazione. La decisione della Cassazione serve da monito, chiarendo che non esistono scorciatoie legali, né contrattuali né basate sull’arricchimento ingiustificato, per ottenere il pagamento delle prestazioni sanitarie extra budget.

Una struttura sanitaria privata accreditata ha diritto al pagamento per le prestazioni sanitarie extra budget?
No, la Corte ha stabilito che le prestazioni erogate oltre il tetto di spesa concordato non devono essere pagate, poiché il limite è un elemento essenziale e vincolante dell’accordo stipulato con il sistema sanitario pubblico.

Perché non si può richiedere l’indennizzo per arricchimento ingiustificato in questi casi?
Perché l’arricchimento della Pubblica Amministrazione non è ‘involontario’. Avendo fissato un tetto di spesa, l’ente pubblico ha chiaramente manifestato la sua volontà di non pagare per prestazioni eccedenti, rendendo l’arricchimento ‘imposto’ dalla struttura privata e quindi non indennizzabile.

Il tetto di spesa imposto dalla Pubblica Amministrazione può essere contestato davanti al giudice ordinario?
No. La determinazione dei tetti di spesa è un atto espressione della discrezionalità della Pubblica Amministrazione nella gestione delle risorse pubbliche. La sua legittimità può essere contestata solo davanti al giudice amministrativo per specifici vizi (es. irragionevolezza), ma non può essere disapplicato dal giudice ordinario in una causa per il pagamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati