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Prestazioni extra budget: perché l’ASL non paga

Una struttura sanitaria privata ha richiesto il pagamento per prestazioni extra budget fornite a pazienti del servizio pubblico. La Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta, stabilendo che il rispetto dei tetti di spesa è un vincolo inderogabile per la finanza pubblica. Le strutture private non sono obbligate a erogare prestazioni oltre il budget e, se lo fanno, non possono pretenderne il pagamento dall’Azienda Sanitaria, ma devono rivolgersi direttamente al paziente che ha beneficiato della prestazione.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prestazioni Extra Budget: La Cassazione Conferma il “No” al Pagamento

Il rapporto tra strutture sanitarie private accreditate e il Servizio Sanitario Nazionale è spesso al centro di complesse vicende giudiziarie. Una delle questioni più dibattute riguarda il pagamento delle prestazioni extra budget, ovvero quelle erogate oltre il tetto di spesa concordato. Con la recente Ordinanza n. 8014/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il rispetto dei limiti di spesa è un vincolo invalicabile, e le strutture che superano tale soglia non possono pretendere il pagamento dall’Azienda Sanitaria.

Il Caso: Una Richiesta di Rimborso Bloccata in Appello

Una società, gestore di una struttura sanitaria, aveva ottenuto un decreto ingiuntivo per circa 10.000 euro contro un’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) a titolo di rimborso per prestazioni erogate a utenti del Servizio Sanitario Nazionale. Sebbene il Tribunale di primo grado avesse dato ragione alla struttura, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, revocando il decreto. Secondo i giudici di secondo grado, la domanda di pagamento per servizi resi in regime convenzionale ma eccedenti il budget non poteva essere accolta. La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Controversia sulle Prestazioni Extra Budget e la Competenza

Il ricorso della struttura sanitaria si basava principalmente su tre motivi. Il primo contestava l’errata applicazione delle norme che regolano la fissazione dei tetti di spesa. Secondo la ricorrente, l’ASP aveva illegittimamente applicato il budget dell’anno precedente basandosi su una semplice nota del Direttore Generale, un soggetto privo del potere autoritativo necessario, che invece spetta esclusivamente all’Amministrazione regionale. Di conseguenza, in assenza di un tetto di spesa validamente fissato per l’anno in questione, tutte le prestazioni erogate avrebbero dovuto essere rimborsate.
Gli altri motivi riguardavano il travisamento della prova, sostenendo che la nota dell’ASP fosse una mera comunicazione e non un accordo vincolante, e l’inopponibilità di un eventuale accordo sindacale alla struttura stessa.

Le Motivazioni: Perché il Pagamento per le Prestazioni Extra Budget è Negato

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, definendo infondato il motivo principale e assorbiti gli altri. Le motivazioni della Corte si fondano su un principio cardine del diritto sanitario pubblico: la sostenibilità finanziaria del sistema. La giurisprudenza, sia amministrativa che di legittimità, è costante nell’affermare che l’osservanza del tetto di spesa è un vincolo ineludibile. Questo limite rappresenta la misura massima delle prestazioni che il Servizio Sanitario Nazionale può acquistare da ciascun erogatore privato.

Il Vincolo delle Risorse Pubbliche

La Corte ha sottolineato che, in un contesto di risorse scarse, la programmazione e la pianificazione dei limiti di spesa sono essenziali per garantire l’equilibrio di bilancio. Questo interesse pubblico al contenimento della spesa prevale sulle aspettative economiche degli operatori privati. Pertanto, la pretesa creditoria di una struttura sanitaria per le prestazioni extra budget è considerata inesigibile. La mancanza di fondi disponibili agisce come un factum principis, una causa di forza maggiore non imputabile all’ASP, che giustifica il mancato pagamento.

L’Onere della Prova e la Libertà della Struttura Privata

Un altro punto cruciale della decisione riguarda la libertà contrattuale della struttura accreditata. A differenza delle strutture pubbliche, quelle private non hanno l’obbligo di erogare prestazioni oltre il budget concordato. Se decidono di farlo, lo fanno a proprio rischio, e non possono scaricare i costi sulla collettività. Spetta alla struttura stessa, inoltre, l’onere di provare l’esistenza di risorse disponibili per la remunerazione delle prestazioni aggiuntive, una prova di fatto quasi impossibile da fornire.
La Corte ha chiarito che, anche se l’ASP non avesse fissato formalmente un tetto di spesa per l’anno di riferimento, il principio generale del divieto di remunerazione delle prestazioni eccedenti il budget avrebbe comunque impedito l’accoglimento della domanda.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza della Cassazione consolida un orientamento ormai granitico, offrendo importanti conclusioni pratiche:
1. Prevalenza del Budget: I tetti di spesa sono un elemento costitutivo del diritto al rimborso. Senza capienza nel budget, non sorge alcun credito esigibile verso l’ente pubblico.
2. Responsabilità dell’Erogatore: Le strutture private accreditate devono monitorare attentamente il budget e sono libere di rifiutare prestazioni una volta raggiunto il limite. Se erogano prestazioni extra budget, devono richiederne il pagamento direttamente ai pazienti beneficiari.
3. Irrilevanza delle Irregolarità Formali: Anche in presenza di eventuali vizi nella procedura di fissazione del budget da parte dell’ASP, il principio superiore della sostenibilità finanziaria e del rispetto dei vincoli di spesa pubblica impedisce il pagamento delle prestazioni eccedenti.

Una struttura sanitaria accreditata ha diritto al pagamento da parte dell’Azienda Sanitaria per le prestazioni erogate oltre il budget stabilito?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il rispetto del tetto di spesa è un vincolo ineludibile. Le prestazioni erogate oltre tale limite (extra budget) non generano un credito esigibile nei confronti del Servizio Sanitario Nazionale.

Chi ha la competenza di fissare i tetti di spesa per le prestazioni sanitarie?
La competenza a fissare il tetto delle spese sanitarie spetta esclusivamente all’Amministrazione regionale, attraverso un meccanismo che prevede una fase autoritativa di determinazione generale e una successiva fase negoziale con le singole strutture.

Se una struttura privata fornisce prestazioni extra budget, da chi può pretendere il pagamento?
La struttura privata non è obbligata a fornire prestazioni oltre il budget. Se decide di farlo, deve riscuotere il corrispettivo direttamente dal soggetto che ne beneficia, ovvero il paziente, e non dall’Azienda Sanitaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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