LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Prestazioni extra budget: onere della prova e limiti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25514/2024, ha stabilito che l’onere della prova per il pagamento di prestazioni extra budget fornite da una struttura sanitaria accreditata spetta alla struttura stessa. Quest’ultima deve dimostrare la disponibilità di fondi, poiché il superamento del tetto di spesa costituisce un limite invalicabile per l’Azienda Sanitaria Locale. La Corte ha inoltre escluso l’applicabilità dell’azione di arricchimento senza causa, considerando il limite di spesa come un’implicita negazione del consenso a prestazioni ulteriori.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prestazioni Extra Budget: Chi Paga il Conto? La Cassazione Chiarisce l’Onere della Prova

Il rapporto tra strutture sanitarie private accreditate e il Servizio Sanitario Nazionale è spesso complesso, soprattutto quando si parla di pagamenti. Una delle questioni più dibattute riguarda le prestazioni extra budget, ovvero quei servizi erogati oltre il tetto di spesa annuale concordato. Chi deve farsi carico di questi costi? Con la recente ordinanza n. 25514 del 2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, ponendo l’accento sull’onere della prova.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Pagamento Oltre il Limite

Una struttura sanitaria in fallimento, insieme a una società di factoring, aveva citato in giudizio un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) per ottenere il pagamento di fatture relative a prestazioni sanitarie erogate in tre anni consecutivi. L’ASL si era opposta alla richiesta, sostenendo che la struttura avesse superato il budget di spesa annuale assegnato.
I tribunali di primo e secondo grado avevano dato ragione all’ASL, rigettando sia la domanda di pagamento sia la richiesta subordinata di indennizzo per arricchimento senza causa. La questione è quindi approdata in Corte di Cassazione, con la struttura sanitaria che contestava la decisione, sostenendo, tra le altre cose, che l’ASL non avesse adeguatamente provato che lo sforamento del budget regionale fosse specificamente imputabile a lei piuttosto che ad altre aziende sanitarie della regione.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle prestazioni extra budget

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della struttura sanitaria, confermando le decisioni dei gradi precedenti. I giudici hanno chiarito due principi cardine in materia di prestazioni extra budget.

La Questione del Budget Regionale e l’Onere della Prova

Il punto centrale della difesa della struttura sanitaria era che, essendo il tetto di spesa gestito a livello regionale, l’ASL convenuta avrebbe dovuto dimostrare in che misura lo sforamento fosse a lei attribuibile. La Cassazione ha ribaltato questa prospettiva. Ha stabilito che l’onere di provare la disponibilità di fondi per remunerare le prestazioni eseguite extra budget spetta alla struttura sanitaria che chiede il pagamento.
In altre parole, non è l’ASL a dover dimostrare l’esaurimento dei fondi, ma è la struttura creditrice a dover provare che esistono ancora risorse disponibili per coprire le sue prestazioni. L’osservanza del tetto di spesa è un vincolo inderogabile per la Pubblica Amministrazione.

Il Rigetto dell’Azione di Arricchimento Senza Causa

La Corte ha anche confermato l’impossibilità di ricorrere all’azione di arricchimento senza causa (art. 2041 c.c.). I giudici hanno spiegato che nel momento in cui l’ASL comunica alla struttura accreditata il limite di spesa, manifesta implicitamente la sua contrarietà a sostenere costi superiori. Pertanto, l’eventuale arricchimento che la Pubblica Amministrazione consegue dall’esecuzione di prestazioni extra budget assume un carattere “imposto”, che preclude l’azione di indennizzo. La struttura, essendo a conoscenza del limite, agisce a proprio rischio superandolo.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il principio fondamentale è che il tetto di spesa rappresenta un limite invalicabile per l’ente pubblico, posto a garanzia dell’equilibrio finanziario del sistema sanitario. Consentire pagamenti indiscriminati per prestazioni extra budget significherebbe vanificare la programmazione sanitaria e il controllo della spesa pubblica.
La Corte ha ritenuto irrilevante la questione della ripartizione dello sforamento tra le diverse ASL regionali, poiché il dato oggettivo e decisivo era il superamento del tetto di spesa complessivo. Di fronte a questo dato, la domanda di pagamento non poteva essere accolta.
L’inversione dell’onere della prova risponde a una logica di responsabilità: la struttura accreditata, in quanto operatore economico, deve agire con diligenza e monitorare il rispetto dei limiti contrattuali, non potendo scaricare sulla collettività le conseguenze di un’erogazione di servizi superiore a quanto pattuito e finanziariamente coperto.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale per gli operatori del settore sanitario: il tetto di spesa non è un mero indicatore, ma un limite giuridicamente vincolante. Le strutture sanitarie accreditate che erogano prestazioni extra budget lo fanno a proprio rischio e non possono pretendere il pagamento se non sono in grado di dimostrare l’esistenza di fondi residui disponibili. La decisione rafforza gli strumenti di controllo della spesa pubblica e chiarisce definitivamente che la responsabilità di operare entro i limiti di budget ricade primariamente sul fornitore del servizio.

A chi spetta dimostrare la disponibilità di fondi per le prestazioni extra budget erogate da una struttura sanitaria accreditata?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere della prova spetta alla struttura sanitaria stessa. È la struttura che richiede il pagamento a dover dimostrare l’esistenza di risorse disponibili per la remunerazione delle prestazioni eseguite oltre il tetto di spesa.

È possibile agire per arricchimento senza causa contro la Pubblica Amministrazione per prestazioni sanitarie extra budget?
No. La Corte ha stabilito che l’azione di ingiustificato arricchimento è preclusa. La comunicazione del limite di spesa da parte dell’ASL equivale a una manifestazione implicita di contrarietà a sostenere costi superiori, rendendo l’arricchimento “imposto” e non indennizzabile.

Se il budget sanitario è gestito a livello regionale, la struttura sanitaria deve provare a quale specifica ASL è imputabile lo sforamento?
No, la Corte ha ritenuto irrilevante questa questione. Il fatto decisivo è il superamento del tetto di spesa complessivo. Una volta accertato questo, la richiesta di pagamento per le prestazioni extra budget viene rigettata, indipendentemente dalla ripartizione della responsabilità dello sforamento tra le varie ASL.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati