LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Prescrizione risoluzione contratto: da quando decorre?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14019/2025, chiarisce un punto fondamentale sulla prescrizione della risoluzione del contratto di investimento. Dei risparmiatori avevano acquistato obbligazioni estere ad alto rischio, ma la banca intermediaria non aveva adempiuto ai propri obblighi informativi. La Suprema Corte ha stabilito che il termine di prescrizione decennale per l’azione di risoluzione decorre dal momento dell’esecuzione dell’ordine di acquisto, ovvero dal momento dell’inadempimento, e non dalla successiva data di default dei titoli. Questa pronuncia distingue nettamente l’azione di risoluzione da quella di risarcimento del danno, per la quale la prescrizione decorre dalla percezione del pregiudizio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Risoluzione Contratto: La Cassazione fissa il Dies a Quo

Quando si parla di investimenti finanziari, la tutela del risparmiatore passa anche attraverso la chiarezza delle regole procedurali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 14019 del 2025, interviene su un tema cruciale: la prescrizione della risoluzione del contratto per inadempimento dell’intermediario. La Corte ha stabilito un principio fondamentale per calcolare il momento esatto da cui far partire il termine decennale, distinguendo nettamente l’azione di risoluzione da quella di risarcimento del danno. Vediamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine nel lontano 2000, quando due risparmiatori acquistano, tramite un noto istituto di credito, obbligazioni di uno stato estero per un valore nominale di 20.000 euro. Anni dopo, a seguito del default di tali titoli, gli investitori citano in giudizio la banca, lamentando la violazione degli obblighi informativi previsti dal Testo Unico della Finanza (T.U.F.). A loro dire, l’istituto non li aveva adeguatamente informati sull’altissimo profilo di rischio dell’operazione, inducendoli a un acquisto non in linea con il loro profilo di investitori prudenti.

Il Tribunale di primo grado rigetta le domande degli attori. La Corte di Appello, invece, ribalta la decisione: accoglie l’appello, dichiara risolto l’ordine di acquisto per grave inadempimento della banca e la condanna a restituire le somme investite, al netto delle cedole incassate. Sull’eccezione di prescrizione sollevata dalla banca, la Corte d’Appello ritiene che il termine decennale sia iniziato a decorrere solo dal dicembre 2001, data del default dei titoli, momento in cui il danno si sarebbe manifestato.

La Decisione della Corte: la Prescrizione della Risoluzione del Contratto

L’istituto di credito ricorre in Cassazione, e la Suprema Corte accoglie il motivo di ricorso relativo alla prescrizione. La questione centrale è: qual è il dies a quo, cioè il giorno da cui inizia a decorrere il termine di prescrizione decennale per l’azione di risoluzione del contratto?

La Cassazione enuncia un principio di diritto netto e distinto:

> «In tema di intermediazione finanziaria, il termine prescrizionale decennale per l’esercizio, da parte del cliente/investitore e nei confronti dell’intermediario, dell’azione volta ad ottenere la risoluzione del contratto recante l’ordine di investimento […] inizia a decorrere dalla data di avvenuta esecuzione dell’ordine predetto, questo essendo il momento in cui si verifica l’inadempimento agli obblighi suddetti e dal quale, dunque, il diritto alla risoluzione può esser fatto valere».

In altre parole, il diritto a chiedere la risoluzione sorge nel momento stesso in cui l’intermediario viola i suoi doveri, ovvero quando dà esecuzione all’ordine senza aver fornito le adeguate informazioni. È da quella data, e non da eventi successivi come il manifestarsi del danno, che l’investitore può agire in giudizio.

La Differenza con l’Azione di Risarcimento del Danno

La Corte sottolinea una distinzione fondamentale tra due tipi di azioni legali a disposizione dell’investitore:

1. Azione di risoluzione del contratto (art. 1453 c.c.): Mira a sciogliere il vincolo contrattuale a causa di un inadempimento di non scarsa importanza. Il diritto a esercitarla sorge con l’inadempimento stesso.
2. Azione di risarcimento del danno: Mira a ottenere un indennizzo per il pregiudizio economico subito. Il diritto a esercitarla sorge solo quando il danno si è effettivamente verificato ed è diventato oggettivamente percepibile.

Nel caso del risarcimento, è corretto far decorrere la prescrizione dal momento del default o da quando la perdita economica diventa palese. Ma per la prescrizione della risoluzione del contratto, l’unico momento che conta è quello della violazione contrattuale. La successiva consapevolezza dell’investitore riguardo alla violazione è un impedimento di mero fatto, irrilevante ai fini del decorso della prescrizione, che è impedito solo da ostacoli di natura giuridica.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Le motivazioni della Corte si fondano sull’interpretazione rigorosa dell’articolo 2935 del codice civile, secondo cui “la prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere”. Nel caso della risoluzione per inadempimento, il diritto può essere fatto valere non appena l’inadempimento si consuma. L’inadempimento della banca, consistente nella violazione degli obblighi informativi, si è perfezionato nel momento in cui ha eseguito l’ordine di acquisto (maggio 2000).

La Corte chiarisce che il modus operandi della prescrizione è diverso per le due azioni (risoluzione e risarcimento) perché diversi sono i loro presupposti. Per agire per la risoluzione, è sufficiente un inadempimento grave; per agire per il risarcimento, è necessario che si sia prodotto un danno. Se il danno non si è ancora verificato, il diritto al risarcimento non può essere fatto valere, e la prescrizione non corre (contra non valentem agere non currit praescriptio). Al contrario, il diritto alla risoluzione può essere esercitato immediatamente dopo l’inadempimento, a prescindere dal fatto che l’investimento stia generando profitti o perdite.

Conclusioni

La sentenza n. 14019/2025 della Corte di Cassazione rappresenta un monito importante per gli investitori. Stabilisce che chi intende agire per la risoluzione di un ordine di investimento a causa di carenze informative deve farlo entro dieci anni dall’esecuzione dell’ordine stesso. Attendere che l’investimento si riveli dannoso potrebbe significare trovarsi con il proprio diritto ormai prescritto. Questa decisione rafforza la certezza dei rapporti giuridici, imponendo al risparmiatore una vigilanza tempestiva sui propri diritti contrattuali, senza poter attendere l’esito finale dell’operazione finanziaria. La Corte ha quindi cassato la sentenza d’appello e rinviato la causa a una diversa sezione della stessa Corte per un nuovo esame che tenga conto del principio di diritto stabilito.

Da quale momento inizia a decorrere la prescrizione per l’azione di risoluzione di un contratto di investimento per inadempimento informativo?
La prescrizione decennale inizia a decorrere dalla data di avvenuta esecuzione dell’ordine di investimento, poiché quello è il momento in cui si consuma l’inadempimento dell’intermediario e il diritto alla risoluzione può essere fatto valere.

C’è differenza tra il termine di prescrizione per un’azione di risoluzione e una di risarcimento del danno?
Sì, la differenza è sostanziale. Per l’azione di risoluzione, la prescrizione decorre dal momento dell’inadempimento contrattuale. Per l’azione di risarcimento del danno, invece, la prescrizione inizia a decorrere solo da quando il pregiudizio patrimoniale si manifesta in concreto e diventa oggettivamente percepibile per l’investitore, ad esempio con il default dei titoli.

La successiva scoperta dell’inadempimento da parte dell’investitore sposta l’inizio della prescrizione?
No. Secondo la sentenza, la consapevolezza successivamente acquisita dall’investitore riguardo alla violazione degli obblighi informativi è un impedimento di mero fatto e non influisce sul decorso della prescrizione, la quale può essere interrotta solo da impedimenti di natura giuridica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati