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Prescrizione risarcimento medici: la Cassazione conferma

Un gruppo di medici ha citato in giudizio lo Stato per ottenere un risarcimento a causa della tardiva attuazione delle direttive UE sulla retribuzione durante la specializzazione. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei tribunali inferiori, stabilendo che il diritto al risarcimento era estinto. La Corte ha affermato che il termine di prescrizione decennale per la prescrizione del risarcimento dei medici è iniziato il 27 ottobre 1999, data di entrata in vigore della Legge 370/1999.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Risarcimento Medici: La Cassazione Conferma il Termine Decennale dal 1999

La questione del risarcimento per i medici specializzandi che non hanno ricevuto un’adeguata remunerazione a causa della tardiva attuazione delle direttive europee è una saga legale che dura da decenni. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha messo un punto fermo, ribadendo un principio ormai consolidato in materia di prescrizione risarcimento medici. La decisione conferma che il diritto si estingue se non esercitato entro dieci anni da una data ben precisa: il 27 ottobre 1999.

Il Contesto: Medici Specializzandi e Direttive Europee Inattuate

Il caso trae origine dalle richieste di risarcimento avanzate da numerosi medici che hanno frequentato corsi di specializzazione tra il 1979 e il 1994. Essi lamentavano il mancato riconoscimento di un compenso adeguato, previsto da direttive comunitarie (in particolare, le direttive 75/362/CEE e 82/76/CEE) che l’Italia aveva recepito in ritardo e in modo incompleto. Dopo aver visto le loro domande respinte in primo e secondo grado per intervenuta prescrizione, i medici hanno presentato ricorso in Cassazione, sperando di ribaltare l’esito del giudizio.

La Questione della Prescrizione Risarcimento Medici: Qual è il ‘Dies a Quo’?

Il fulcro della controversia legale era l’individuazione del dies a quo, ovvero il giorno a partire dal quale inizia a decorrere il termine di prescrizione decennale. I ricorrenti sostenevano che tale termine non potesse iniziare a correre finché non vi fosse stata piena certezza giuridica sul rimedio esperibile, sul soggetto responsabile e sulla giurisdizione competente. A loro avviso, questa certezza si sarebbe consolidata solo in anni recenti, ben dopo il 1999. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva seguito l’orientamento consolidato della Cassazione, individuando il dies a quo nella data di entrata in vigore della Legge n. 370 del 19 ottobre 1999.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, confermando in toto la linea interpretativa seguita nei gradi di merito. La decisione si fonda sul principio, stabilito dall’articolo 360-bis, n. 1, del codice di procedura civile, secondo cui il ricorso è inammissibile se la decisione impugnata ha risolto le questioni di diritto in modo conforme alla giurisprudenza della Corte stessa e non vengono offerti elementi per mutare tale orientamento.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si ancorano saldamente a un indirizzo giurisprudenziale inaugurato nel 2011 (con la sentenza n. 10813) e mai smentito. Secondo la Cassazione, la Legge n. 370/1999, pur riconoscendo una borsa di studio solo a specifici medici che avevano ottenuto sentenze favorevoli, ha avuto l’effetto di ‘cristallizzare’ l’inadempimento parziale dello Stato. Da quel momento, il 27 ottobre 1999, la lesione del diritto dei medici esclusi è diventata definitiva e pienamente percepibile. Di conseguenza, da quella data essi avevano la concreta possibilità di agire per il risarcimento del danno, e da lì è iniziato a decorrere il termine di prescrizione decennale.

La Corte ha smontato le argomentazioni dei ricorrenti relative all’incertezza del quadro giuridico, chiarendo che:

1. Incertezza sulla giurisdizione: Eventuali dubbi sul giudice competente (ordinario o amministrativo) non impediscono il decorso della prescrizione, poiché l’interruzione può avvenire anche con un atto stragiudiziale e gli errori procedurali sono sanabili.
2. Identificazione del responsabile: Era pacifico che il soggetto responsabile dell’inadempimento fosse lo Stato italiano, nella persona della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
3. Natura dell’azione: La qualificazione dell’azione come contrattuale o extracontrattuale non influiva sulla decorrenza del termine.

In sostanza, dal 27 ottobre 1999, non esisteva alcun impedimento giuridico che precludesse ai medici di far valere i propri diritti. La Corte ha ritenuto che i ricorsi non offrissero argomenti validi per un ripensamento di questo orientamento, ormai granitico.

le conclusioni

L’ordinanza della Cassazione chiude la porta a ulteriori contestazioni sulla decorrenza della prescrizione per il risarcimento dei medici specializzandi ante-1994. La decisione ha importanti implicazioni pratiche: tutti coloro che non hanno interrotto la prescrizione entro dieci anni dal 27 ottobre 1999 (quindi entro il 27 ottobre 2009) hanno perso definitivamente il diritto a ottenere il risarcimento. La Corte, dichiarando i ricorsi inammissibili, ha anche condannato i ricorrenti al pagamento delle spese legali e a un ulteriore risarcimento per lite temeraria, data la consolidata giurisprudenza in materia. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di agire tempestivamente per la tutela dei propri diritti, una volta che la lesione diventa giuridicamente riconoscibile.

Da quale data inizia a decorrere la prescrizione per il risarcimento del danno richiesto dai medici specializzandi per la mancata attuazione delle direttive UE?
La prescrizione decennale inizia a decorrere dal 27 ottobre 1999, data di entrata in vigore della Legge n. 370/1999, che ha reso definitivo l’inadempimento parziale dello Stato e quindi azionabile il diritto al risarcimento.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto che l’incertezza sulla giurisdizione o sulla natura dell’azione non impedisse il decorso della prescrizione?
Poiché tali incertezze non costituivano un impedimento legale all’esercizio del diritto. La richiesta di risarcimento poteva essere avanzata con un atto stragiudiziale, il soggetto responsabile (lo Stato) era chiaramente identificabile e gli eventuali errori sulla scelta del giudice competente erano proceduralmente sanabili.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione sui ricorsi presentati?
La Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili. Ha stabilito che la sentenza della Corte d’Appello era conforme alla giurisprudenza consolidata della Cassazione stessa e che i ricorrenti non avevano fornito argomenti validi per giustificare un cambiamento di tale orientamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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