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Prescrizione risarcimento medici: Cassazione conferma

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30144/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un gruppo di medici che chiedevano un risarcimento per la mancata remunerazione durante la specializzazione, a causa della tardiva attuazione di direttive comunitarie. La Corte ha confermato il proprio orientamento consolidato sulla prescrizione del diritto, fissata in dieci anni con decorrenza dal 27 ottobre 1999. Data la palese infondatezza del ricorso, basato su questioni già decise innumerevoli volte, i ricorrenti sono stati condannati anche per lite temeraria. La questione sulla prescrizione del risarcimento medici è quindi definitivamente chiusa.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Risarcimento Medici: la Cassazione Chiude il Caso

L’ordinanza n. 30144 del 2025 della Corte di Cassazione mette un punto fermo sulla lunga vicenda relativa alla prescrizione del risarcimento per i medici specializzandi non remunerati. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso, confermando un orientamento ormai consolidato da oltre un decennio e condannando i ricorrenti per lite temeraria. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un gruppo di medici, che avevano frequentato le scuole di specializzazione tra il 1979 e il 1989, aveva citato in giudizio la Presidenza del Consiglio dei Ministri e altri ministeri competenti. La loro richiesta era semplice: ottenere un risarcimento per non aver ricevuto alcuna remunerazione durante gli anni di specializzazione. Questa richiesta si basava sul fatto che lo Stato italiano aveva recepito in ritardo alcune direttive comunitarie (75/362/CEE, 75/363/CEE e 82/76/CEE) che imponevano agli Stati membri di garantire un’adeguata retribuzione agli specializzandi.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano rigettato la domanda, accogliendo l’eccezione di prescrizione sollevata dalle Amministrazioni statali. I medici hanno quindi deciso di presentare ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente inammissibile. La decisione si fonda sull’applicazione dell’art. 360 bis c.p.c., che consente una definizione rapida dei ricorsi quando la questione è già stata decisa innumerevoli volte dalla Corte stessa in senso sfavorevole al ricorrente.

I giudici hanno ribadito che il diritto al risarcimento era ormai estinto per prescrizione e hanno condannato i ricorrenti non solo al pagamento delle spese legali, ma anche a un’ulteriore somma a titolo di risarcimento per lite temeraria, ai sensi dell’art. 96, comma terzo, del codice di procedura civile.

Le Motivazioni: Prescrizione Risarcimento Medici e Consolidato Orientamento

Il cuore della decisione risiede nell’analisi della prescrizione del risarcimento per i medici. La Corte di Cassazione ha richiamato il suo orientamento, ormai granitico, secondo cui:

1. Termine di Prescrizione: Il diritto al risarcimento del danno per la tardiva attuazione delle direttive comunitarie si prescrive nel termine ordinario di dieci anni.
2. Data di Decorrenza (Dies a quo): Il termine decennale non decorre dal momento in cui il medico ha concluso la specializzazione, bensì dalla data di entrata in vigore della Legge n. 370 del 19 ottobre 1999. Questa legge, pur riconoscendo un diritto a una borsa di studio, lo limitava a coloro che avevano già ottenuto una sentenza favorevole passata in giudicato. Secondo la Corte, è da questo momento che tutti gli altri medici hanno avuto la percezione chiara e definitiva del danno subito, potendo quindi agire per il risarcimento.

Di conseguenza, il termine decennale per agire è scaduto il 27 ottobre 2009. Poiché le azioni legali in questione sono state avviate molto tempo dopo, il diritto era irrimediabilmente prescritto. La Corte ha definito irrilevanti tutti gli argomenti contrari proposti dai ricorrenti, inclusi i tentativi di rimettere la questione alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, citando oltre duecento precedenti conformi.

La Condanna per Lite Temeraria

La Corte ha usato parole dure nei confronti dei ricorrenti e del loro difensore. Ha stabilito che proporre un ricorso nel 2022 su una questione su cui la Cassazione si pronunciava nello stesso modo da ben 11 anni costituisce un’ipotesi di colpa grave, se non di mala fede. Il difensore, peraltro, era già risultato soccombente in decine di casi identici. Questa insistenza nel promuovere un’azione legale palesemente infondata ha portato alla condanna per lite temeraria, con un risarcimento liquidato in via equitativa in misura pari alla metà delle spese di soccombenza.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame ha importanti implicazioni. In primo luogo, ribadisce in modo definitivo che qualsiasi azione legale per il risarcimento danni da parte dei medici specializzatisi prima del 1991 e che non hanno agito entro ottobre 2009 è destinata al fallimento per intervenuta prescrizione. In secondo luogo, lancia un monito severo contro l’abuso del processo: insistere in azioni legali su questioni già ampiamente e uniformemente decise dalla giurisprudenza non solo non porta a risultati, ma espone a pesanti condanne per lite temeraria, con un aggravio significativo di costi. Per i professionisti del diritto e per i cittadini, questa decisione sottolinea l’importanza di una valutazione realistica delle probabilità di successo di un’azione legale alla luce degli orientamenti giurisprudenziali consolidati.

Qual è il termine di prescrizione per il risarcimento del danno da tardiva attuazione di direttive UE per i medici specializzandi?
Il diritto al risarcimento si prescrive nel termine decennale.

Quando inizia a decorrere il termine di prescrizione per questa specifica fattispecie?
Il termine decennale decorre dal 27 ottobre 1999, data di entrata in vigore della Legge n. 370/1999, che ha consolidato la percezione del danno per i medici esclusi dai benefici.

Cosa rischia chi insiste in un’azione legale nonostante un orientamento giurisprudenziale contrario e consolidato?
Rischia non solo di perdere la causa e di essere condannato al pagamento delle spese legali, ma anche di subire un’ulteriore condanna per responsabilità aggravata (o lite temeraria) ai sensi dell’art. 96, comma 3, c.p.c., per aver agito con colpa grave o mala fede.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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