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Prescrizione risarcimento danni: quando inizia?

Una società danneggiata da un’alluvione del 1992 ha citato in giudizio il Ministero competente. La questione centrale riguarda la decorrenza della prescrizione del risarcimento danni. La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha stabilito che il termine di prescrizione non decorre dalla fine del processo penale, ma dal momento in cui il danneggiato ha avuto, o avrebbe potuto avere, una sufficiente conoscenza del nesso causale tra il danno e la condotta altrui. In questo caso, tale momento è stato identificato con il rinvio a giudizio del funzionario responsabile, avvenuto nel 2000, rendendo la richiesta di risarcimento del 2015 tardiva e quindi prescritta.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Risarcimento Danni: La Cassazione fissa il Dies a Quo

L’ordinanza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per chiunque intenda richiedere un risarcimento: la prescrizione del risarcimento danni. La decisione stabilisce un principio fondamentale su quando inizi a decorrere il termine per far valere i propri diritti, specialmente quando il danno è collegato a un fatto che costituisce reato. La sentenza chiarisce che non è necessario attendere la fine di un processo penale per agire in sede civile.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un evento alluvionale avvenuto nel lontano 1992, che causò ingenti danni a una società commerciale. Anni dopo, nel 2016, una ex socia di tale società citava in giudizio il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per ottenere il risarcimento dei danni subiti, sostenendo che l’inondazione fosse stata causata da difetti nella progettazione e manutenzione di opere idrauliche curate da un funzionario del Ministero. L’azione legale era stata preceduta da un atto di messa in mora inviato al Ministero nel marzo 2015.

La Questione sulla Prescrizione del Risarcimento Danni

Il punto centrale della controversia è stata l’eccezione di prescrizione sollevata dal Ministero. Secondo il Codice Civile (art. 2947, comma 3), se il fatto illecito che ha causato il danno è considerato dalla legge come reato, il termine di prescrizione per l’azione di risarcimento è più lungo e coincide con quello previsto per la prescrizione del reato stesso. Nel caso di specie, il reato ipotizzato era quello di inondazione colposa, che prevedeva un termine di prescrizione decennale.

La vera domanda, però, era: da quale momento (il cosiddetto dies a quo) inizia a decorrere questo termine decennale?
– Secondo la ricorrente, il termine doveva iniziare a decorrere solo dalla conclusione del processo penale a carico del funzionario, avvenuta nel 2009. In questa ottica, la sua richiesta del 2015 sarebbe stata tempestiva.
– Secondo i giudici di merito (prima il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche e poi la Corte d’Appello), il termine era iniziato a decorrere molto prima, ovvero dalla data del rinvio a giudizio del funzionario, avvenuto il 21 dicembre 2000. Di conseguenza, il diritto al risarcimento si era già estinto per prescrizione quando la ricorrente aveva agito nel 2015.

Le Motivazioni della Cassazione

Le Sezioni Unite hanno rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito e consolidando un importante orientamento giurisprudenziale. La Corte ha ribadito il principio, sancito dall’art. 2935 c.c., secondo cui la prescrizione inizia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere.

Nel contesto del risarcimento del danno da fatto illecito, questo momento non coincide con l’evento dannoso in sé, ma con il momento in cui il danneggiato acquisisce, o avrebbe potuto acquisire con l’ordinaria diligenza, una conoscenza sufficiente non solo del danno subito, ma anche della sua rapportabilità causale alla condotta di un terzo.

La Cassazione ha chiarito che non è richiesta una certezza assoluta e definitiva sul nesso di causalità, come quella che deriverebbe da una sentenza penale passata in giudicato. È sufficiente una ‘conoscibilità’ oggettiva. Il rinvio a giudizio di un soggetto per fatti direttamente collegati al danno lamentato costituisce un elemento fattuale idoneo a rendere il danneggiato consapevole della potenziale responsabilità di quel soggetto (e dell’ente per cui operava). Da quel momento, il danneggiato ha tutti gli strumenti per esercitare la propria azione risarcitoria, senza dover attendere l’esito del processo penale.

Conclusioni

La decisione ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce che un danneggiato non può rimanere inerte attendendo la fine di un lungo processo penale per far valere i propri diritti in sede civile. Il dies a quo della prescrizione del risarcimento danni va individuato nel momento in cui, attraverso elementi oggettivi come un rinvio a giudizio o una sentenza di primo grado, emerge una sufficiente conoscibilità del nesso causale tra danno e condotta illecita. Questa pronuncia sottolinea l’onere di diligenza a carico del danneggiato, che deve attivarsi tempestivamente per non vedere estinto il proprio diritto al risarcimento.

Quando inizia a decorrere il termine di prescrizione per una richiesta di risarcimento danni?
Secondo la sentenza, il termine di prescrizione (dies a quo) inizia a decorrere non dal giorno dell’evento dannoso, ma dal momento in cui il danneggiato ha avuto, o avrebbe potuto avere usando l’ordinaria diligenza, una conoscenza sufficiente del danno e della sua riconducibilità causale alla condotta di un terzo.

È necessario attendere la sentenza penale definitiva per chiedere i danni in sede civile?
No, non è necessario. La Corte ha chiarito che il diritto al risarcimento può e deve essere esercitato non appena il danneggiato dispone di elementi sufficienti per percepire il nesso causale, come ad esempio il rinvio a giudizio della persona ritenuta responsabile del fatto illecito. Attendere l’esito definitivo del processo penale può comportare il rischio che il diritto al risarcimento si estingua per prescrizione.

Il rinvio a giudizio di un presunto responsabile è sufficiente a far partire il termine di prescrizione?
Sì. La Corte di Cassazione ha ritenuto che il provvedimento di rinvio a giudizio di un imputato (in questo caso, il funzionario del Ministero) è un elemento sintomatico e sufficiente a generare nel danneggiato la conoscibilità della riconducibilità causale del danno, consentendogli di agire per il risarcimento e, di conseguenza, facendo decorrere il termine di prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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