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Prescrizione risarcimento danni: quando decorre?

Un cittadino chiedeva il risarcimento dei danni al Ministero e a due militari per una multa ritenuta ingiusta. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito sulla base della prescrizione del diritto. L’ordinanza chiarisce un punto fondamentale sulla prescrizione risarcimento danni: il termine per agire inizia a decorrere dal momento in cui si verifica il fatto illecito (la contestazione della violazione), e non da quando si concludono eventuali procedimenti amministrativi o penali correlati. Il ricorso è stato respinto anche per l’inammissibilità degli altri motivi.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Risarcimento Danni: La Cassazione fissa il Dies a Quo

Quando si subisce un danno a causa di un atto illegittimo della Pubblica Amministrazione, agire tempestivamente è cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di prescrizione risarcimento danni, chiarendo da quale momento esatto inizi a decorrere il tempo utile per far valere i propri diritti. La decisione sottolinea che l’inerzia può costare cara, portando alla perdita del diritto al risarcimento, anche se le proprie ragioni appaiono fondate.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine nel lontano 1998, quando un cittadino veniva fermato da una pattuglia dei militari. Gli agenti gli contestavano la violazione del Codice della Strada per guida con patente sospesa. Il cittadino, che si trovava a bordo del veicolo come passeggero mentre un amico era alla guida, si vedeva recapitare un verbale e subiva un’ulteriore sospensione della patente. Convinto dell’illegittimità del provvedimento, avviava un lungo percorso legale per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali (mancati guadagni come autotrasportatore) e non patrimoniali subiti, citando in giudizio i due militari e il Ministero della Difesa.

L’Iter nei Tribunali

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello rigettavano la domanda del cittadino. La motivazione principale era l’accoglimento dell’eccezione di prescrizione sollevata dai convenuti. Secondo i giudici, il diritto al risarcimento si era estinto, poiché erano trascorsi più di cinque anni dal giorno dell’illecito (la contestazione del 1998) al primo atto interruttivo valido, una diffida inviata solo nel 2009. Il cittadino, non condividendo questa interpretazione, ricorreva in Cassazione.

La Questione sulla Decorrenza della Prescrizione Risarcimento Danni

Il cuore del ricorso si concentrava sulla decorrenza della prescrizione. Secondo il ricorrente, il termine non doveva iniziare dal giorno della multa, ma dal momento in cui il procedimento amministrativo di opposizione alla sanzione si era concluso con l’archiviazione. Solo da quel momento, a suo dire, il danno si sarebbe consolidato e sarebbe sorto l’interesse ad agire per il risarcimento.

La Corte d’Appello aveva però stabilito che l’opposizione alla sanzione amministrativa e la querela per ingiuria presentata contro uno dei militari erano procedimenti distinti dalla richiesta di risarcimento per l’illegittima contestazione di guida. Pertanto, tali azioni non avevano avuto alcun effetto interruttivo o sospensivo sulla prescrizione del diritto al risarcimento del danno.

La Valenza della Dichiarazione Sostitutiva

Un altro punto sollevato dal ricorrente riguardava il valore probatorio di una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, resa dall’amico che era effettivamente alla guida. Il ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello avesse erroneamente declassato tale documento a mero indizio, senza considerare la mancata specifica contestazione da parte dei convenuti. A suo avviso, questo documento avrebbe dovuto provare che lui non era il conducente.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso in parte inammissibile e in parte infondato, rigettandolo integralmente.

Sul primo motivo, relativo alla prescrizione risarcimento danni, la Corte ha confermato la correttezza della decisione d’appello. Ha ribadito il principio consolidato secondo cui, ai sensi dell’art. 2935 c.c., ‘la prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere esercitato’. Nel caso di un illecito aquiliano, questo momento coincide con il verificarsi del fatto dannoso. La possibilità di esercitare il diritto al risarcimento è sorta il giorno stesso della contestazione illegittima. I procedimenti successivi (opposizione alla sanzione, procedimento penale per ingiuria) avevano oggetti diversi e non potevano sospendere o interrompere il decorso della prescrizione per la richiesta di risarcimento del danno derivante dalla contestazione di guida con patente sospesa. La Corte ha quindi confermato che il dies a quo era il 14 luglio 1998 e che, al momento della prima richiesta di risarcimento nel 2009, il termine quinquennale era ampiamente decorso.

Sul secondo motivo, la Corte ha chiarito che la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà non costituisce prova legale in un processo civile, ma solo un indizio che il giudice può valutare insieme ad altri elementi. Nel caso specifico, i convenuti avevano contestato il contenuto di tale dichiarazione, opponendo la relazione di servizio dei militari. Di conseguenza, la Corte d’Appello aveva correttamente operato una valutazione comparativa delle prove, ritenendo non sufficientemente provato che il ricorrente fosse solo un passeggero.

Infine, il terzo motivo, con cui si lamentava un vizio di motivazione sull’errore scusabile dei militari, è stato dichiarato inammissibile. La Cassazione ha ricordato che il ricorso non può essere un pretesto per richiedere un nuovo esame del merito della vicenda, ma deve denunciare vizi specifici previsti dalla legge. Il ricorrente, invece, invocava una versione superata della norma processuale e cercava di ottenere una rivalutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, consolida il principio per cui il termine di prescrizione per il risarcimento del danno da fatto illecito decorre dal momento in cui il danno si manifesta e il diritto può essere fatto valere, indipendentemente dall’esito di altri procedimenti amministrativi o penali. Chi ritiene di aver subito un danno deve agire con prontezza per interrompere la prescrizione. In secondo luogo, ricorda la limitata efficacia probatoria delle dichiarazioni sostitutive nel processo civile, che possono essere facilmente superate da prove di segno contrario. Infine, evidenzia il rigore formale del giudizio in Cassazione, che non consente di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti compiuto nei gradi di merito.

Da quando inizia a decorrere la prescrizione per una richiesta di risarcimento danni contro la Pubblica Amministrazione?
La prescrizione inizia a decorrere dal giorno in cui si verifica il fatto illecito e il diritto può essere esercitato (il cosiddetto dies a quo), non dalla data di conclusione di eventuali procedimenti amministrativi o penali correlati.

Che valore ha una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà in un processo civile?
In un processo civile, tale dichiarazione non ha valore di prova piena, ma di semplice indizio. Il giudice può valutarla liberamente insieme agli altri elementi probatori e, se il suo contenuto viene specificamente contestato dalla controparte, può essere considerata insufficiente a provare il fatto dichiarato.

L’opposizione a una multa interrompe la prescrizione per chiedere i danni derivanti da quella stessa multa?
No. Secondo la Corte, l’azione per il risarcimento del danno è distinta dal procedimento di opposizione alla sanzione amministrativa. Pertanto, l’impugnazione della multa non ha efficacia interruttiva della prescrizione per la diversa e autonoma pretesa risarcitoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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