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Prescrizione ripetizione indebito: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società contro una banca, confermando la validità dell’eccezione di prescrizione per la ripetizione dell’indebito. La Corte ha stabilito che l’eccezione è valida anche se formulata in modo generico, senza l’elenco specifico delle singole rimesse solutorie, in linea con i principi già affermati dalle Sezioni Unite. Sono stati respinti anche i motivi relativi al difetto di rappresentanza legale della banca e alle critiche mosse alla consulenza tecnica d’ufficio (CTU).

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Ripetizione Indebito: La Cassazione Sulla Validità dell’Eccezione Generica

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nei contenziosi bancari: la prescrizione del diritto alla ripetizione dell’indebito. La decisione chiarisce i requisiti per sollevare validamente tale eccezione, confermando che una formulazione generica da parte della banca è sufficiente per introdurre il tema nel processo, senza necessità di specificare ogni singola rimessa considerata prescritta. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore tessile aveva citato in giudizio un istituto di credito per ottenere la restituzione di somme indebitamente pagate nel corso di un rapporto di conto corrente. In primo grado, il tribunale aveva accolto la domanda della società. La banca, tuttavia, ha proposto appello e la Corte territoriale ha parzialmente riformato la sentenza, accogliendo l’eccezione di prescrizione sollevata dall’istituto e dichiarando così estinta una parte del credito della società. La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando diversi vizi della sentenza d’appello.

La questione della prescrizione ripetizione indebito in appello

Il motivo principale del ricorso della società riguardava la modalità con cui la banca aveva sollevato l’eccezione di prescrizione. Secondo la ricorrente, l’eccezione, formulata genericamente in primo grado, era stata illegittimamente dettagliata solo in appello, introducendo la distinzione tra rimesse solutorie e ripristinatorie. Ciò, a suo dire, costituiva una domanda nuova, vietata dall’art. 345 del codice di procedura civile. La società lamentava inoltre la presunta carenza di potere rappresentativo in capo al legale della banca e criticava l’adesione acritica della Corte d’Appello alle conclusioni della consulenza tecnica d’ufficio (CTU).

I Motivi del Ricorso e il Rigetto della Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato e respinto tutti e cinque i motivi di ricorso presentati dalla società, confermando in toto la decisione della Corte d’Appello.

Sull’eccezione di prescrizione ripetizione indebito e la sua specificità

La Corte ha ribadito un principio fondamentale, già sancito dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 15895/2019. In tema di prescrizione estintiva, l’onere di allegazione della banca è pienamente soddisfatto con la semplice affermazione dell’inerzia del titolare del diritto (il correntista) e la dichiarazione di volerne approfittare. Non è necessario, quindi, che la banca indichi specificamente le singole rimesse solutorie che ritiene prescritte. Di conseguenza, l’approfondimento in appello della natura solutoria o ripristinatoria delle rimesse non costituisce un’eccezione nuova, ma un mero sviluppo difensivo di un tema già ritualmente introdotto nel giudizio.

Sulla validità della rappresentanza e le critiche alla CTU

La Cassazione ha giudicato inammissibili anche gli altri motivi. La censura sulla rappresentanza legale della banca è stata respinta per difetto di autosufficienza, poiché la società non aveva trascritto nel ricorso il testo della procura contestata. Le critiche rivolte alla CTU sono state parimenti ritenute inammissibili in quanto miravano a una rivalutazione del merito delle prove, attività preclusa in sede di legittimità. La Corte ha ricordato che per contestare efficacemente una CTU in Cassazione, è necessario non solo indicare le censure specifiche ignorate dal giudice di merito, ma anche trascriverle integralmente nel ricorso per dimostrarne la decisività.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda su principi consolidati della giurisprudenza di legittimità. Il fulcro della decisione risiede nella distinzione tra l’onere di allegazione e l’onere della prova. Per la prescrizione ripetizione indebito, l’onere di allegazione della parte che la eccepisce è leggero: basta manifestare la volontà di avvalersi dell’effetto estintivo del tempo. Una volta sollevata l’eccezione, spetta al giudice, avvalendosi degli strumenti processuali a sua disposizione (come la CTU e i documenti prodotti, quali gli estratti conto), verificare in concreto quali versamenti abbiano natura solutoria e siano quindi caduti in prescrizione. Discutere di tale natura in appello non è un’inammissibile novità, ma la naturale evoluzione del dibattito processuale su un’eccezione già proposta. La Corte ha inoltre rafforzato il principio di autosufficienza del ricorso, sottolineando come sia onere del ricorrente fornire alla Cassazione tutti gli elementi per decidere, senza che questa debba ricercare atti nei fascicoli di merito. Questo rigore garantisce la funzione della Corte come giudice di legittimità e non di merito.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza pratica per il contenzioso bancario. Stabilisce chiaramente che una banca può difendersi dall’azione di ripetizione dell’indebito sollevando un’eccezione di prescrizione anche generica, lasciando al giudice il compito di accertare, sulla base delle prove in atti, quali rimesse siano effettivamente prescritte. Per i correntisti, ciò significa che l’onere di produrre una documentazione completa (estratti conto) è fondamentale, poiché sarà su quella base che il giudice e il CTU determineranno la fondatezza dell’eccezione. La decisione, infine, serve da monito sulla difficoltà di contestare in Cassazione le valutazioni tecniche e di merito compiute nei gradi precedenti, ribadendo i rigorosi oneri procedurali richiesti per la validità del ricorso.

È necessario che la banca indichi specificamente le singole rimesse quando eccepisce la prescrizione per la ripetizione dell’indebito?
No. Secondo la Corte di Cassazione, richiamando una precedente pronuncia delle Sezioni Unite, l’onere di allegazione della banca è soddisfatto con la semplice affermazione dell’inerzia del titolare del diritto e la dichiarazione di volerne profittare, senza che sia necessaria l’indicazione delle specifiche rimesse solutorie ritenute prescritte.

Approfondire in appello la natura solutoria o ripristinatoria delle rimesse costituisce un’eccezione nuova e quindi inammissibile?
No. La Corte ha stabilito che la discussione sulla natura delle rimesse è una conseguenza diretta dell’eccezione di prescrizione già sollevata. Pertanto, non costituisce un’inammissibile innovazione nel processo d’appello, ma un legittimo sviluppo argomentativo della difesa.

È possibile contestare in Cassazione le conclusioni della perizia tecnica (CTU) a cui il giudice di merito ha aderito?
Sì, ma a condizioni molto rigorose. Il ricorso per cassazione non può limitarsi a una generica critica o a una mera riproposizione di argomenti già esaminati. Deve, invece, indicare in modo specifico le censure mosse all’elaborato peritale che il giudice di merito avrebbe omesso di esaminare, trascrivendole integralmente nel ricorso per consentire alla Corte di valutarne la decisività.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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