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Prescrizione rimesse solutorie: la Cassazione decide

Un istituto di credito ha impugnato una sentenza che lo condannava a rimborsare somme a una società fallita. La Corte di Cassazione ha parzialmente accolto il ricorso, focalizzandosi sul tema della prescrizione rimesse solutorie. È stato stabilito che per sollevare l’eccezione di prescrizione è sufficiente per la banca affermare l’inerzia del correntista, senza dover specificare quali singole rimesse abbiano natura solutoria. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione su questo punto e su questioni relative all’usura.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Rimesse Solutorie: La Cassazione Fissa i Paletti per l’Onere della Prova della Banca

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene su temi cruciali del contenzioso bancario, in particolare sulla prescrizione rimesse solutorie e sull’onere della prova a carico dell’istituto di credito. La decisione chiarisce come la banca possa validamente sollevare l’eccezione di prescrizione e critica la motivazione apparente dei giudici di merito su questioni complesse come l’usura e l’inclusione della commissione di massimo scoperto nel TEG.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce dall’azione legale intentata da una società, successivamente fallita, contro il proprio istituto di credito. La società chiedeva la restituzione di somme indebitamente percepite dalla banca a titolo di interessi non dovuti e altre voci su un rapporto di conto corrente. Sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello avevano dato ragione al correntista, condannando la banca al rimborso. L’istituto di credito ha quindi proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a sei distinti motivi di censura.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Corte

Il ricorso della banca verteva su diversi aspetti, sia procedurali sia di merito. Tra questi, spiccavano le contestazioni relative all’utilizzo di documenti da parte del CTU, all’applicazione dei tassi di interesse sostitutivi previsti dal Testo Unico Bancario, e, soprattutto, a tre questioni decisive: l’inclusione della commissione di massimo scoperto nel calcolo dell’usura, la capitalizzazione degli interessi e, infine, l’eccezione di prescrizione.

La Corte di Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso, rigettando i primi due motivi e dichiarando inammissibile quello sulla capitalizzazione. Ha invece accolto i motivi relativi all’usura e, in modo significativo, quello sulla prescrizione.

Analisi sulla Prescrizione Rimesse Solutorie

Il punto più rilevante della decisione riguarda il sesto motivo di ricorso, con cui la banca lamentava che la Corte d’Appello avesse erroneamente dichiarato nuova, e quindi inammissibile, la sua eccezione di prescrizione decennale. Secondo i giudici d’appello, la banca si era limitata a una contestazione generica, senza specificare quali rimesse avessero natura solutoria.

La Cassazione, ribaltando tale conclusione, ha richiamato il principio consolidato dalle Sezioni Unite (sentenza n. 15895/2019). Tale principio stabilisce che, in tema di azione di ripetizione di indebito da parte del correntista, l’onere di allegazione della banca che eccepisce la prescrizione è soddisfatto con la semplice affermazione dell’inerzia del titolare del diritto e la dichiarazione di volerne approfittare. Non è quindi necessario che la banca indichi specificamente quali siano le singole prescrizioni rimesse solutorie.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la banca, avendo eccepito tempestivamente in primo grado la prescrizione per il decorso del termine decennale, aveva fatto tutto ciò che la legge le richiedeva. La successiva argomentazione in appello non costituiva una “nova”, ma una mera specificazione difensiva. Di conseguenza, la Corte d’Appello ha errato nel non esaminare nel merito l’eccezione. Questo principio semplifica notevolmente la posizione processuale della banca, che non è gravata da un onere probatorio complesso sin dalla fase iniziale.

Inoltre, la Cassazione ha censurato duramente la sentenza d’appello riguardo ai motivi sull’usura e sulla commissione di massimo scoperto. I giudici di legittimità hanno riscontrato un “difetto assoluto di motivazione”, definendo la risposta della Corte territoriale “incomprensibile e tautologica”. In pratica, i giudici di secondo grado non avevano spiegato perché ritenessero corretto l’operato del CTU e perché le questioni sollevate dalla banca fossero irrilevanti, violando così l’obbligo costituzionale di motivare i provvedimenti giurisdizionali.

Le Conclusioni

L’ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, consolida un principio favorevole agli istituti di credito in materia di prescrizione rimesse solutorie, alleggerendo il loro onere di allegazione. Per i correntisti, ciò significa che dovranno essere pronti a contrastare nel merito l’eccezione di prescrizione sin dal primo grado, dimostrando la natura ripristinatoria delle rimesse.

In secondo luogo, la decisione riafferma la necessità che i giudici di merito forniscano motivazioni chiare, logiche e complete, specialmente su argomenti tecnici come il calcolo dell’usura. Una motivazione solo apparente o tautologica equivale a una mancata motivazione e comporta la cassazione della sentenza.

La causa è stata quindi rinviata alla Corte d’Appello in diversa composizione, che dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi di diritto enunciati dalla Cassazione, sia in materia di prescrizione sia garantendo una motivazione effettiva sulle altre questioni controverse.

Cosa deve fare una banca per eccepire validamente la prescrizione delle rimesse solutorie?
Secondo la Cassazione, richiamando un principio delle Sezioni Unite, è sufficiente che la banca affermi l’inerzia del titolare del diritto (il correntista) e dichiari di volerne profittare. Non è necessario che la banca indichi le specifiche rimesse solutorie ritenute prescritte.

Perché la Corte di Cassazione ha criticato la sentenza d’appello in tema di usura?
La Corte ha riscontrato un “difetto assoluto di motivazione”. La sentenza d’appello è stata giudicata incomprensibile e tautologica, in quanto non ha fornito alcuna spiegazione logico-giuridica per rigettare le censure della banca sull’inclusione della commissione di massimo scoperto nel TEG e sull’applicazione dell’art. 1815 c.c., violando l’obbligo di motivazione.

Qual è l’esito finale del procedimento in Cassazione?
La sentenza d’appello è stata cassata (annullata) limitatamente ai motivi accolti (usura e prescrizione). La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello di Lecce, in diversa composizione, che dovrà decidere nuovamente la questione attenendosi ai principi stabiliti dalla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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