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Prescrizione rimesse solutorie: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6684/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una correntista contro una banca. Il caso verteva sulla richiesta di restituzione di somme indebitamente pagate. La Corte ha ribadito principi chiave sulla prescrizione rimesse solutorie, confermando che l’eccezione di prescrizione sollevata dalla banca può essere generica e che spetta al cliente l’onere di provare l’esistenza di un contratto di apertura di credito per qualificare i versamenti come ripristinatori e non solutori, dai quali decorre la prescrizione decennale.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Rimesse Solutorie: La Cassazione e l’Onere della Prova del Cliente

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 6684/2024) torna ad affrontare un tema cruciale nel diritto bancario: la prescrizione rimesse solutorie e l’onere della prova in capo al correntista. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale, delineando con chiarezza i confini delle azioni di ripetizione dell’indebito contro gli istituti di credito. Analizziamo i dettagli di questa pronuncia per comprenderne le implicazioni pratiche per i clienti e le banche.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dall’azione legale di una correntista contro il proprio istituto di credito. La cliente chiedeva la rideterminazione del saldo del conto corrente e la restituzione di somme che riteneva indebitamente pagate a titolo di interessi capitalizzati, spese e commissioni non dovute. La banca, sia in primo grado che in appello, si è difesa eccependo la prescrizione del diritto alla restituzione.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno accolto parzialmente le domande della correntista, ma hanno ritenuto fondata l’eccezione di prescrizione sollevata dalla banca per una parte significativa delle somme richieste. La cliente ha quindi proposto ricorso in Cassazione, contestando la decisione dei giudici di merito.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando di fatto la sentenza della Corte d’Appello. La decisione si basa su principi di diritto ormai consolidati, in particolare quelli stabiliti dalle Sezioni Unite, e su considerazioni di natura processuale. La Corte ha ritenuto che i motivi del ricorso non fossero idonei a scalfire la correttezza della decisione impugnata, in quanto non introducevano argomenti nuovi o decisivi rispetto alla giurisprudenza esistente e tentavano di ottenere un riesame del merito dei fatti, non consentito in sede di legittimità.

Le Motivazioni: i Principi sulla Prescrizione Rimesse Solutorie

Le motivazioni della Corte di Cassazione sono centrali per comprendere la questione. I giudici hanno ribadito alcuni capisaldi in materia di prescrizione rimesse solutorie.

1. Generalità dell’Eccezione di Prescrizione: La Corte, richiamando la sentenza delle Sezioni Unite n. 15895/2019, ha confermato che l’onere di allegazione della banca che eccepisce la prescrizione è soddisfatto con la semplice affermazione dell’inerzia del titolare del diritto, senza la necessità di specificare analiticamente quali singoli versamenti siano da considerare prescritti. L’eccezione può quindi essere generica.

2. Natura dei Versamenti e Decorrenza della Prescrizione: La prescrizione decennale del diritto alla restituzione non decorre dalla chiusura del conto, ma dalla data di ogni singolo versamento che abbia natura solutoria. Un versamento è “solutorio” quando viene effettuato su un conto con saldo passivo in assenza di un’apertura di credito (fido) o quando il versamento è destinato a coprire un passivo che eccede i limiti del fido concesso. Al contrario, i versamenti “ripristinatori”, effettuati entro i limiti del fido, servono solo a ripristinare la provvista e non costituiscono un pagamento da cui far decorrere la prescrizione.

3. L’Onere della Prova a Carico del Cliente: Questo è il punto più critico per il correntista. La Cassazione ha ribadito che, una volta che la banca ha eccepito la prescrizione, spetta al cliente dimostrare l’esistenza di un contratto di apertura di credito. È onere del correntista provare che i versamenti avevano natura ripristinatoria e non solutoria. La semplice esistenza di un “fido di fatto” o la tolleranza della banca a sconfinamenti non è sufficiente a invertire l’onere della prova. Anche se i giudici di merito hanno riconosciuto un affidamento di fatto, hanno anche accertato che i pagamenti erano sempre avvenuti per coprire passività ulteriori rispetto al limite del fido, confermando la loro natura solutoria.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento che pone il correntista in una posizione probatoria delicata. Le implicazioni pratiche sono significative: chi intende agire contro una banca per la restituzione di somme indebite deve essere consapevole che l’eccezione di prescrizione è un ostacolo concreto. Per superarlo, è indispensabile fornire la prova scritta di un contratto di apertura di credito e dimostrare che i versamenti effettuati nel decennio antecedente l’azione legale erano meramente ripristinatori della provvista. In assenza di tale prova, i versamenti su un conto scoperto saranno considerati solutori, e il diritto a chiederne la restituzione si prescriverà dieci anni dopo ogni singola operazione.

La banca deve specificare quali singoli versamenti sono prescritti quando solleva l’eccezione di prescrizione?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata richiamata nell’ordinanza (Cass. Sez. Un. 15895/2019), l’onere della banca è soddisfatto con la semplice affermazione dell’inerzia del titolare del diritto e la dichiarazione di volerne profittare, senza necessità di un’indicazione specifica dei singoli versamenti.

Su chi ricade l’onere di provare l’esistenza di un’apertura di credito (fido) per evitare la prescrizione?
L’onere della prova ricade sempre sul cliente (correntista). Una volta che la banca ha eccepito la prescrizione, è il cliente che deve dimostrare l’esistenza di un contratto di apertura di credito che qualifichi i versamenti come ripristinatori della disponibilità e non come pagamenti di un debito (solutori).

Quando inizia a decorrere il termine di prescrizione per la richiesta di restituzione di somme indebitamente versate sul conto?
Il termine di prescrizione decennale decorre dalla data di ogni singolo versamento che ha natura solutoria. Un versamento ha natura solutoria quando il conto è in passivo e non è assistito da un’apertura di credito, oppure quando il versamento copre un passivo che eccede i limiti del fido concesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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