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Prescrizione pubblico impiego: la Cassazione chiarisce

Una lavoratrice, impiegata per anni presso una Pubblica Amministrazione con contratti precari, ha chiesto il riconoscimento di un rapporto di lavoro unico e il pagamento delle differenze retributive. L’amministrazione ha eccepito la prescrizione dei crediti più vecchi di cinque anni. La Corte di Cassazione, con una decisione importante sulla prescrizione pubblico impiego, ha stabilito che per i lavoratori precari del settore pubblico il termine di prescrizione quinquennale decorre in costanza di rapporto e non dalla sua cessazione. Questo perché, a differenza del settore privato, manca un’aspettativa giuridicamente tutelata alla stabilizzazione del rapporto, eliminando il cosiddetto “metus” (timore) del lavoratore nel far valere i propri diritti. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione alla luce di questo principio.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Pubblico Impiego: La Cassazione Chiarisce per i Precari

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un tema cruciale per migliaia di lavoratori: la prescrizione pubblico impiego per i crediti retributivi dei dipendenti precari. La decisione stabilisce un principio netto: a differenza del settore privato, per i lavoratori a termine della Pubblica Amministrazione, il termine di prescrizione di cinque anni decorre durante lo svolgimento del rapporto di lavoro e non dalla sua cessazione. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una lavoratrice che ha prestato servizio per oltre un decennio presso una importante Amministrazione pubblica attraverso una successione di contratti a termine e di collaborazione. Ritenendo che tali contratti mascherassero un unico e continuativo rapporto di lavoro subordinato, ha adito il Tribunale per ottenere il riconoscimento di tale status, il corretto inquadramento e il pagamento delle conseguenti differenze retributive, oltre al risarcimento del danno per l’abusiva reiterazione dei contratti.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello le hanno dato ragione. Tuttavia, l’Amministrazione ha proposto ricorso in Cassazione sollevando, tra gli altri, un motivo fondamentale: l’errata applicazione delle norme sulla prescrizione.

La Questione sulla Prescrizione nel Pubblico Impiego

Il punto centrale del ricorso dell’Amministrazione era l’eccezione di prescrizione quinquennale. Secondo la difesa erariale, i crediti retributivi maturati dalla lavoratrice più di cinque anni prima dell’inizio della causa si sarebbero dovuti considerare estinti. La Corte d’Appello aveva respinto questa tesi, ritenendo che il termine di prescrizione iniziasse a decorrere solo dalla fine del rapporto, data la situazione di debolezza della lavoratrice.

La Cassazione è stata quindi chiamata a decidere se, nel contesto del lavoro precario alle dipendenze della Pubblica Amministrazione, il termine di prescrizione per i crediti di lavoro inizi a decorrere in costanza di rapporto o solo alla sua cessazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il motivo di ricorso relativo alla prescrizione, ritenendolo fondato, mentre ha dichiarato inammissibile il secondo motivo relativo all’applicazione del Contratto Collettivo. Di conseguenza, ha cassato la sentenza d’appello e ha rinviato la causa ad un’altra sezione della stessa Corte d’Appello per una nuova decisione.

Le Motivazioni della Corte sulla Prescrizione Pubblico Impiego

Il cuore della decisione risiede nella distinzione fondamentale tra impiego pubblico e privato. La Corte ha ribadito che nel rapporto di lavoro privato, la prescrizione non decorre in costanza di rapporto perché il lavoratore si trova in una condizione di “metus”, ovvero di timore reverenziale verso il datore di lavoro, che potrebbe indurlo a non esercitare i propri diritti per paura di un licenziamento.

Questa logica, secondo la Cassazione, non si applica al prescrizione pubblico impiego. Anche quando si instaura di fatto un rapporto di lavoro subordinato a seguito di contratti illegittimi, al lavoratore pubblico è preclusa per legge la possibilità di una “stabilizzazione”, ovvero la trasformazione del rapporto a tempo indeterminato. L’accesso al pubblico impiego avviene, di regola, solo tramite concorso pubblico.

Da ciò discende una conseguenza cruciale: non essendoci una legittima aspettativa alla stabilità del posto, viene meno anche il presupposto del “metus”. Il mancato rinnovo di un contratto a termine è una mera “aspettativa di fatto”, non un diritto tutelabile. Pertanto, il lavoratore pubblico non ha motivo di temere ritorsioni e può liberamente far valere i propri diritti retributivi man mano che sorgono. Per queste ragioni, la prescrizione quinquennale dei suoi crediti inizia a decorrere immediatamente, anche durante il rapporto di lavoro.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza. I lavoratori precari del settore pubblico devono essere consapevoli che il tempo per rivendicare eventuali differenze retributive o altri crediti di lavoro è limitato. Non è possibile attendere la fine dell’ultimo contratto per agire in giudizio per tutti i crediti maturati nel corso degli anni. È necessario attivarsi entro cinque anni dal momento in cui ogni singolo credito è sorto. Questa decisione impone quindi una maggiore vigilanza ai lavoratori e ai loro consulenti legali per evitare di perdere diritti economici a causa del decorso del tempo.

Per un lavoratore precario della Pubblica Amministrazione, quando inizia a decorrere la prescrizione di cinque anni per i crediti di lavoro?
La prescrizione inizia a decorrere durante lo svolgimento del rapporto di lavoro, dal momento in cui ogni singolo credito matura, e non dalla data di cessazione definitiva del rapporto.

Perché la regola sulla prescrizione è diversa tra settore pubblico e privato?
La differenza si basa sulla presenza o assenza del cosiddetto “metus” (timore). Nel settore privato, si presume che il lavoratore possa temere il licenziamento se fa valere i suoi diritti. Nel settore pubblico, poiché non esiste un diritto alla stabilizzazione del contratto precario, la legge ritiene che questo timore non sussista e che il lavoratore sia libero di agire senza paura di ritorsioni.

Cosa succede se un lavoratore pubblico precario fa causa per differenze retributive maturate più di cinque anni prima?
Secondo questa ordinanza, i crediti maturati più di cinque anni prima dell’avvio dell’azione legale sono considerati prescritti e, di conseguenza, non possono più essere richiesti e ottenuti in giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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