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Prescrizione pubblico impiego: decorrenza e metus

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1783/2025, ha chiarito le regole sulla prescrizione pubblico impiego per i crediti retributivi in casi di lavoro subordinato mascherato. Annullando la decisione di merito, la Corte ha stabilito che il termine di prescrizione decorre durante il rapporto di lavoro e non dalla sua cessazione, poiché il ‘metus’ (timore del licenziamento) che giustifica la sospensione non è configurabile nei confronti della Pubblica Amministrazione, neanche in caso di contratti a termine. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione alla luce di questo principio.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Pubblico Impiego: Quando Scatta il Termine per i Crediti di Lavoro?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale per i lavoratori del settore pubblico: la prescrizione pubblico impiego. La decisione chiarisce definitivamente da quando inizia a decorrere il termine per richiedere differenze retributive, specialmente nei casi di rapporti di lavoro formalmente autonomi ma sostanzialmente subordinati. La pronuncia ribadisce un orientamento consolidato, sottolineando la netta differenza tra impiego pubblico e privato riguardo alla sospensione della prescrizione.

I Fatti del Caso: Lavoro Subordinato Mascherato da Collaborazione

La vicenda trae origine dalla domanda di due lavoratori che avevano prestato la loro attività per un noto Ente Nazionale di Ricerca tramite contratti di collaborazione coordinata e continuativa. I lavoratori sostenevano che, di fatto, il loro rapporto fosse assimilabile a quello di lavoro subordinato, svolgendo mansioni analoghe a quelle del personale dipendente dell’istituto. Il Tribunale di primo grado aveva riconosciuto l’illegittimità dei contratti, condannando l’ente al risarcimento del danno.

La Decisione della Corte d’Appello e il Tema della Prescrizione

In secondo grado, la Corte d’Appello, accogliendo parzialmente il ricorso dei lavoratori, ha riformato la decisione. Oltre al risarcimento, ha riconosciuto il loro diritto al pagamento delle differenze retributive tra quanto percepito e quanto previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per il personale degli Enti di Ricerca.

Il punto cruciale della controversia, però, era l’eccezione di prescrizione sollevata dall’Ente. La Corte territoriale l’aveva respinta, ritenendo che il termine di prescrizione dovesse rimanere sospeso per tutta la durata del rapporto di lavoro, a causa della mancanza di stabilità che caratterizzava il rapporto stesso. Un principio, questo, tipicamente applicato ai rapporti di lavoro privato.

La Prescrizione nel Pubblico Impiego secondo la Cassazione

L’Ente di Ricerca ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando la violazione delle norme sulla prescrizione (artt. 2948 e 2935 c.c.). La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame.

Gli Ermellini hanno ribadito un principio ormai consolidato, citando anche una pronuncia delle Sezioni Unite (Cass., SU, n. 36197/2023): nel pubblico impiego contrattualizzato, la prescrizione dei crediti retributivi decorre sempre in costanza di rapporto e non dalla sua cessazione. Questo vale sia per i rapporti a tempo indeterminato, sia per quelli a tempo determinato, e anche in caso di successione di contratti a termine.

Le Motivazioni della Suprema Corte: L’Inapplicabilità del “Metus”

La motivazione alla base di questa consolidata giurisprudenza risiede nell’inapplicabilità del cosiddetto “metus” nei confronti della Pubblica Amministrazione. Nel settore privato, si presume che il lavoratore, per timore di essere licenziato (metus), possa essere indotto a non far valere i propri diritti durante il rapporto. Questa condizione di soggezione psicologica giustifica la sospensione del decorso della prescrizione fino alla cessazione del rapporto.

Secondo la Cassazione, tale timore non è configurabile nel rapporto con un ente pubblico. La Pubblica Amministrazione agisce secondo principi di legalità e imparzialità, e le sue decisioni, come il mancato rinnovo di un contratto a termine, non sono ritorsive ma basate su norme di legge. L’eventuale apprensione del lavoratore per il mancato rinnovo è considerata una mera aspettativa di fatto, giuridicamente irrilevante ai fini della sospensione della prescrizione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame consolida un orientamento fondamentale in materia di prescrizione pubblico impiego. I lavoratori del settore pubblico, anche se con contratti precari o successivamente riqualificati come subordinati, devono essere consapevoli che il termine per rivendicare i propri crediti retributivi inizia a decorrere dal momento in cui il diritto sorge, e non alla fine del rapporto. Questa decisione impone una maggiore vigilanza da parte dei lavoratori pubblici nel far valere tempestivamente i propri diritti, per non rischiare di vederli estinti per prescrizione. La Corte d’Appello, in sede di rinvio, dovrà quindi ricalcolare quanto dovuto ai lavoratori, tenendo conto dell’eccezione di prescrizione originariamente sollevata dall’Ente.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per i crediti retributivi nel pubblico impiego?
Secondo la Cassazione, la prescrizione decorre dal giorno in cui il diritto sorge, anche durante lo svolgimento del rapporto di lavoro, e non dalla sua cessazione. Questo principio si applica a tutti i tipi di rapporto, inclusi quelli a tempo determinato e le successioni di contratti.

La sospensione della prescrizione per ‘metus’ (timore del licenziamento) si applica ai rapporti di lavoro con la Pubblica Amministrazione?
No. La Corte di Cassazione esclude categoricamente che il ‘metus’ sia configurabile nei confronti della Pubblica Amministrazione, poiché si presume che essa agisca nel rispetto della legge. Pertanto, la prescrizione non viene sospesa durante il rapporto.

Cosa succede se un contratto di collaborazione con un ente pubblico viene riqualificato come lavoro subordinato ai fini della prescrizione?
Anche se il rapporto viene successivamente accertato come di natura subordinata, le regole sulla prescrizione non cambiano. Il termine per richiedere le differenze retributive decorre in costanza di rapporto, poiché la natura pubblica del datore di lavoro esclude l’applicazione della sospensione legata al ‘metus’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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