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Prescrizione presuntiva: quando si applica al compenso?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25290/2024, ha confermato che la prescrizione presuntiva per il compenso di un professionista si applica anche in caso di lavori complessi e finanziati con fondi pubblici, qualora manchi un contratto stipulato in forma scritta. La Corte ha chiarito che atti come perizie o collaudi, destinati alla Pubblica Amministrazione, non sostituiscono il contratto privato e non impediscono l’operatività della prescrizione. Il caso riguardava la richiesta di pagamento di un ingegnere per lavori di ricostruzione post-sisma, richiesta che è stata respinta proprio a causa dell’applicazione della prescrizione presuntiva.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Presuntiva: Senza Contratto Scritto il Compenso è a Rischio

La prescrizione presuntiva è un istituto che spesso genera contenziosi, specialmente per i crediti professionali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 25290/2024) ha ribadito un principio fondamentale: in assenza di un contratto scritto, il diritto al compenso può estinguersi in soli tre anni, anche se l’incarico è complesso e finanziato con fondi pubblici. Analizziamo questa decisione per capire le sue importanti implicazioni pratiche per tutti i professionisti.

I Fatti di Causa

Un ingegnere aveva svolto prestazioni professionali per i lavori di ricostruzione di un immobile, ai sensi della normativa speciale post-terremoto (L. 219/81). A fronte del mancato pagamento, aveva ottenuto un decreto ingiuntivo per circa 10.500 euro nei confronti dei committenti. Questi ultimi si opponevano, eccependo l’avvenuta prescrizione presuntiva del credito, prevista dall’art. 2956 c.c., essendo trascorsi più di tre anni dalla prestazione.

Mentre il tribunale di primo grado aveva dato ragione al professionista, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, accogliendo l’eccezione di prescrizione. La Corte territoriale riteneva che, non essendo stato stipulato un contratto scritto tra le parti, il rapporto rientrasse pienamente nell’ambito di applicazione della norma. L’ingegnere, non accettando la decisione, proponeva ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla prescrizione presuntiva

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del professionista, confermando la sentenza d’appello. Il punto centrale della decisione è netto: la prescrizione presuntiva trova applicazione in tutti quei rapporti che, per loro natura, si svolgono senza particolari formalità e dove il pagamento avviene solitamente in tempi brevi e senza il rilascio di una quietanza scritta. L’unico elemento in grado di escludere con certezza questo meccanismo è la stipulazione di un contratto in forma scritta.

Le Motivazioni: Contratto Scritto come Unico Baluardo

Le motivazioni della Corte chiariscono perché le argomentazioni del ricorrente non potevano essere accolte.

In primo luogo, la Corte ha sottolineato che né la complessità dell’incarico, né la sua lunga durata, né il fatto che fosse finanziato con un contributo statale possono, da soli, escludere l’operatività della prescrizione. Questi elementi non sono sufficienti a sopperire alla mancanza del requisito fondamentale: la forma scritta del contratto. La normativa speciale (L. 219/81) disciplina il rapporto con la Pubblica Amministrazione per l’erogazione dei fondi, ma non deroga alle norme privatistiche che regolano il rapporto tra il professionista e il suo cliente.

In secondo luogo, gli atti indirizzati al Comune (come la perizia di assestamento o il certificato di regolare esecuzione) non possono essere considerati come prova di un contratto scritto tra le parti. Essi, infatti, attengono al procedimento amministrativo e non al rapporto obbligatorio privato. Non hanno, pertanto, valore confessorio circa l’esistenza e le condizioni dell’incarico professionale.

Infine, la Corte ha chiarito che il termine triennale di prescrizione inizia a decorrere dal compimento della prestazione, che nel caso di specie è stato correttamente individuato dalla corte di merito nella data di emissione della parcella, atto che presuppone la conclusione dell’attività professionale.

Conclusioni: L’Importanza della Formalizzazione dell’Incarico

Questa ordinanza lancia un messaggio inequivocabile ai professionisti: la formalizzazione dell’incarico attraverso un contratto scritto non è un mero adempimento burocratico, ma una tutela essenziale per il proprio credito. Affidarsi a accordi verbali, specialmente in rapporti che si protraggono nel tempo, espone al serio rischio di vedersi opporre l’eccezione di prescrizione presuntiva. La decisione ribadisce che solo un contratto scritto può blindare il diritto al compenso, escludendo quella presunzione di avvenuto pagamento che, dopo tre anni, la legge fa scattare a favore del debitore.

La prescrizione presuntiva si applica ai compensi per lavori complessi finanziati dallo Stato?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la complessità dell’incarico o il fatto che sia finanziato con contributi pubblici non esclude l’applicazione della prescrizione presuntiva, se manca un contratto scritto tra il professionista e il cliente.

Quali atti possono sostituire un contratto scritto per evitare la prescrizione presuntiva?
Secondo la Corte, nessun atto che non sia un contratto privato tra le parti. Documenti come perizie o collaudi inviati alla Pubblica Amministrazione non sostituiscono il contratto, in quanto regolano rapporti diversi e non hanno valore confessorio tra cliente e professionista. L’unico elemento che esclude la prescrizione presuntiva è un contratto stipulato in forma scritta.

Da quando decorre il termine per la prescrizione presuntiva del compenso di un professionista?
Il termine decorre dal momento in cui la prestazione professionale è stata completata. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che questo momento coincidesse con l’emissione della parcella finale da parte del professionista, in quanto tale atto presupponeva la conclusione del suo lavoro e la determinazione del credito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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