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Prescrizione presuntiva: quando non si applica?

Un professionista agisce per il recupero dei suoi onorari, ma il cliente eccepisce la prescrizione presuntiva contestando al contempo il credito. La Corte di Cassazione stabilisce che le due difese sono incompatibili: contestare il debito equivale ad ammettere il mancato pagamento, rendendo inapplicabile la presunzione. La sentenza impugnata viene cassata con rinvio.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Presuntiva: Non Puoi Contestare il Debito e Presumerlo Pagato

L’istituto della prescrizione presuntiva rappresenta un’eccezione peculiare nel nostro ordinamento, basata non sull’estinzione del diritto, ma sulla presunzione che un debito sia stato pagato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna a fare luce su un punto cruciale: l’incompatibilità tra l’avvalersi di questa presunzione e la contemporanea contestazione del credito. La vicenda analizzata riguarda il mancato pagamento delle spettanze di un avvocato per l’assistenza fornita in una causa di separazione coniugale.

I Fatti del Caso

Un avvocato conveniva in giudizio una sua ex cliente per ottenere il pagamento del compenso professionale maturato per l’attività di difesa svolta in due procedimenti giudiziari. La cliente, nel resistere in giudizio, si difendeva sollevando, tra le altre cose, l’eccezione di prescrizione presuntiva del credito. Sosteneva, in pratica, che essendo trascorso il termine di tre anni previsto dalla legge, il debito si dovesse presumere già estinto.

Le Decisioni di Primo e Secondo Grado

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello accoglievano la difesa della cliente, ritenendo fondata l’eccezione di prescrizione presuntiva. Di conseguenza, la domanda dell’avvocato veniva respinta, poiché il suo diritto al compenso era considerato prescritto. Il professionista, non ritenendo corretta tale interpretazione, decideva di ricorrere alla Corte di Cassazione, lamentando che i giudici di merito non avessero considerato un aspetto fondamentale: la cliente non si era limitata a eccepire la prescrizione, ma aveva anche contestato il credito, sia riguardo allo svolgimento effettivo delle prestazioni, sia riguardo alla congruità delle somme richieste.

Le Motivazioni: La Prescrizione Presuntiva è Incompatibile con la Contestazione

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi del ricorso del professionista, ribaltando la decisione dei giudici di merito. Il cuore della motivazione risiede nella natura stessa della prescrizione presuntiva. Come chiarito dai giudici, l’articolo 2956, n. 2, del Codice Civile, stabilisce un termine di tre anni per la prescrizione del diritto dei professionisti al compenso. Tuttavia, a differenza della prescrizione ordinaria (che estingue il diritto), quella presuntiva si fonda unicamente sulla presunzione che, per certi tipi di crediti che solitamente vengono pagati in tempi brevi, il pagamento sia già avvenuto.

L’eccezione di prescrizione presuntiva, quindi, è logicamente incompatibile con qualsiasi difesa che neghi l’esistenza stessa del debito o ne contesti l’ammontare. Chi solleva tale eccezione, infatti, ammette implicitamente che l’obbligazione è sorta e che il suo unico argomento difensivo è la presunzione legale di averla già estinta con il pagamento. Contestare l’esistenza, l’entità o la debenza del credito costituisce un’ammissione implicita di non aver pagato. Tale ammissione fa crollare il fondamento stesso della presunzione, rendendo l’eccezione inefficace. La Corte d’Appello aveva errato nel considerare solo il decorso del tempo, senza valutare che le contestazioni della cliente sul merito della pretesa erano incompatibili con l’eccezione sollevata.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Bologna, in diversa composizione, affinché decida nuovamente la controversia attenendosi a questo principio. La nuova corte dovrà quindi esaminare il merito della domanda del professionista, senza poterla respingere sulla base della prescrizione presuntiva. Questa decisione rafforza un principio consolidato: non si può, metaforicamente, avere la botte piena e la moglie ubriaca. O si sostiene di aver pagato (e la prescrizione presuntiva ne è una prova relativa), oppure si contesta il debito, ma in tal caso si ammette di non averlo pagato, e la presunzione non può più operare.

Cos’è la prescrizione presuntiva?
È un istituto giuridico che, dopo un breve periodo di tempo stabilito dalla legge (in questo caso tre anni per i professionisti), fa presumere che un debito sia stato pagato. Non estingue il diritto, ma si basa su una presunzione di avvenuto pagamento che può essere superata.

È possibile sollevare l’eccezione di prescrizione presuntiva e contemporaneamente contestare l’esistenza o l’importo del debito?
No. La Corte di Cassazione ha confermato che le due difese sono incompatibili. Contestare il debito, in tutto o in parte, equivale a un’ammissione implicita di non aver pagato, comportamento che fa venir meno il presupposto su cui si fonda la presunzione di pagamento.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte ha accolto il ricorso del professionista, annullando (cassando) la sentenza della Corte d’Appello. Ha stabilito che i giudici di merito hanno errato nel ritenere applicabile la prescrizione presuntiva nonostante la debitrice avesse anche contestato il credito, e ha rinviato la causa a un’altra sezione della Corte d’Appello per una nuova decisione nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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