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Prescrizione presuntiva: quando il pagamento non basta

La Corte di Cassazione chiarisce i limiti delle prove contro la prescrizione presuntiva del compenso professionale. Un avvocato ha agito contro un ex cliente per il saldo di una parcella, ma il cliente ha eccepito la prescrizione triennale. La Corte ha stabilito che né l’invio della fattura, né un pagamento parziale non qualificato come ‘acconto’, né una registrazione con un’ammissione stragiudiziale del debito sono sufficienti a superare la presunzione di avvenuto pagamento. Solo l’ammissione in giudizio o il giuramento decisorio possono vincere tale presunzione, che si fonda sull’idea che certi debiti vengano saldati rapidamente.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Presuntiva: Come Provare il Mancato Pagamento?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per i professionisti: la prescrizione presuntiva del credito e i mezzi per superarla. Cosa succede se il cliente effettua un pagamento parziale o se si possiede una registrazione in cui ammette il debito? La Corte chiarisce i limiti di queste prove, ribadendo la rigidità dei meccanismi previsti dalla legge per vincere la presunzione di avvenuto pagamento.

I Fatti di Causa

Un avvocato citava in giudizio un suo ex cliente per ottenere il pagamento del saldo residuo di un compenso professionale per un’attività svolta in materia penale. Il cliente, costituitosi in giudizio, si difendeva eccependo l’intervenuta prescrizione presuntiva triennale del credito, prevista dall’art. 2956 c.c. per i compensi dei professionisti.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda dell’avvocato, ritenendo che il termine di prescrizione fosse stato interrotto da diversi atti, tra cui l’invio di una fattura, un pagamento parziale e una successiva lettera di sollecito. La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione. I giudici di secondo grado sostenevano che né il semplice invio di una fattura commerciale, né un pagamento parziale (se non accompagnato dalla chiara ammissione di un debito maggiore) potessero essere considerati atti idonei a interrompere la prescrizione. Di conseguenza, accoglieva l’eccezione del cliente e rigettava la domanda del professionista. L’avvocato, non soddisfatto, ricorreva per Cassazione.

La Prescrizione Presuntiva e i Mezzi di Prova

Il cuore della controversia ruota attorno alla natura e al funzionamento della prescrizione presuntiva. A differenza della prescrizione ordinaria, che estingue il diritto stesso, quella presuntiva si basa su una presunzione legale di avvenuto pagamento. La legge presume che certi tipi di debiti, che nascono da rapporti che si svolgono senza formalità (come il compenso di un professionista), vengano pagati in tempi brevi. Scaduto il termine (nel caso di specie, tre anni), la legge presume che il pagamento sia avvenuto.

Il creditore che si vede opporre questa eccezione ha le armi spuntate. Per vincere la presunzione, non può usare prove ordinarie come testimoni o documenti. L’art. 2959 c.c. stabilisce che gli unici modi per superare la prescrizione presuntiva sono:

1. L’ammissione in giudizio da parte del debitore che l’obbligazione non è stata estinta.
2. Il deferimento del giuramento decisorio, con cui si chiede al debitore di giurare in tribunale di aver effettivamente pagato.

L’inefficacia delle prove portate dal professionista

Nel caso specifico, l’avvocato aveva tentato di dimostrare il suo diritto con tre elementi principali, tutti ritenuti inefficaci dalla Cassazione:

La registrazione di una conversazione: Il legale sosteneva di avere una registrazione in cui il cliente ammetteva di essere ancora debitore. La Corte ha chiarito che qualsiasi ammissione fatta fuori dal giudizio* è irrilevante ai fini del superamento della prescrizione presuntiva. Può, al massimo, interrompere il decorso della prescrizione ordinaria (art. 2944 c.c.), ma solo se avviene prima che il termine sia scaduto.
* L’invio della fattura: I giudici hanno ribadito un principio consolidato: l’invio di una fattura è un atto unilaterale del creditore e non ha, di per sé, l’efficacia di un atto di costituzione in mora idoneo a interrompere la prescrizione, a meno che non contenga una chiara intimazione di pagamento con un termine per adempiere. Nel caso di specie, la fattura era stata ritenuta un semplice documento fiscale.
Il pagamento parziale: Anche il pagamento di una parte del debito non è stato considerato sufficiente. La giurisprudenza è costante nell’affermare che un pagamento parziale vale come riconoscimento del debito (e quindi interrompe la prescrizione) solo se è inequivocabilmente eseguito in acconto* su un debito maggiore. Se manca questa specificazione, il pagamento non ha valore ricognitivo del debito residuo, specialmente quando il debitore nega la sua esistenza e si avvale della prescrizione presuntiva.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del professionista, correggendo in parte la motivazione della Corte d’Appello ma confermandone l’esito. Il ragionamento dei giudici si fonda sulla distinzione netta tra interruzione della prescrizione e superamento della presunzione di pagamento. Gli atti interruttivi, come un riconoscimento di debito, sono efficaci solo se posti in essere prima che il termine di prescrizione presuntiva sia compiuto. Una volta che il termine è decorso, la presunzione di pagamento si consolida e può essere vinta solo con i due mezzi specifici previsti dalla legge (ammissione in giudizio o giuramento).

L’ammissione stragiudiziale contenuta nella registrazione, essendo avvenuta quando il termine era già ampiamente scaduto, non poteva avere alcun effetto interruttivo né poteva superare la presunzione. Allo stesso modo, il pagamento parziale, in assenza di prove che lo qualificassero come acconto e di fronte alla negazione del debitore che lo imputava a un altro incarico, non poteva essere interpretato come un’ammissione del debito residuo. La Corte sottolinea che l’onere di dimostrare la mancata estinzione del debito ricade interamente sul creditore, ma con i soli strumenti ‘estremi’ del giuramento o della confessione giudiziale.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per tutti i professionisti e i creditori di rapporti soggetti a prescrizione presuntiva. Evidenzia la necessità di gestire i crediti con tempestività e formalità. Per evitare di incappare nelle maglie della prescrizione presuntiva, è fondamentale:

1. Inviare solleciti di pagamento che abbiano la forma di una vera e propria costituzione in mora, con intimazione ad adempiere entro un termine preciso.
2. In caso di pagamenti parziali, ottenere dal debitore una dichiarazione scritta che qualifichi il versamento come ‘acconto’ sul maggior dovuto, così da costituire un riconoscimento del debito residuo.
3. Agire in giudizio prima del decorso del termine breve di prescrizione (triennale per i professionisti).

Una volta maturato il termine, le possibilità di recuperare il credito si riducono drasticamente, essendo affidate alla rischiosa e improbabile ammissione in giudizio del debitore o all’esito del giuramento decisorio.

Un pagamento parziale interrompe la prescrizione presuntiva del compenso di un professionista?
No, non necessariamente. Secondo la Corte, un pagamento parziale può interrompere la prescrizione solo se è accompagnato da una precisazione inequivocabile che si tratta di un ‘acconto’ su un debito maggiore. In assenza di tale specificazione, e soprattutto se il debitore nega l’esistenza del debito residuo, il pagamento non è sufficiente a vincere la presunzione di estinzione del credito.

L’invio di una fattura è sufficiente a interrompere la prescrizione?
No, il semplice invio di una fattura commerciale è considerato un atto unilaterale inidoneo a interrompere la prescrizione. Per avere efficacia interruttiva, l’atto deve contenere una chiara manifestazione di volontà di far valere il diritto, come un’esplicita intimazione di pagamento con la fissazione di un termine per adempiere.

Una registrazione in cui il debitore ammette di non aver pagato tutto può vincere la prescrizione presuntiva?
No. La Corte ha stabilito che un’ammissione fatta fuori dal giudizio (stragiudiziale), come quella contenuta in una registrazione, è irrilevante per superare la presunzione di pagamento. Gli unici mezzi di prova ammessi per vincere la prescrizione presuntiva sono l’ammissione fatta dal debitore durante il processo o il giuramento decisorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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