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Prescrizione presuntiva: quando è inefficace

Il Tribunale di Ancona ha stabilito che sollevare l’eccezione di prescrizione presuntiva per il compenso di un avvocato è incompatibile con la contestazione dell’importo del debito o l’allegazione di un pagamento parziale. Tale comportamento costituisce un’ammissione implicita della mancata estinzione del debito, rendendo inefficace la presunzione e confermando il decreto ingiuntivo contro i clienti.

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Pubblicato il 6 gennaio 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione presuntiva: quando la difesa del debitore si rivela un boomerang

Nel mondo dei crediti professionali, la prescrizione presuntiva rappresenta uno strumento di difesa per il debitore, basato sulla presunzione che, dopo un certo periodo, il pagamento sia avvenuto. Tuttavia, una recente sentenza del Tribunale di Ancona ci ricorda che questa difesa è estremamente delicata e può essere vanificata da comportamenti processuali contraddittori. Il caso in esame riguarda l’opposizione a un decreto ingiuntivo per il compenso di un avvocato, dove i clienti hanno tentato di far valere la prescrizione, ma le loro stesse argomentazioni hanno portato al rigetto della loro domanda. Analizziamo insieme i dettagli della vicenda.

I fatti di causa

Un avvocato otteneva un decreto ingiuntivo per quasi 40.000 euro contro i suoi ex clienti a titolo di compenso per l’attività professionale svolta in una precedente causa. I clienti si opponevano al decreto, sostenendo che il diritto di credito del legale fosse estinto per prescrizione presuntiva triennale, come previsto dall’art. 2956, n. 2 del Codice Civile.

Oltre a sollevare questa eccezione, i clienti introducevano un’altra linea difensiva: affermavano di aver già effettuato pagamenti per circa 22.000 euro (tramite assegni e un anticipo) e che tale somma “remunera integralmente l’attività svolta”. Questa duplice difesa si rivelerà il punto debole della loro strategia.

L’eccezione di prescrizione presuntiva e la difesa contraddittoria

La prescrizione presuntiva non estingue il debito, ma crea una presunzione legale di avvenuto pagamento. L’effetto principale è l’inversione dell’onere della prova: non è più il debitore a dover dimostrare di aver pagato, ma il creditore a dover provare il contrario. Tuttavia, come stabilito dall’art. 2959 c.c., questa eccezione viene rigettata se chi la solleva ammette in giudizio che l’obbligazione non è stata estinta.

Nel caso specifico, i clienti hanno fatto proprio questo. Sostenendo che la somma da loro versata fosse integralmente satisfattiva, hanno implicitamente contestato l’ammontare del credito richiesto dall’avvocato. Questo comportamento è stato giudicato incompatibile con la presunzione di avvenuto pagamento totale del debito. In pratica, non si può contemporaneamente affermare che un debito si presume pagato e, allo stesso tempo, discutere su quanto di quel debito sia effettivamente dovuto. L’ammissione, anche implicita, di un’obbligazione non estinta rende inefficace l’eccezione.

La decisione del Tribunale sulla prescrizione presuntiva

Il Tribunale ha accolto pienamente la tesi sostenuta da consolidata giurisprudenza di legittimità. Ha chiarito che l’allegazione di un pagamento parziale o la contestazione dell’entità del credito richiesto dal creditore equivalgono a un’ammissione che l’obbligazione non è stata interamente estinta.

Questo comportamento processuale contraddittorio fa venire meno la presunzione di pagamento su cui si fonda l’istituto della prescrizione presuntiva. Di conseguenza, il giudice ha rigettato l’eccezione, ritenendola incompatibile con le altre difese sollevate dai debitori.

L’onere della prova e i pagamenti parziali

Una volta rigettata l’eccezione di prescrizione, l’onere della prova è tornato a gravare sui debitori. Spettava a loro, quindi, dimostrare l’avvenuto pagamento del debito. La semplice produzione di alcuni assegni bancari non è stata ritenuta sufficiente.

I clienti non sono riusciti a provare il “collegamento” tra gli assegni prodotti e il credito specifico richiesto dall’avvocato. A complicare la loro posizione, gli assegni erano intestati alla segretaria dello studio legale e non direttamente al professionista. L’avvocato, dal canto suo, ha dimostrato di aver avuto molteplici altri rapporti professionali con i clienti nello stesso arco temporale, rendendo plausibile che quei pagamenti si riferissero ad altre prestazioni. In assenza di una prova certa dell’imputazione di quei pagamenti al credito in questione, la difesa dei debitori è crollata.

Le motivazioni

Le motivazioni della decisione si fondano su un principio giuridico chiaro: la coerenza della linea difensiva. Il giudice ha evidenziato che la ratio della prescrizione presuntiva risiede nella presunzione di un adempimento esatto e totale. Quando il debitore contesta l’ammontare del credito o allega un pagamento parziale, mina alla base questa presunzione, ammettendo implicitamente che la questione del pagamento è ancora aperta. Tale comportamento processuale, secondo la giurisprudenza consolidata, è incompatibile con l’eccezione di prescrizione e ne causa il rigetto. Di conseguenza, venuta meno la presunzione, l’onere di provare l’estinzione dell’obbligazione torna pienamente in capo al debitore, che nel caso di specie non è riuscito a fornire tale prova.

Le conclusioni

Questa sentenza offre un importante monito: la scelta della strategia difensiva deve essere attenta e coerente. L’eccezione di prescrizione presuntiva è un’arma a doppio taglio. Se da un lato può semplificare la posizione del debitore, dall’altro non può essere cumulata con difese che ne contraddicono il fondamento, come la contestazione del quantum o l’ammissione di pagamenti parziali. Per i debitori, ciò significa che, se si intende percorrere la strada della prescrizione, non si può contemporaneamente mettere in discussione il debito. Per i creditori, questa pronuncia conferma che un’attenta analisi delle difese avversarie può rivelare contraddizioni fatali per la controparte.

È possibile eccepire la prescrizione presuntiva e allo stesso tempo contestare l’importo del debito?
No. La sentenza chiarisce che tale comportamento è incompatibile. Contestare l’ammontare del credito o allegare un pagamento parziale equivale a un’ammissione implicita che l’obbligazione non è stata estinta, facendo venire meno la presunzione di pagamento e causando il rigetto dell’eccezione di prescrizione.

Cosa succede se un debitore solleva l’eccezione di prescrizione presuntiva ma ammette di aver effettuato un pagamento parziale?
L’eccezione di prescrizione presuntiva viene rigettata. L’ammissione di un pagamento parziale è considerata una contestazione sull’entità del debito residuo ed è incompatibile con la presunzione che l’intera obbligazione sia stata soddisfatta. Di conseguenza, la presunzione legale di pagamento cessa di operare.

Chi deve provare il pagamento se l’eccezione di prescrizione presuntiva viene rigettata?
Se l’eccezione viene rigettata, l’originario riparto dell’onere probatorio viene ripristinato. Pertanto, grava nuovamente sul debitore l’onere di dimostrare di aver adempiuto all’obbligazione, fornendo la prova del pagamento quale fatto estintivo del credito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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