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Prescrizione presuntiva: no con contratto scritto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso di un’azienda, confermando che la prescrizione presuntiva per i crediti di lavoro non è applicabile quando il rapporto è formalizzato da un contratto scritto. La Corte ha ribadito che tale istituto opera solo nei rapporti informali, dove il pagamento avviene solitamente senza dilazioni o quietanze scritte. Di conseguenza, l’azienda è stata condannata al pagamento delle retribuzioni e del TFR non corrisposti alla lavoratrice.

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Prescrizione Presuntiva e Contratto di Lavoro: La Cassazione Fa Chiarezza

La prescrizione presuntiva sui crediti di lavoro è un argomento complesso che spesso genera contenziosi. Con la recente ordinanza n. 20445/2025, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: questo istituto non trova applicazione quando il rapporto di lavoro è disciplinato da un contratto stipulato per iscritto. Analizziamo nel dettaglio questa importante decisione e le sue implicazioni per datori di lavoro e dipendenti.

I Fatti di Causa

Una lavoratrice si era rivolta al tribunale per ottenere il pagamento di diverse somme dovute dal suo datore di lavoro, tra cui retribuzioni ordinarie, lavoro straordinario, mancato preavviso e il Trattamento di Fine Rapporto (TFR). La Corte d’Appello aveva dato ragione alla lavoratrice, condannando la società al pagamento di oltre 60.000 euro.

L’azienda, non accettando la condanna, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su quattro motivi. I principali vertevano sulla presunta errata applicazione delle norme sulla prescrizione presuntiva, sostenendo che sia le retribuzioni che il TFR avrebbero dovuto considerarsi prescritti, ovvero pagati, dato il tempo trascorso.

Il Principio della Prescrizione Presuntiva nel Lavoro

Il Codice Civile, agli articoli 2954, 2955 e 2956, prevede le cosiddette prescrizioni presuntive. Si tratta di un meccanismo legale che, dopo un certo periodo (solitamente breve), presume che un debito sia stato estinto. La loro ratio risiede in quei rapporti della vita quotidiana dove il pagamento avviene di solito senza ritardi e senza il rilascio di una quietanza scritta.

Nel caso in esame, la società datrice di lavoro sosteneva che tale presunzione dovesse applicarsi anche ai crediti della sua ex dipendente. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha seguito un orientamento consolidato, chiarendo i limiti di questo istituto nel contesto di un rapporto di lavoro formalizzato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso dell’azienda, giudicando infondati i motivi principali. I giudici hanno chiarito che la prescrizione presuntiva non opera quando il diritto di credito nasce da un contratto stipulato in forma scritta. La presenza di un contratto formale, infatti, fa venir meno il presupposto stesso della norma: l’informalità del rapporto e l’abitudine al pagamento immediato senza prove scritte. Poiché il rapporto di lavoro era basato su un contratto scritto, la presunzione di avvenuto pagamento non poteva essere invocata dal datore di lavoro.

Per quanto riguarda gli altri motivi del ricorso, relativi a presunti vizi di motivazione sulla valutazione del lavoro straordinario e sulla questione del preavviso, la Corte li ha dichiarati inammissibili. Si è infatti ritenuto che tali doglianze mirassero a una nuova e non consentita valutazione dei fatti di causa, già correttamente accertati nei gradi di merito, e che fossero privi della necessaria specificità, non indicando dove e come la contestazione fosse avvenuta nel processo.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione è di fondamentale importanza pratica. Essa stabilisce che un contratto di lavoro scritto funge da scudo per il lavoratore contro l’eccezione di prescrizione presuntiva. Il datore di lavoro non può semplicemente affermare che, essendo passato del tempo, le retribuzioni si presumono pagate; al contrario, in presenza di un contratto, grava su di lui l’onere di fornire la prova effettiva dell’avvenuto pagamento. Questa pronuncia rafforza la tutela dei diritti dei lavoratori, sottolineando il valore e la funzione probatoria del contratto scritto nel definire obblighi e diritti reciproci.

Quando si applica la prescrizione presuntiva ai crediti di lavoro?
Secondo la sentenza, la prescrizione presuntiva si applica solo ai rapporti di lavoro che si svolgono senza formalità (cioè, senza un contratto scritto), in cui il pagamento suole avvenire senza dilazione e senza il rilascio di una quietanza scritta.

Un contratto di lavoro scritto impedisce l’applicazione della prescrizione presuntiva?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che se il credito del lavoratore (come la retribuzione o il TFR) trae origine da un contratto stipulato in forma scritta, le norme sulla prescrizione presuntiva non operano.

Cosa succede se il datore di lavoro non prova di aver pagato le retribuzioni previste da un contratto scritto?
In presenza di un contratto scritto, il datore di lavoro non può beneficiare della presunzione di avvenuto pagamento. Pertanto, se non fornisce la prova concreta di aver corrisposto le somme dovute (ad esempio, tramite buste paga quietanzate o ricevute di bonifico), è tenuto a pagare quanto richiesto dal lavoratore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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