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Prescrizione presuntiva: il giuramento del curatore

Una professionista si opponeva al mancato accoglimento del suo credito professionale in un fallimento. Il curatore aveva eccepito la prescrizione presuntiva e, deferitogli giuramento, aveva dichiarato di non essere a conoscenza del pagamento. La Corte di Cassazione, richiamando una recente sentenza delle Sezioni Unite, ha stabilito che la dichiarazione di ignoranza del curatore equivale a un mancato giuramento, favorendo così la posizione del creditore. La Corte ha cassato la decisione precedente, rinviando la causa al Tribunale per una nuova valutazione basata su questo principio.

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Prescrizione Presuntiva e Fallimento: la Svolta della Cassazione sul Giuramento del Curatore

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto cruciale in materia di prescrizione presuntiva nei contenziosi fallimentari, modificando un orientamento consolidato. La decisione si concentra sugli effetti della dichiarazione del curatore fallimentare che, chiamato a giurare sull’avvenuto pagamento di un debito, afferma di non esserne a conoscenza. Questa pronuncia, in linea con un recente intervento delle Sezioni Unite, rafforza la tutela dei creditori, in particolare dei professionisti.

I Fatti del Caso

Una professionista aveva richiesto l’ammissione al passivo di un fallimento per un cospicuo credito relativo a prestazioni professionali svolte anni prima in favore della società poi fallita. Il curatore fallimentare si era opposto alla richiesta, sollevando l’eccezione di prescrizione presuntiva ai sensi dell’art. 2956 c.c., che presume estinti i crediti per prestazioni professionali dopo tre anni.
Per superare tale eccezione, la professionista aveva deferito il giuramento decisorio al curatore, chiedendogli di giurare se avesse notizia dell’avvenuto pagamento. Il curatore aveva risposto negativamente, dichiarando di non essere a conoscenza di alcun pagamento. Il Tribunale, in linea con un precedente orientamento, aveva interpretato questa dichiarazione come un giuramento negativo, respingendo la domanda della creditrice e di fatto considerando il debito estinto.

La Questione Giuridica: Il Valore del Giuramento del Curatore

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 2960 c.c. e nel valore probatorio da attribuire alla dichiarazione del curatore fallimentare. Il curatore, essendo un soggetto terzo che gestisce il fallimento dopo che i fatti si sono verificati, spesso non ha conoscenza diretta dei pagamenti effettuati dalla società in bonis.
La questione era: la sua dichiarazione di non sapere se un pagamento sia avvenuto deve essere considerata una prova a favore del fallimento, vincendo così la causa? Oppure questa dichiarazione di ignoranza equivale a un rifiuto di giurare, con conseguenze opposte?
L’orientamento precedente, basato su una datata sentenza della Corte Costituzionale, tendeva a favorire il fallimento, trasformando di fatto la prescrizione presuntiva in una prescrizione estintiva e lasciando il creditore senza tutele.

La Decisione Innovativa della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha ribaltato la decisione del Tribunale, accogliendo il ricorso della professionista. I giudici di legittimità si sono allineati a un recente e fondamentale intervento delle Sezioni Unite (sentenza n. 25442/2023), che ha risolto il contrasto giurisprudenziale sul punto.
Il principio affermato è il seguente: in tema di accertamento del passivo, qualora sia eccepita la prescrizione presuntiva e il creditore deferisca giuramento decisorio al curatore, la dichiarazione di quest’ultimo di non sapere se il pagamento sia avvenuto produce gli effetti del mancato giuramento. In base al codice di procedura civile, il mancato giuramento o il rifiuto di prestarlo portano alla vittoria della parte che lo ha deferito. Di conseguenza, l’eccezione di prescrizione viene rigettata e il credito deve essere accertato.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione evidenziando come l’interpretazione precedente creasse una grave disparità di trattamento, violando il diritto di difesa e il principio del giusto processo (artt. 24 e 111 Cost.). Considerare la dichiarazione di ignoranza del curatore come una prova a favore del fallimento significava svuotare di ogni efficacia l’unico strumento a disposizione del creditore (il giuramento) per superare la prescrizione presuntiva. In questo modo, il creditore si trovava in una posizione di svantaggio insormontabile. Il nuovo principio, invece, ripristina l’equilibrio processuale: il curatore, non potendo giurare il falso, se non ha conoscenza del pagamento non può che ammetterlo, e tale ammissione di ignoranza, equiparata al mancato giuramento, andrà a vantaggio del creditore, che vedrà così superata l’eccezione di prescrizione.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rappresenta una vittoria significativa per i creditori, specialmente per i professionisti, che spesso si trovano a dover recuperare i propri compensi da società insolventi. La decisione chiarisce che il curatore fallimentare non può più utilizzare la propria (legittima) mancanza di conoscenza dei fatti pregressi come uno scudo per respingere le pretese creditorie basate sulla prescrizione presuntiva. Il principio affermato dalle Sezioni Unite e ribadito in questa sede garantisce una maggiore tutela al diritto di credito e assicura che la procedura di verifica del passivo si svolga nel rispetto del giusto processo, evitando che un istituto pensato per semplificare la prova del pagamento si trasformi in una barriera insuperabile per il creditore.

Cosa succede se il curatore fallimentare, a cui è deferito giuramento sulla prescrizione presuntiva, dichiara di non sapere se il pagamento è avvenuto?
Secondo la Corte di Cassazione, richiamando le Sezioni Unite, la dichiarazione del curatore di non sapere se il pagamento sia avvenuto produce gli effetti del mancato giuramento. Di conseguenza, la parte che ha deferito il giuramento (il creditore) vince la causa su quel punto e l’eccezione di prescrizione si considera superata.

Perché la Corte di Cassazione ha cambiato l’orientamento precedente sulla prescrizione presuntiva nel fallimento?
La Corte ha ritenuto che l’interpretazione precedente, che favoriva il fallimento, violasse il diritto di difesa e il principio del giusto processo. Essa trasformava la prescrizione presuntiva in una prescrizione estintiva assoluta, lasciando il creditore senza alcun mezzo efficace per far valere il proprio diritto, creando così un inaccettabile squilibrio processuale.

Qual è l’effetto pratico di questa ordinanza per un professionista creditore di una società fallita?
L’effetto pratico è un notevole rafforzamento della sua posizione. Il professionista che vanta un credito soggetto a prescrizione presuntiva può ora deferire con maggiore fiducia il giuramento al curatore, sapendo che la probabile dichiarazione di ignoranza di quest’ultimo non determinerà più la perdita della causa, ma, al contrario, gli consentirà di superare l’eccezione e di procedere con l’accertamento del proprio credito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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