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Prescrizione presuntiva e ammissione del debito

Un professionista agiva per il pagamento dei propri compensi a distanza di anni dalla conclusione dell’incarico. Gli eredi del cliente eccepivano la prescrizione presuntiva del credito. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito, stabilendo che una generica disponibilità a discutere la pretesa o la mancata contestazione dell’inadempimento non costituiscono ammissione della persistenza del debito, e quindi non sono sufficienti a superare l’eccezione di prescrizione presuntiva.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Presuntiva: Cosa Accade se il Debitore Ammette il Debito?

La prescrizione presuntiva è un istituto giuridico cruciale nei rapporti di credito di breve durata, come quelli per i compensi professionali. A differenza della prescrizione ordinaria, non estingue il diritto, ma crea una presunzione legale di avvenuto pagamento. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire i limiti di questo istituto, in particolare quando il comportamento del debitore possa essere interpretato come un’ammissione che impedisce di avvalersi di tale presunzione. Esaminiamo il caso di un avvocato che, dopo anni, ha richiesto il pagamento delle sue spettanze, vedendosi opporre proprio questa eccezione.

I Fatti di Causa

Un avvocato aveva svolto attività professionale in favore di un cliente e, dopo il suo decesso, in favore degli eredi. L’incarico professionale si era concluso nel 2010. Tuttavia, solo circa sei anni dopo, il professionista inviava una formale richiesta di pagamento per le sue prestazioni. In risposta, una delle eredi rispondeva tramite posta elettronica.
Successivamente, non avendo ricevuto il pagamento, l’avvocato adiva il Tribunale per ottenere la liquidazione e il saldo dei suoi onorari. Gli eredi, costituitisi in giudizio, si difendevano eccependo l’avvenuta prescrizione presuntiva del credito ai sensi dell’art. 2956 c.c., essendo ormai trascorso il termine triennale dalla conclusione dell’incarico.

L’Applicazione della Prescrizione Presuntiva in Primo Grado

Il Tribunale accoglieva l’eccezione sollevata dagli eredi. I giudici di merito ritenevano che la richiesta di pagamento fosse stata formalizzata ben oltre il termine previsto dalla legge. Inoltre, analizzando la comunicazione via email inviata da una delle eredi nel 2016, il Tribunale escludeva che questa potesse configurare un’ammissione della persistenza del debito. Secondo la valutazione del giudice, il contenuto del messaggio esprimeva una mera disponibilità a valutare la pretesa del professionista, senza però costituire un riconoscimento inequivocabile che il debito non fosse stato estinto. Di conseguenza, l’eccezione di prescrizione veniva ritenuta fondata.

Il Ricorso per Cassazione

L’avvocato, ritenendo errata la decisione, proponeva ricorso per cassazione. La sua tesi si fondava sull’art. 2959 c.c., secondo cui la prescrizione presuntiva non può essere opposta se chi la invoca ha ammesso in giudizio che l’obbligazione non è stata estinta. A suo avviso, il comportamento processuale e le difese svolte dagli eredi nel corso del giudizio erano del tutto incompatibili con la volontà di avvalersi della presunzione di pagamento, e ciò avrebbe dovuto portare il Tribunale a rigettare l’eccezione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione del Tribunale. Gli Ermellini hanno innanzitutto ribadito un principio consolidato: la valutazione del contenuto delle dichiarazioni di una parte, al fine di stabilire se esse costituiscano o meno un’ammissione della mancata estinzione del debito, è un apprezzamento di fatto riservato al giudice di merito. Tale valutazione non può essere riesaminata in sede di legittimità se, come nel caso di specie, è supportata da una motivazione logica e coerente.

Nel merito, la Corte ha chiarito due punti fondamentali:
1. La mancata contestazione non è ammissione: La semplice assenza di una contestazione specifica sull’inadempimento del debito non equivale a un’ammissione implicita della sua mancata estinzione. Il principio processuale di non contestazione (art. 115 c.p.c.) non prevale sulla presunzione legale di pagamento su cui si fonda la prescrizione presuntiva.
2. La dichiarazione dell’erede: La dichiarazione di un erede, convenuto in giudizio per un debito del defunto, di non sapere se il debito sia stato estinto o meno, implica un’ammissione sulla sola esistenza iniziale del rapporto, ma non sulla sua mancata estinzione. Pertanto, una simile dichiarazione non è sufficiente a vincere l’eccezione di prescrizione.

La Corte ha concluso che il Tribunale aveva correttamente analizzato le dichiarazioni degli eredi, ritenendo che non vi fosse alcun atteggiamento incompatibile con la volontà di avvalersi della presunzione di pagamento.

Le Conclusioni

La decisione in esame rafforza un principio cardine in materia di prescrizione presuntiva: per superare la presunzione di avvenuto pagamento, non basta una generica disponibilità a discutere o una mancata contestazione del debito. È necessaria un’ammissione chiara, specifica e inequivocabile da parte del debitore che l’obbligazione non è stata adempiuta. Questa pronuncia serve da monito per i creditori, in particolare per i professionisti, sottolineando l’importanza di agire con tempestività per il recupero dei propri crediti, al fine di non incorrere in presunzioni legali difficili da superare.

Che cos’è la prescrizione presuntiva?
È una presunzione legale secondo cui, trascorso un certo breve periodo di tempo, un debito si considera pagato. Non estingue il diritto di credito in sé, ma inverte l’onere della prova: spetta al creditore dimostrare che il pagamento non è avvenuto, ma può farlo solo con mezzi molto limitati, come il deferimento del giuramento decisorio o l’ammissione del debitore.

La mancata contestazione del mancato pagamento è sufficiente a superare la prescrizione presuntiva?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la nuda non contestazione dell’inadempimento non costituisce un’ammissione implicita della mancata estinzione del debito e non è ostativa all’eccezione di prescrizione presuntiva.

Se un erede dichiara di non sapere se il debito del defunto è stato pagato, può comunque avvalersi della prescrizione presuntiva?
Sì. Tale dichiarazione, secondo la sentenza, implica ammissione della sola costituzione del rapporto obbligatorio, ma non della sua mancata estinzione. Pertanto, non impedisce all’erede di eccepire con successo la prescrizione presuntiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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