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Prescrizione presuntiva avvocato: quando non si applica

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32552/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di compensi professionali. Se un cliente si oppone alla richiesta di pagamento di un avvocato eccependo la prescrizione presuntiva, ma allo stesso tempo contesta l’esistenza stessa del debito (ad esempio, sostenendo che c’era un accordo per non pagare), l’eccezione di prescrizione deve essere respinta. La contestazione del debito equivale a un’ammissione che lo stesso non è stato pagato, rendendo inapplicabile l’istituto della prescrizione presuntiva, che si basa sulla presunzione di avvenuto pagamento. La Corte ha inoltre ribadito che il diritto dell’avvocato a essere pagato dal proprio cliente rimane valido anche in caso di distrazione delle spese.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Presuntiva Avvocato: Quando la Contestazione del Debito Annulla la Difesa

Nel complesso mondo dei rapporti tra avvocati e clienti, la questione del pagamento degli onorari è spesso delicata. Un recente intervento della Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32552 del 2024, fa luce su un aspetto cruciale: l’eccezione di prescrizione presuntiva. Questa pronuncia chiarisce l’incompatibilità tra il sollevare tale eccezione e il contestare, allo stesso tempo, l’esistenza stessa del debito. Analizziamo insieme questa importante decisione per capirne la portata e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Compenso e una Difesa Contraddittoria

La vicenda ha origine dall’azione legale intrapresa da due avvocati nei confronti dei loro ex clienti. I legali chiedevano il pagamento dei compensi per l’attività svolta in un precedente giudizio, conclusosi favorevolmente per i clienti con l’ottenimento di un equo indennizzo.

I clienti, costituitisi in giudizio, si difendevano su due fronti. In primo luogo, sostenevano di aver stipulato un accordo con i legali secondo cui nessun compenso sarebbe stato dovuto oltre a quanto liquidato dal giudice a titolo di spese legali a carico della controparte soccombente. In secondo luogo, eccepivano in ogni caso l’estinzione del diritto per decorso della prescrizione presuntiva, quel meccanismo che presume il pagamento di un debito dopo un certo lasso di tempo.

La Decisione della Corte d’Appello e il Ricorso in Cassazione

La Corte d’Appello, in prima battuta, accoglieva l’eccezione di prescrizione, rigettando la domanda degli avvocati. Secondo i giudici di merito, il termine di prescrizione era decorso e i legali, avendo ottenuto la distrazione delle spese, avrebbero dovuto prima dimostrare di non essere stati pagati dalla parte soccombente nel precedente giudizio.

Insoddisfatti, gli avvocati hanno proposto ricorso per cassazione, basandolo su tre motivi principali, incentrati sulla violazione di legge riguardo l’ammissibilità dell’eccezione di prescrizione e sul diritto dell’avvocato distrattario a richiedere comunque il compenso al proprio cliente.

L’Analisi della Cassazione e la Prescrizione Presuntiva

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, accogliendo i motivi principali del ricorso. Il cuore della sentenza risiede nell’applicazione dell’art. 2959 del codice civile. Questa norma stabilisce che l’eccezione di prescrizione presuntiva deve essere rigettata se la parte che la solleva ha ammesso in giudizio che l’obbligazione non è stata estinta.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che la difesa dei clienti era intrinsecamente contraddittoria. Sostenere l’esistenza di un accordo per cui nulla era dovuto è, di fatto, un’ammissione che il pagamento del compenso richiesto non è mai avvenuto. La prescrizione presuntiva, invece, si fonda su una presunzione legale di avvenuto pagamento. È logicamente impossibile, e giuridicamente inammissibile, sostenere contemporaneamente che un debito non è mai esistito (e quindi non è stato pagato) e che lo stesso debito si presume pagato.

In altre parole, la contestazione sull’esistenza o sull’ammontare del debito neutralizza l’eccezione di prescrizione, perché presuppone il mancato pagamento del credito azionato dal professionista. Questa difesa equivale a un’ammissione implicita che l’obbligazione non è stata estinta tramite pagamento, rendendo inapplicabile la presunzione su cui si fonda la prescrizione.

La Corte ha inoltre chiarito un altro punto fondamentale: il diritto dell’avvocato al compenso anche con distrazione delle spese. La “distrazione delle spese” (art. 93 c.p.c.) è un meccanismo che consente all’avvocato di riscuotere le spese legali direttamente dalla parte soccombente. Tuttavia, questo non estingue il rapporto contrattuale tra l’avvocato e il proprio cliente. La Cassazione ha ribadito che, nonostante la distrazione, l’avvocato conserva il diritto di agire contro il proprio assistito per ottenere il pagamento dell’intero onorario, sia per la parte eccedente quanto liquidato dal giudice, sia per l’intera somma qualora la parte soccombente non adempia.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Avvocati e Clienti

Questa ordinanza offre due importanti lezioni. Per i clienti, sottolinea l’importanza della coerenza nelle proprie difese: non è possibile utilizzare strategie processuali contraddittorie come contestare il debito e contemporaneamente presumerlo pagato. Per gli avvocati, riafferma un principio di tutela fondamentale: il rapporto fiduciario con il cliente rimane la fonte primaria del diritto al compenso, e gli strumenti processuali come la distrazione delle spese non limitano tale diritto, ma offrono solo una via di recupero alternativa. La decisione della Cassazione ha quindi annullato l’ordinanza impugnata, rinviando la causa alla Corte d’Appello per una nuova valutazione basata sui principi di diritto enunciati.

È possibile eccepire la prescrizione presuntiva del compenso di un avvocato e, allo stesso tempo, negare di doverglielo pagare sulla base di un accordo diverso?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che queste due difese sono incompatibili. Negare l’esistenza stessa dell’obbligazione di pagamento equivale ad ammettere che il debito non è stato estinto, rendendo inapplicabile la prescrizione presuntiva, che si fonda proprio sulla presunzione di avvenuto pagamento.

Se un avvocato ottiene la “distrazione delle spese” a suo favore, perde il diritto di chiedere il compenso al proprio cliente?
No. La distrazione delle spese crea un rapporto diretto tra l’avvocato e la parte soccombente, ma non elimina né sostituisce il rapporto principale tra l’avvocato e il proprio cliente. L’avvocato conserva pienamente il diritto di chiedere al cliente il pagamento dell’intera somma dovutagli, specialmente se la parte soccombente non paga o se l’onorario pattuito è superiore a quello liquidato in sentenza.

Cosa rende inammissibile un’eccezione di prescrizione presuntiva secondo questa ordinanza?
L’eccezione di prescrizione presuntiva diventa inammissibile quando la parte che la solleva (il debitore) ammette, anche implicitamente, che l’obbligazione non è stata estinta. Secondo la Corte, contestare l’esistenza stessa del debito costituisce una tale ammissione, poiché logicamente implica che nessun pagamento è stato effettuato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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