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Prescrizione Presuntiva Avvocato: La Cassazione chiarisce

Un avvocato ha agito per il recupero dei suoi crediti professionali, ma il cliente ha eccepito la prescrizione presuntiva. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29875/2019, ha stabilito che la semplice ‘non contestazione’ del mancato pagamento da parte del cliente non equivale a un”ammissione’ di debito che possa vincere la presunzione di avvenuto pagamento. Tuttavia, la Corte ha corretto la decisione sulle spese legali, affermando che il creditore, anche se gli viene riconosciuta solo una minima parte del credito, non può essere considerato soccombente e quindi condannato a pagare le spese della controparte.

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Pubblicato il 17 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Presuntiva Avvocato: Non Contestare Non Significa Ammettere il Debito

La gestione dei crediti professionali è un aspetto cruciale per ogni avvocato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 29875 del 18 novembre 2019, offre importanti chiarimenti sulla prescrizione presuntiva avvocato e sui suoi confini applicativi, in particolare sulla differenza tra la “non contestazione” del cliente e l'”ammissione” del debito. Analizziamo insieme questa pronuncia per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Pagamento e l’Opposizione del Cliente

Un legale otteneva un decreto ingiuntivo per un cospicuo importo a titolo di compensi professionali nei confronti di un ex cliente, erede di altri familiari anch’essi assistiti. Il cliente si opponeva al decreto, eccependo, tra le altre cose, la prescrizione presuntiva del credito.

I giudici di primo e secondo grado accoglievano in gran parte l’opposizione, revocando il decreto ingiuntivo e riducendo drasticamente la somma dovuta. In particolare, i giudici ritenevano fondata l’eccezione di prescrizione presuntiva, che si basa sulla presunzione che determinati crediti, derivanti da rapporti quotidiani, vengano pagati in tempi brevi. L’avvocato, non soddisfatto, ricorreva in Cassazione, sollevando diverse questioni di diritto.

L’Eccezione di Prescrizione Presuntiva Avvocato e la sua Validità

Il cuore della controversia ruotava attorno all’interpretazione degli articoli 2959 c.c. e 115 c.p.c. Il legale sosteneva che il cliente, non avendo contestato in modo specifico l’inadempimento, avesse tenuto un comportamento equiparabile a un'”ammissione” del fatto che l’obbligazione non fosse stata estinta. Secondo questa tesi, tale ammissione avrebbe dovuto rendere inefficace l’eccezione di prescrizione presuntiva.

Inoltre, il ricorrente contestava l’applicabilità della prescrizione presuntiva ai crediti derivanti da prestazioni giudiziali, formalizzate da una procura ad litem, e sosteneva che il termine di prescrizione dovesse decorrere solo dalla cessazione di ogni rapporto di patrocinio con il cliente, e non dalla conclusione di ogni singolo incarico.

La Decisione della Cassazione sulle Spese di Lite

La Corte di Cassazione ha rigettato quasi tutti i motivi di ricorso, fornendo chiarimenti fondamentali. Ha però accolto l’ultimo motivo, relativo alla condanna al pagamento delle spese processuali. Il giudice d’appello aveva confermato la condanna dell’avvocato (l’opposto nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo) al pagamento di una quota delle spese, nonostante gli fosse stato riconosciuto, seppur in minima parte, un credito.

La Cassazione ha ribaltato questa decisione, affermando un principio fondamentale: nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, l’opposto che ottiene il riconoscimento anche solo parziale del proprio credito non può essere qualificato come soccombente e, di conseguenza, non può essere condannato al pagamento delle spese di lite. La Corte ha quindi cassato la sentenza su questo punto e, decidendo nel merito, ha disposto l’integrale compensazione delle spese del primo grado di giudizio.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha spiegato in modo netto la distinzione tra “non contestazione” e “ammissione”. La non contestazione, disciplinata dall’art. 115 c.p.c., è un comportamento processuale passivo che ha rilevanza sul piano probatorio: un fatto non contestato può essere posto dal giudice a fondamento della decisione senza bisogno di prova. L’ammissione che vince la prescrizione presuntiva, ai sensi dell’art. 2959 c.c., è invece un contegno attivo, anche implicito, con cui la parte riconosce che l’obbligazione non è stata estinta. I due concetti operano su piani diversi (probatorio il primo, assertivo il secondo) e non possono essere confusi. Pertanto, la semplice mancanza di una specifica contestazione sull’inadempimento non è sufficiente a superare la presunzione di avvenuto pagamento.

La Corte ha inoltre ribadito che la prescrizione presuntiva per il compenso dell’avvocato decorre dalla conclusione di ogni singola prestazione (art. 2957 c.c.) e che la presenza di una procura ad litem non snatura l’informalità del sottostante contratto di mandato, non impedendo quindi l’applicazione della prescrizione presuntiva.

Le conclusioni

Questa sentenza offre due lezioni importanti. Per gli avvocati, sottolinea la necessità di agire tempestivamente per il recupero dei crediti, poiché l’istituto della prescrizione presuntiva è uno strumento di difesa forte per il cliente. La sola “non contestazione” del mancato pagamento non sarà sufficiente a superarla. Per i clienti, la sentenza chiarisce i limiti di questa difesa. Sul fronte processuale, viene riaffermato un principio di equità: chi ha ragione, anche solo in parte, non può essere trattato come se avesse torto ai fini della ripartizione delle spese legali. Una decisione equilibrata che traccia confini precisi in una materia delicata come quella dei compensi professionali.

La mancata contestazione del mancato pagamento da parte del cliente è sufficiente a superare l’eccezione di prescrizione presuntiva?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la ‘non contestazione’ è un comportamento passivo con valore probatorio, mentre l’ammissione che vince la prescrizione presuntiva richiede un comportamento attivo, anche implicito, che riconosca la persistenza del debito. Le due nozioni non sono equiparabili.

La prescrizione presuntiva per i compensi dell’avvocato decorre dalla fine di ogni singola prestazione o dalla fine dell’intero rapporto con il cliente?
Decorre dalla conclusione di ogni singola prestazione. Secondo la Corte, a norma dell’art. 2957 c.c., il termine di prescrizione decorre automaticamente dalla conclusione della specifica attività professionale, e non si può ipotizzare una sospensione fino alla cessazione di tutti i rapporti con il medesimo cliente.

Se a un creditore viene riconosciuta solo una parte minima del suo credito, può essere condannato a pagare le spese legali del debitore?
No. La Corte ha stabilito che, in un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, il creditore (opposto) a cui viene riconosciuto un credito, anche se di importo minimo rispetto alla richiesta iniziale, non può essere qualificato come parte soccombente e quindi non può essere condannato a pagare le spese processuali della controparte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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