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Prescrizione medici specializzandi: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27934/2025, ha dichiarato inammissibili i ricorsi di alcuni medici specializzandi che chiedevano il risarcimento per la mancata retribuzione durante la specializzazione in anni antecedenti al 1991/92. La Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato, secondo cui la prescrizione decennale del diritto al risarcimento decorre dal 27 ottobre 1999, data di entrata in vigore della legge n. 370/1999. Poiché i ricorsi non presentavano argomenti idonei a superare tale giurisprudenza, sono stati rigettati.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione medici specializzandi: la Cassazione mette un punto fermo

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su una questione che da anni interessa migliaia di professionisti: la prescrizione per i medici specializzandi che non hanno ricevuto un’adeguata remunerazione per la loro formazione, in violazione delle direttive europee. La decisione ribadisce un principio ormai consolidato, offrendo un importante chiarimento sulla decorrenza dei termini per le azioni di risarcimento.

I fatti del caso: la richiesta di risarcimento

Un nutrito gruppo di medici, che aveva frequentato corsi di specializzazione in anni accademici antecedenti al 1991/92, aveva citato in giudizio la Presidenza del Consiglio dei Ministri. La loro richiesta era volta a ottenere il risarcimento dei danni per la mancata attuazione da parte dello Stato italiano di specifiche direttive comunitarie (75/362/CEE, 75/363/CEE e 82/76/CEE), che prevedevano un’adeguata retribuzione per i medici in formazione specialistica.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano rigettato le domande della maggior parte dei ricorrenti, accogliendo l’eccezione di prescrizione sollevata dall’amministrazione statale. I medici, ritenendo errata tale decisione, hanno quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo che il termine di prescrizione avrebbe dovuto decorrere da una data successiva a quella individuata dai giudici di merito.

La decisione della Corte di Cassazione sulla prescrizione per i medici specializzandi

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando in toto la linea interpretativa seguita nei gradi precedenti. La decisione si fonda su un orientamento giurisprudenziale ormai granitico, che la Corte ha richiamato ampiamente nelle sue motivazioni.

Il “Dies a quo” della prescrizione: perché il 27 ottobre 1999?

Il cuore della questione risiede nell’individuazione del cosiddetto dies a quo, ovvero il giorno dal quale il termine di prescrizione decennale ha iniziato a decorrere. Secondo la costante giurisprudenza della Cassazione, questo momento coincide con il 27 ottobre 1999, data di entrata in vigore della legge n. 370 del 1999.

Questa legge, pur colmando parzialmente la lacuna normativa, riconosceva il diritto a una borsa di studio solo a favore dei medici che avevano già ottenuto una sentenza favorevole irrevocabile dal giudice amministrativo. Per tutti gli altri, questa norma ha rappresentato la “ragionevole certezza” che lo Stato non avrebbe più adottato ulteriori provvedimenti per adempiere integralmente alla normativa europea. Da quel preciso momento, l’inadempimento dello Stato è diventato definitivo e il diritto al risarcimento del danno è sorto e ha potuto essere fatto valere in giudizio, facendo così scattare il termine di prescrizione.

Inammissibilità dei ricorsi per conformità alla giurisprudenza

I ricorsi sono stati giudicati inammissibili ai sensi dell’art. 360-bis, n. 1, c.p.c. Questa norma prevede l’inammissibilità del ricorso quando il provvedimento impugnato ha deciso le questioni di diritto in modo conforme alla giurisprudenza della Corte di Cassazione e l’esame dei motivi non offre elementi per confermare o mutare l’orientamento della stessa. Nel caso di specie, i ricorrenti non hanno fornito argomentazioni nuove o diverse tali da giustificare un ripensamento del principio consolidato sul dies a quo della prescrizione.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha smontato le argomentazioni dei ricorrenti, chiarendo che eventuali incertezze sulla giurisdizione competente (ordinaria o amministrativa) o sulla natura dell’azione (contrattuale o extracontrattuale) non erano tali da impedire il decorso della prescrizione. Il diritto al risarcimento, infatti, poteva essere esercitato e l’inerzia interrotta anche con un semplice atto stragiudiziale. La Cassazione ha inoltre sottolineato come la funzione di nomofilachia, propria della Corte, imponga di mantenere un orientamento stabile e uniforme per garantire la certezza del diritto, soprattutto su questioni ampiamente dibattute e risolte.

Conclusioni: cosa significa questa ordinanza

Questa ordinanza conferma in modo definitivo che le azioni di risarcimento per la mancata retribuzione dei medici specializzandi nel periodo 1983-1991 dovevano essere intraprese entro dieci anni dal 27 ottobre 1999. Per le azioni avviate successivamente, il diritto deve considerarsi prescritto. La decisione rafforza il principio della certezza del diritto e mette un punto fermo su un contenzioso che si protrae da decenni, chiudendo di fatto la porta a nuove richieste tardive basate su interpretazioni alternative della decorrenza della prescrizione.

Da quale data inizia a decorrere la prescrizione per il risarcimento dei medici specializzandi non retribuiti?
Secondo la giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione, il termine di prescrizione decennale inizia a decorrere dal 27 ottobre 1999, data di entrata in vigore della legge n. 370 del 1999.

Perché la data di entrata in vigore della legge n. 370 del 1999 è considerata il momento decisivo?
Perché da quel momento, i medici esclusi dai benefici di quella legge hanno avuto la “ragionevole certezza” che lo Stato non avrebbe emanato altri atti di adempimento alla normativa europea, rendendo così definitivo l’inadempimento e pienamente esercitabile il diritto al risarcimento del danno.

È possibile contestare una decisione di merito se questa si conforma a un orientamento consolidato della Cassazione?
No, il ricorso in Cassazione è dichiarato inammissibile (ai sensi dell’art. 360-bis, n. 1, c.p.c.) se la decisione impugnata è conforme alla giurisprudenza della Corte e i motivi del ricorso non offrono elementi nuovi tali da giustificare un cambiamento di tale orientamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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