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Prescrizione medici specializzandi: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un gruppo di medici specializzandi che chiedevano un risarcimento per la mancata retribuzione durante i loro corsi tra il 1982 e il 1990. La Corte ha confermato che il termine di prescrizione decennale per tali richieste è iniziato il 27 ottobre 1999. Secondo la sentenza, l’incertezza giurisprudenziale successiva non era un valido motivo per sospendere la decorrenza della prescrizione medici specializzandi. I ricorrenti sono stati condannati anche per lite temeraria.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione medici specializzandi: la Cassazione mette un punto fermo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di prescrizione medici specializzandi, chiudendo di fatto la porta a nuove richieste di risarcimento per la mancata retribuzione durante i corsi di specializzazione svoltisi tra il 1982 e il 1991. La sentenza chiarisce che il termine per agire è scaduto da tempo e che le incertezze giurisprudenziali non possono essere invocate per posticiparne la decorrenza. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I fatti di causa

Un gruppo di medici si era rivolto al Tribunale di Roma per ottenere il risarcimento dei danni subiti a causa della mancata attuazione da parte dello Stato italiano di alcune direttive europee (75/362/CEE, 75/363/CEE e 82/76/CEE). Tali direttive prevedevano il diritto a un’adeguata retribuzione per i medici che frequentavano corsi di specializzazione. I ricorrenti si erano immatricolati tra il 1982 e il 1990, periodo in cui tale diritto non era stato ancora recepito nell’ordinamento italiano.

Il Tribunale di Roma, in primo grado, aveva respinto la domanda, ritenendo il diritto al risarcimento ormai estinto per intervenuta prescrizione. La Corte d’Appello aveva successivamente dichiarato inammissibile il gravame. I medici hanno quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il termine di prescrizione non avrebbe potuto iniziare a decorrere fino a quando non fossero state risolte alcune incertezze giurisprudenziali in materia.

La questione della prescrizione medici specializzandi

Il cuore della controversia verteva sull’individuazione del dies a quo, ovvero il momento esatto in cui il termine di prescrizione decennale ha iniziato a decorrere. I ricorrenti sostenevano che non si potesse far partire il conteggio finché non vi fosse stata chiarezza su tre punti fondamentali: la giurisdizione competente (giudice ordinario o amministrativo), la natura dell’azione legale e l’individuazione del soggetto contro cui agire (lo Stato o le singole Università).

Secondo la loro tesi, questa chiarezza si sarebbe raggiunta solo a seguito di alcune sentenze chiave tra il 2005 e il 2011. Di conseguenza, il loro diritto non si sarebbe ancora prescritto al momento dell’avvio della causa.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, basandosi su un orientamento ormai consolidato e definito ius receptum (diritto recepito). Gli Ermellini hanno ribadito che il momento cruciale per la decorrenza della prescrizione è il 27 ottobre 1999, data di entrata in vigore dell’art. 11 della Legge n. 370/1999.

Questa legge, pur colmando solo parzialmente la lacuna normativa, aveva reso evidente una cosa: lo Stato non avrebbe più adottato altri provvedimenti per adempiere agli obblighi europei. Da quel momento, per tutti i medici esclusi dai benefici di quella legge, è sorta la “ragionevole certezza” del danno subito e, con essa, la possibilità concreta di esercitare il proprio diritto al risarcimento. Pertanto, da quella data è iniziato a decorrere il termine di dieci anni per agire in giudizio.

La Corte ha smontato le argomentazioni dei ricorrenti sull’incertezza giurisprudenziale, specificando che:

1. L’incertezza sulla giurisdizione non impedisce di interrompere la prescrizione, atto che può essere compiuto anche con una semplice comunicazione stragiudiziale.
2. L’incertezza sulla natura dell’azione (contrattuale o extracontrattuale) non ha rilievo, poiché si applica comunque il termine più lungo di dieci anni.
3. L’incertezza sul legittimato passivo era solo apparente, poiché già dalla normativa del 1999 era chiaro che il destinatario della richiesta di risarcimento fosse l’amministrazione statale e non le singole università.

Infine, la Corte ha condannato i ricorrenti per lite temeraria ai sensi dell’art. 96, terzo comma, c.p.c. La proposizione di un ricorso basato su argomenti palesemente infondati e in contrasto con un orientamento giurisprudenziale consolidato è stata ritenuta una condotta processuale connotata da colpa grave, un uso abusivo del mezzo di impugnazione che ha causato un ingiustificato sviamento del sistema processuale.

Le conclusioni

L’ordinanza della Cassazione conferma in modo definitivo che il diritto al risarcimento per i medici specializzandi non retribuiti tra il 1982 e il 1991 si è prescritto il 27 ottobre 2009. Questa decisione ribadisce la stabilità dei principi giuridici e sanziona i tentativi di rimettere in discussione questioni ormai risolte, sottolineando l’importanza del principio della ragionevole durata del processo e della certezza del diritto.

Da quale momento inizia a decorrere la prescrizione per le richieste di risarcimento dei medici specializzandi non retribuiti tra il 1982 e il 1991?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine di prescrizione decennale inizia a decorrere dal 27 ottobre 1999, data di entrata in vigore della Legge n. 370/1999.

L’incertezza giurisprudenziale su competenza e natura dell’azione può sospendere o posticipare l’inizio della prescrizione?
No. Secondo la Corte, eventuali incertezze sull’individuazione del giudice competente o sulla natura giuridica dell’azione non sono idonee a impedire la decorrenza della prescrizione, poiché il diritto al risarcimento poteva comunque essere esercitato e il termine interrotto, anche con un atto stragiudiziale.

Per quale motivo i ricorrenti sono stati condannati anche per lite temeraria?
Sono stati condannati ai sensi dell’art. 96, terzo comma, c.p.c., perché hanno intentato una causa basata su argomenti manifestamente infondati e contrari a un orientamento giurisprudenziale consolidato da tempo. Tale condotta è stata qualificata come un abuso dello strumento processuale, connotato da colpa grave.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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