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Prescrizione medici specializzandi: Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di alcuni medici che chiedevano un risarcimento per la mancata retribuzione durante la specializzazione, a causa della tardiva attuazione di direttive europee. La Corte ha confermato il consolidato orientamento sulla prescrizione medici specializzandi, stabilendo che il termine decennale decorre dal 27 ottobre 1999. I ricorrenti sono stati inoltre condannati per lite temeraria, data la manifesta infondatezza del ricorso a fronte di una giurisprudenza ormai granitica.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Medici Specializzandi: La Cassazione Mette un Punto Fermo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato ancora una volta la questione del risarcimento danni per la mancata retribuzione dei medici durante la scuola di specializzazione. Il caso riguarda la tardiva attuazione da parte dell’Italia delle direttive europee 75/362/CEE e 75/363/CEE. La decisione ribadisce con fermezza un principio ormai consolidato sulla prescrizione medici specializzandi, sanzionando inoltre i ricorrenti per lite temeraria. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I fatti di causa

Un gruppo di medici aveva citato in giudizio la Presidenza del Consiglio dei Ministri e altri ministeri competenti nel 2015. La loro richiesta era semplice: ottenere il risarcimento del danno per non aver ricevuto alcuna remunerazione durante gli anni della loro specializzazione, un diritto previsto da specifiche direttive comunitarie. Lo Stato italiano, infatti, aveva recepito tali normative con notevole ritardo, solo con la legge n. 257 del 1991.

Tuttavia, sia il Tribunale di Roma in primo grado che la Corte d’Appello avevano rigettato la domanda, ritenendo il diritto al risarcimento ormai estinto per intervenuta prescrizione. I medici non si sono arresi e hanno presentato ricorso in Cassazione.

I motivi del ricorso e la questione della prescrizione medici specializzandi

I ricorrenti hanno basato il loro appello su tre motivi principali:
1. Errata individuazione dell’inizio della prescrizione: Secondo i medici, i giudici di merito avevano sbagliato a fissare la data di decorrenza della prescrizione al 27 ottobre 1999.
2. Mancato rinvio alla Corte di Giustizia Europea: I ricorrenti lamentavano che la loro richiesta di sottoporre la questione alla Corte UE non era stata accolta.
3. Eccessiva liquidazione delle spese legali: L’importo delle spese processuali a loro carico, deciso dalla Corte d’Appello, era ritenuto sproporzionato.

Il fulcro della controversia verteva quindi sulla corretta interpretazione dei termini per la prescrizione del diritto al risarcimento.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso in toto, definendolo in parte inammissibile e in parte manifestamente infondato.

Sul primo motivo, quello cruciale sulla prescrizione medici specializzandi, la Corte ha dichiarato l’inammissibilità ai sensi dell’art. 360 bis, n. 1 c.p.c. Ha ricordato che esiste un orientamento giurisprudenziale granitico, con oltre mille sentenze depositate (di cui cinquantaquattro patrocinate dallo stesso difensore dei ricorrenti), secondo cui “il diritto al risarcimento del danno da tardiva […] trasposizione […] si prescrive nel termine decennale decorrente dalla data di entrata in vigore (27 ottobre 1999) della legge 19 ottobre 1999, n. 370“. Poiché la causa era stata iniziata nel 2015, il termine era ampiamente scaduto.

Anche il secondo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha chiarito che il rinvio alla Corte di Giustizia Europea è una facoltà, non un obbligo per il giudice nazionale, e che in questo caso sarebbe stato del tutto irrilevante, data la chiarezza e la consolidata interpretazione della normativa interna.

Infine, la doglianza sulle spese legali è stata ritenuta generica e inammissibile, poiché la liquidazione rientrava nell’apprezzamento discrezionale del giudice di merito, che aveva peraltro agito correttamente all’interno dei parametri previsti.

La Corte non si è fermata qui. Ha condannato i quattro ricorrenti rimasti in giudizio al pagamento di un’ulteriore somma di 3.000 euro per lite temeraria, ai sensi dell’art. 96, terzo comma, c.p.c. La condanna è stata motivata dalla “manifesta infondatezza del ricorso“, dalla “palese insostenibilità delle tesi giuridiche” e dalla totale assenza di confronto con la giurisprudenza consolidata, ignorata pur di insistere in una pretesa infondata.

Le conclusioni

L’ordinanza conferma che la porta per le richieste di risarcimento per la mancata retribuzione degli specializzandi, per i corsi terminati prima dell’entrata in vigore della normativa di attuazione, è definitivamente chiusa dal decorso della prescrizione. La decisione serve da monito: insistere in azioni legali che si scontrano con un orientamento giurisprudenziale così unanime non solo è inutile, ma espone al rischio concreto di essere condannati per lite temeraria, con un conseguente aggravio di spese. La vicenda sottolinea l’importanza di una valutazione attenta e professionale delle possibilità di successo prima di intraprendere un contenzioso.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per il risarcimento del danno ai medici specializzandi per la mancata retribuzione?
Secondo l’orientamento consolidato della Corte di Cassazione, il termine di prescrizione decennale inizia a decorrere dal 27 ottobre 1999, data di entrata in vigore della legge n. 370 del 1999.

È possibile impugnare una sentenza anche se si basa su un orientamento giurisprudenziale consolidato?
Sì, è possibile, ma il ricorso è ad altissimo rischio di essere dichiarato inammissibile. Come dimostra questa ordinanza, se non si forniscono nuovi e validi argomenti per modificare tale orientamento, si rischia non solo di perdere la causa, ma anche di essere condannati a pagare un’ulteriore somma per lite temeraria.

Cosa significa essere condannati per lite temeraria ai sensi dell’art. 96 c.p.c.?
Significa che il giudice ha accertato che la parte ha agito in giudizio in malafede o con colpa grave, intentando una causa palesemente infondata. Di conseguenza, la parte viene condannata a versare alla controparte una somma di denaro a titolo di risarcimento e sanzione per aver abusato dello strumento processuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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