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Prescrizione medici specializzandi: Cassazione conferma

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30145/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un gruppo di medici specializzandi che chiedevano un risarcimento per la mancata retribuzione durante la specializzazione negli anni ’80. La Corte ha confermato la consolidata giurisprudenza sulla prescrizione medici specializzandi, stabilendo che il diritto al risarcimento si è estinto per il decorso del termine decennale. Inoltre, i ricorrenti sono stati condannati per lite temeraria, avendo agito contro un orientamento giuridico ormai pacifico.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione medici specializzandi: la Cassazione chiude la porta ai risarcimenti tardivi

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato ancora una volta il tema della prescrizione medici specializzandi, confermando un orientamento ormai granitico che chiude le porte alle richieste di risarcimento per la mancata retribuzione durante i corsi di specializzazione svoltisi prima del 1991. La pronuncia non solo dichiara il ricorso inammissibile ma condanna i ricorrenti per lite temeraria, un monito severo per chi insiste su questioni già ampiamente decise dalla giurisprudenza.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’azione legale promossa da un gruppo di medici che avevano frequentato scuole di specializzazione in Italia tra il 1979 e il 1989. Durante quel periodo, essi non avevano percepito alcuna remunerazione, nonostante le direttive comunitarie (75/362/CEE e 75/363/CEE, modificate dalla direttiva 82/76/CEE) imponessero agli Stati membri di garantire un’adeguata retribuzione agli specializzandi. Lo Stato italiano aveva dato attuazione a tali direttive solo in modo tardivo e parziale con la legge n. 257 del 1991.

I medici avevano quindi citato in giudizio la Presidenza del Consiglio dei Ministri e altri ministeri competenti, chiedendo il risarcimento del danno subito. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano rigettato la domanda, accogliendo l’eccezione di prescrizione sollevata dall’Avvocatura dello Stato. I medici hanno quindi proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla prescrizione medici specializzandi

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente inammissibile ai sensi dell’art. 360 bis c.p.c. Gli Ermellini hanno ribadito, citando decine di precedenti conformi, che il diritto al risarcimento del danno per la tardiva attuazione delle direttive in questione è soggetto al termine di prescrizione decennale.

Il punto cruciale, su cui si fonda l’intera giurisprudenza in materia, è l’individuazione del momento da cui tale termine inizia a decorrere (il cosiddetto exordium praescriptionis). La Corte ha confermato che tale momento coincide con la data di entrata in vigore della legge n. 370 del 19 ottobre 1999. Questo perché l’art. 11 di tale legge, pur riconoscendo il diritto a una borsa di studio, lo limitava a una specifica categoria di medici, ovvero coloro che erano già beneficiari di sentenze amministrative passate in giudicato. Per tutti gli altri, la consapevolezza di non rientrare in tale sanatoria e la conseguente certezza del danno subìto sono sorte proprio da quel momento.

Di conseguenza, qualsiasi azione legale avrebbe dovuto essere intrapresa entro i dieci anni successivi, ovvero entro ottobre 2009. Le azioni intraprese dopo tale data sono irrimediabilmente tardive.

La condanna per lite temeraria

Oltre a dichiarare l’inammissibilità, la Corte ha condannato i ricorrenti in solido al pagamento di una somma ulteriore ai sensi dell’art. 96, terzo comma, c.p.c., per responsabilità aggravata (lite temeraria). La condanna è stata motivata dal fatto che il ricorso è stato proposto con “evidente colpa grave, se non con mala fede”, su una questione giuridica sulla quale la Corte si pronunciava in modo uniforme da oltre undici anni. Il difensore dei ricorrenti, inoltre, era già risultato soccombente in decine di casi identici, rendendo l’insistenza nell’azione legale un comportamento processualmente riprovevole.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su un principio di certezza del diritto e di stabilità della giurisprudenza. L’orientamento sulla prescrizione medici specializzandi è stato definito “granitico” e “consolidato”. La Corte ha sottolineato come non vi siano ragioni per discostarsi da un’interpretazione che è stata confermata persino dalle Sezioni Unite.

I giudici hanno inoltre respinto come irrilevanti le argomentazioni dei ricorrenti basate su una nuova legge (L. 91/2025), la quale istituiva un tavolo tecnico per esaminare la questione. La Corte ha chiarito che tale norma non è retroattiva, non si occupa di prescrizione e ha una finalità meramente “ricognitiva”, senza incidere sulle regole civilistiche che disciplinano l’estinzione dei diritti. L’insistenza su tali argomenti, a fronte di un diritto ormai prescritto, ha contribuito a fondare la condanna per lite temeraria, sanzionando l’abuso dello strumento processuale.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un punto fermo e un severo avvertimento. Per i medici che si sono specializzati prima del 1991 e non hanno agito in giudizio entro il 2009, le possibilità di ottenere un risarcimento sono ormai nulle. La prescrizione medici specializzandi è una questione giuridicamente chiusa. Inoltre, la pronuncia evidenzia i rischi concreti di intraprendere azioni legali su questioni coperte da un orientamento giurisprudenziale consolidato: non solo il rigetto della domanda e la condanna alle spese, ma anche una sanzione economica per aver intentato una lite temeraria.

Qual è il termine di prescrizione per il risarcimento del danno da tardiva attuazione delle direttive UE per i medici specializzandi?
Il diritto al risarcimento del danno si prescrive nel termine decennale.

Da quando decorre il termine di prescrizione per queste specifiche richieste di risarcimento?
Il termine decennale di prescrizione decorre dalla data di entrata in vigore della Legge 19 ottobre 1999, n. 370, ovvero dal 27 ottobre 1999.

Cosa rischia chi intenta una causa su una questione giuridica già consolidata e decisa dalla giurisprudenza?
Rischia non solo la dichiarazione di inammissibilità o il rigetto della domanda, ma anche una condanna per responsabilità aggravata (lite temeraria) ai sensi dell’art. 96, terzo comma, c.p.c., che comporta il pagamento di una somma di denaro a titolo di sanzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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