LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Prescrizione lavoro: Cassazione conferma la sospensione

Una società di trasporti ha impugnato una sentenza che riconosceva ad alcuni ex dipendenti il diritto a scatti di anzianità maturati anche durante l’apprendistato. In Cassazione, la società ha rinunciato ai motivi principali, contestando solo l’applicabilità della prescrizione. La Corte Suprema ha respinto il ricorso, affermando un principio fondamentale sulla prescrizione lavoro: le riforme del 2012 e 2015, riducendo la stabilità del posto di lavoro, giustificano la sospensione dei termini di prescrizione per i crediti retributivi durante il rapporto, a causa del timore di ritorsioni del dipendente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Lavoro: La Sospensione è Legittima in Assenza di Stabilità

Con l’ordinanza n. 597/2024, la Corte di Cassazione torna su un tema cruciale del diritto del lavoro: la prescrizione lavoro. La decisione conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato, stabilendo che la ridotta stabilità del rapporto di lavoro, introdotta dalle riforme del 2012 (Legge Fornero) e del 2015 (Jobs Act), giustifica la sospensione del termine di prescrizione per i crediti retributivi mentre il rapporto è in corso.

Il Fatto: Dagli Scatti di Anzianità alla Questione della Prescrizione

La vicenda trae origine dalla richiesta di un gruppo di lavoratori di una grande azienda di trasporti. Essi chiedevano il riconoscimento, ai fini degli scatti di anzianità, dell’intero periodo di apprendistato svolto. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato loro ragione, dichiarando la nullità delle clausole del contratto collettivo che escludevano tale computo.

L’azienda ha presentato ricorso in Cassazione basato su cinque motivi. Tuttavia, in una mossa strategica, ha successivamente rinunciato ai primi quattro motivi, che concernevano il merito della questione (il computo dell’apprendistato e le presunte violazioni di legge e discriminazioni). Di conseguenza, l’attenzione della Suprema Corte si è concentrata esclusivamente sul quinto motivo, relativo alla prescrizione lavoro.

L’azienda sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel non considerare prescritti i crediti dei lavoratori, ritenendo che il termine di prescrizione non dovesse essere sospeso durante il rapporto di lavoro.

La Questione della Prescrizione Lavoro dopo la Riforma Fornero

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nell’analisi degli effetti delle riforme legislative sul regime di stabilità del lavoro. Storicamente, la giurisprudenza riteneva che in un rapporto di lavoro assistito da una forte tutela contro i licenziamenti illegittimi (la cosiddetta “tutela reale” dell’art. 18), il dipendente non avesse timore (in latino, metus) di far valere i propri diritti. Di conseguenza, la prescrizione dei suoi crediti decorreva anche durante il rapporto di lavoro.

Al contrario, in assenza di tale stabilità, si presumeva che il lavoratore potesse essere indotto a non reclamare i propri crediti per paura di una ritorsione (il licenziamento). Per proteggerlo, la prescrizione veniva considerata sospesa e iniziava a decorrere solo dalla cessazione del rapporto.

Con la Legge n. 92 del 2012 (Riforma Fornero) e il D.Lgs. n. 23 del 2015 (Jobs Act), il legislatore ha modificato profondamente il regime sanzionatorio dei licenziamenti, riducendo le ipotesi di reintegrazione nel posto di lavoro. La Cassazione, con questa ed altre pronunce conformi, ha stabilito che questo nuovo quadro normativo non offre più quella “predeterminazione certa” delle tutele che caratterizzava il precedente regime di stabilità.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte ha dichiarato inammissibili i primi quattro motivi di ricorso per sopravvenuta carenza di interesse, data la rinuncia della società ricorrente. Ha invece rigettato il quinto motivo, quello sulla prescrizione, giudicandolo infondato.

I giudici hanno ribadito con fermezza il principio, già affermato in precedenti sentenze (tra cui la nota Cass. n. 26246 del 2022), secondo cui il rapporto di lavoro a tempo indeterminato, così come modulato dopo le riforme del 2012 e 2015, non è più assistito da un regime di stabilità forte. Questa mancanza di stabilità reintroduce quella condizione di metus del lavoratore nei confronti del datore di lavoro.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su una logica protettiva del lavoratore, considerato la parte debole del rapporto. Se il lavoratore non ha la certezza di essere reintegrato in caso di licenziamento illegittimo, la sua libertà di agire in giudizio per far valere i propri diritti retributivi è compromessa dal timore di perdere il lavoro. Pertanto, per garantire una tutela effettiva, il decorso della prescrizione deve essere sospeso per tutta la durata del rapporto. Il termine quinquennale per far valere i crediti di lavoro, per i diritti sorti nel nuovo regime, inizia a decorrere solo dal momento della cessazione del rapporto stesso. La Corte sottolinea l’importanza di seguire questo orientamento consolidato per garantire l’uniformità dell’interpretazione giurisprudenziale e la prevedibilità delle decisioni, valori fondamentali per la certezza del diritto.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione rigetta il ricorso e condanna l’azienda al pagamento delle spese legali. L’ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza pratica: nei rapporti di lavoro soggetti alla disciplina post-Fornero, la prescrizione dei crediti retributivi rimane sospesa e non decorre fino alla fine del rapporto. Questa decisione ha implicazioni significative per datori di lavoro e dipendenti, chiarendo che i lavoratori dispongono di un arco temporale più ampio per rivendicare eventuali differenze retributive, senza il timore che il loro diritto si estingua mentre sono ancora impiegati.

Come le riforme del lavoro del 2012 e 2015 hanno influenzato la prescrizione dei crediti di lavoro?
Secondo la Corte di Cassazione, queste riforme hanno indebolito la stabilità del posto di lavoro. Di conseguenza, si presume che il lavoratore operi in uno stato di soggezione psicologica (‘metus’) che giustifica la sospensione del termine di prescrizione per i suoi crediti retributivi durante il rapporto di lavoro.

Perché la Corte ha ritenuto infondato il motivo di ricorso sulla prescrizione?
La Corte ha ritenuto il motivo infondato perché, contrariamente a quanto sostenuto dall’azienda, il rapporto di lavoro dopo le riforme del 2012 non è più assistito da un regime di stabilità. Questa mancanza di stabilità giustifica la sospensione della prescrizione, che quindi inizia a decorrere solo dalla cessazione del rapporto. La decisione della Corte d’Appello era, pertanto, corretta nel suo esito.

Qual è il principio pratico che emerge da questa ordinanza?
Il principio pratico è che per i rapporti di lavoro regolati dalle normative introdotte dalla Legge Fornero in poi, il termine di prescrizione quinquennale per i crediti retributivi (come differenze di stipendio, straordinari non pagati, ecc.) non corre durante lo svolgimento del rapporto, ma inizia a decorrere solo dal giorno della sua cessazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati