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Prescrizione indennizzo vincolo espropriativo: quando?

Una società agricola ha perso il diritto all’indennizzo per un vincolo espropriativo reiterato su un suo terreno. La Cassazione ha confermato la prescrizione del diritto, chiarendo che il termine decennale decorre dalla data di reiterazione del vincolo, non dalla sua scadenza. La richiesta tardiva della società ha reso vana la pretesa.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Indennizzo Vincolo Espropriativo: La Cassazione Fissa il Dies a Quo

L’ordinanza in esame affronta un tema cruciale per i proprietari di immobili soggetti a pianificazione urbanistica: la prescrizione dell’indennizzo per un vincolo espropriativo reiterato. Quando un Comune impone nuovamente un vincolo su un’area, da quale momento esatto il proprietario ha dieci anni per chiedere il giusto indennizzo? La Corte di Cassazione, con una decisione chiara, stabilisce che il tempo inizia a scorrere dal momento stesso della reiterazione del vincolo, non dalla sua successiva scadenza.

I Fatti di Causa

Una società agricola, proprietaria di una vasta area ai confini di una grande città del nord Italia, si è vista imporre dei vincoli urbanistici a partire dal 1959. Tali vincoli, che destinavano i terreni a servizi pubblici, parchi e viabilità, avevano natura espropriativa. Nel 1995, il Piano Regolatore Generale del Comune ha reiterato questi vincoli, confermando la destinazione pubblica delle aree.

Trascorsi molti anni, nel 2008, la società ha formalmente richiesto al Comune il pagamento di un indennizzo per la reiterazione dei vincoli e il risarcimento per l’inerzia nella riprogrammazione territoriale. Di fronte al silenzio dell’ente, la società ha avviato una causa legale. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto la domanda, dichiarando il diritto all’indennizzo estinto per prescrizione. Secondo i giudici di merito, il termine decennale per agire era iniziato il 21 aprile 1995 (data di approvazione della variante che reiterava i vincoli) e, di conseguenza, la prima richiesta del 2008 era tardiva. La società ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno ribadito i principi consolidati in materia, fornendo chiarimenti definitivi sul calcolo della prescrizione in questi casi.

Il nucleo della controversia ruotava attorno all’individuazione del dies a quo, ovvero il giorno da cui far partire il conteggio dei dieci anni per la prescrizione. La società sosteneva che il termine dovesse decorrere dalla scadenza del vincolo reiterato (avvenuta nel 2000) o, in alternativa, dalla sentenza della Corte Costituzionale del 1999 che aveva sancito l’obbligo di indennizzo in caso di reiterazione. La Cassazione ha respinto entrambe le tesi.

Le motivazioni della prescrizione dell’indennizzo per vincolo espropriativo

La Corte ha articolato le sue motivazioni su alcuni punti cardine. In primo luogo, ha stabilito che il diritto all’indennizzo sorge nel momento esatto in cui il vincolo viene reiterato. La reiterazione è un atto lecito della Pubblica Amministrazione che, tuttavia, causa un pregiudizio al proprietario, il quale da quel preciso istante ha il diritto di essere indennizzato. Pertanto, ai sensi dell’art. 2935 c.c. (‘La prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere’), il dies a quo coincide con la data del provvedimento di reiterazione (in questo caso, 21 aprile 1995).

In secondo luogo, la Cassazione ha respinto l’argomento secondo cui il diritto non poteva essere esercitato prima della sentenza della Corte Costituzionale n. 179/1999. Secondo i giudici, l’assenza di un orientamento giurisprudenziale consolidato prima di tale sentenza costituisce un mero ‘ostacolo di fatto’ e non un ‘impedimento giuridico’ capace di sospendere la prescrizione. Nulla avrebbe impedito alla società di avviare un giudizio e sollevare essa stessa la questione di legittimità costituzionale. L’azione per la prescrizione dell’indennizzo per vincolo espropriativo andava quindi esercitata entro dieci anni dal 1995.

Infine, anche la richiesta di risarcimento del danno per l’inerzia del Comune nella ri-pianificazione è stata giudicata prescritta. In questo caso, il termine è quinquennale e decorre dalla scadenza del vincolo (2000), momento dal quale l’inerzia dell’amministrazione è diventata rilevante. Anche su questo fronte, la richiesta del 2008 è risultata tardiva.

Conclusioni

La pronuncia consolida un principio fondamentale: la tutela dei diritti patrimoniali contro gli atti della pubblica amministrazione richiede tempestività. I proprietari di immobili soggetti a vincoli urbanistici reiterati devono essere consapevoli che il diritto all’indennizzo sorge immediatamente con l’atto di reiterazione e da quel momento decorre il termine di prescrizione ordinario di dieci anni. Attendere la scadenza del vincolo o sperare in successivi interventi normativi o giurisprudenziali è una strategia rischiosa che può portare alla perdita definitiva del proprio diritto, come accaduto nel caso di specie. Questa decisione sottolinea l’importanza di una consulenza legale tempestiva per valutare le azioni da intraprendere a tutela della proprietà.

Da quale momento inizia a decorrere la prescrizione per il diritto all’indennizzo da reiterazione di un vincolo espropriativo?
La prescrizione decennale inizia a decorrere dal giorno in cui il provvedimento amministrativo che reitera il vincolo viene approvato, poiché è da quel momento che il diritto all’indennizzo può essere fatto valere.

Qual è il termine di prescrizione per l’azione di indennizzo da reiterazione di vincolo?
Il termine di prescrizione è quello ordinario decennale. La reiterazione del vincolo è considerata un’attività lecita della Pubblica Amministrazione, non un fatto illecito che comporterebbe una prescrizione quinquennale.

Una sentenza della Corte Costituzionale che riconosce un diritto può ‘riaprire i termini’ per una pretesa già prescritta?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una sentenza della Corte Costituzionale non sospende né interrompe i termini di prescrizione già decorsi. La mancanza di una legge chiara o di una giurisprudenza favorevole è un ‘ostacolo di fatto’ e non un ‘impedimento giuridico’ all’esercizio del diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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