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Prescrizione incentivo esodo: 5 o 10 anni? Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5188/2024, ha stabilito che la prescrizione per l’incentivo all’esodo è di cinque anni. Un ex dipendente aveva richiesto un ricalcolo dell’incentivo, ma la sua domanda è stata respinta perché presentata oltre il termine. La Corte ha chiarito che tale incentivo ha natura retributiva, assimilabile alle indennità di fine rapporto, e non deriva da un accordo novativo che giustificherebbe una prescrizione decennale.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Incentivo Esodo: la Cassazione Conferma il Termine di Cinque Anni

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un tema di grande rilevanza nel diritto del lavoro: la prescrizione incentivo esodo. La questione centrale era stabilire se il diritto a ricevere tale indennità si estingue in cinque o dieci anni. La decisione chiarisce la natura giuridica di questo emolumento e le sue conseguenze pratiche per lavoratori e aziende.

I Fatti del Caso: La Richiesta del Lavoratore

Un ex dipendente di un’amministrazione regionale, dopo aver aderito a un piano di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, aveva citato in giudizio il suo ex datore di lavoro. L’oggetto della contesa era il ricalcolo dell’incentivo all’esodo, poiché, a suo dire, la somma erogata non includeva la tredicesima mensilità, contrariamente a quanto previsto dalla legge regionale istitutiva dell’incentivo stesso.

Inizialmente, il Tribunale aveva dato ragione al lavoratore. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, ritenendo che il diritto del lavoratore si fosse estinto per prescrizione, applicando il termine breve di cinque anni.

La Questione Legale sulla Prescrizione Incentivo Esodo

Il lavoratore ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo principalmente due tesi:
1. L’accordo di risoluzione consensuale aveva un “carattere novativo”, ovvero aveva creato una nuova obbligazione distinta dal rapporto di lavoro originario. Di conseguenza, si sarebbe dovuto applicare il termine di prescrizione ordinario di dieci anni (art. 2946 c.c.).
2. La Corte d’Appello non aveva considerato alcuni atti che, a suo avviso, avrebbero interrotto il decorso della prescrizione.

La questione fondamentale sottoposta alla Suprema Corte era quindi determinare la natura giuridica dell’incentivo all’esodo per stabilirne il corretto termine di prescrizione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la sentenza d’appello e fornendo motivazioni chiare e definitive sulla prescrizione incentivo esodo.

Secondo gli Ermellini, l’incentivo in questione non nasce da un accordo transattivo e novativo tra le parti, ma trova la sua fonte diretta in una legge regionale. Tale legge sancisce il diritto dei lavoratori a ricevere una somma destinata a integrare il trattamento di fine rapporto (TFR).

Di conseguenza, a questa somma deve essere riconosciuta una natura retributiva. Essa non è un’obbligazione autonoma, ma è strettamente legata alla prestazione lavorativa e alla cessazione del rapporto, proprio come il TFR. In base a questa qualificazione, la Corte ha stabilito che l’incentivo rientra nella categoria delle “indennità spettanti per la cessazione del rapporto di lavoro”, contemplate dall’art. 2948, n. 5, del Codice Civile. Questa norma prevede espressamente un termine di prescrizione di cinque anni.

La Corte ha inoltre ritenuto infondato il motivo relativo alla mancata valutazione degli atti interruttivi, osservando che la motivazione della Corte d’Appello aveva implicitamente considerato solo la notifica dell’atto introduttivo del giudizio come idonea a interrompere la prescrizione, ritenendo inefficaci gli altri atti prodotti.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione stabilisce un principio fondamentale: l’incentivo all’esodo, quando previsto dalla legge o dalla contrattazione collettiva come integrazione del TFR, ha natura retributiva e, pertanto, il diritto a richiederlo si prescrive in cinque anni. Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche: i lavoratori devono essere consapevoli di questo termine breve per esercitare i propri diritti e non rischiare di perderli. Per le aziende, la sentenza offre certezza giuridica sui tempi entro cui possono essere sollevate contestazioni relative a tali erogazioni.

Qual è il termine di prescrizione per il diritto a ricevere l’incentivo all’esodo?
Secondo la Corte di Cassazione, il diritto si prescrive in cinque anni, in quanto l’incentivo è qualificato come “indennità spettante per la cessazione del rapporto di lavoro” ai sensi dell’art. 2948, n. 5, c.c.

Perché l’accordo di risoluzione consensuale non ha comportato una prescrizione di dieci anni?
Perché la Corte ha ritenuto che l’accordo non avesse carattere novativo, ossia non creasse una nuova e autonoma obbligazione. La fonte del diritto era la legge regionale, e l’accordo era meramente ricognitivo di tale diritto, strettamente connesso al rapporto di lavoro cessato.

Che natura giuridica ha l’incentivo all’esodo secondo la Cassazione?
La Corte ha stabilito che l’incentivo ha natura retributiva. È una somma destinata a integrare il trattamento di fine rapporto (TFR) ed è quindi legata alla prestazione lavorativa, non diversamente da altre indennità di fine rapporto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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