LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Prescrizione incentivo esodo: 5 o 10 anni? Cassazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che la prescrizione per i crediti relativi all’incentivo all’esodo è quinquennale e non decennale. L’ordinanza chiarisce che tale indennità ha natura retributiva, essendo legata al rapporto di lavoro, e rientra nell’art. 2948 c.c., respingendo il ricorso di un lavoratore che chiedeva l’inclusione della tredicesima nel calcolo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Incentivo Esodo: la Cassazione conferma il termine di 5 anni

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un tema cruciale per i lavoratori che accettano un’uscita anticipata: la prescrizione dell’incentivo all’esodo. La questione centrale era stabilire se il diritto a richiedere somme legate a tale incentivo si estinguesse in cinque o dieci anni. La decisione chiarisce la natura di questo compenso e fissa paletti precisi per l’esercizio dei diritti dei lavoratori.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla richiesta di un ex dipendente di un’amministrazione regionale. Il lavoratore, dopo aver accettato un piano di esodo anticipato, si era accorto che nel calcolo dell’incentivo non era stata inclusa la tredicesima mensilità. Aveva quindi agito in giudizio per ottenere il ricalcolo e il pagamento delle differenze.

Tuttavia, sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto la sua domanda, dichiarando il diritto estinto per prescrizione. Secondo i giudici di merito, infatti, era applicabile il termine breve di cinque anni previsto per i crediti di lavoro, e non quello ordinario di dieci anni sostenuto dal lavoratore.

L’Analisi della Cassazione sulla prescrizione incentivo esodo

Il lavoratore ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo due motivi principali. Il primo riguardava l’errata applicazione della prescrizione quinquennale, mentre il secondo lamentava una disparità di trattamento rispetto ad altri colleghi. La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi, confermando la decisione d’appello.

La Natura Retributiva dell’Incentivo

Il punto chiave della decisione riguarda la qualificazione giuridica dell’incentivo all’esodo. Secondo il ricorrente, tale somma non derivava dal rapporto di lavoro, ma da un distinto accordo finalizzato a estinguerlo. Di conseguenza, non poteva essere considerato una retribuzione periodica e doveva sottostare alla prescrizione ordinaria decennale.

La Cassazione ha respinto questa tesi. Citando precedenti orientamenti, ha affermato che l’incentivo, sebbene erogato in occasione della cessazione del rapporto, ha natura retributiva. Esso è strettamente collegato alla fase conclusiva del rapporto di lavoro e rappresenta una sorta di corrispettivo per la risoluzione consensuale. Pertanto, rientra a pieno titolo nell’ambito di applicazione dell’art. 2948, n. 5, del codice civile, che stabilisce la prescrizione di cinque anni per tutto ciò che deve pagarsi periodicamente ad anno o in termini più brevi.

Il Principio di Uguaglianza e la sua Inapplicabilità nel Caso Specifico

Con il secondo motivo, il lavoratore lamentava una violazione del principio di uguaglianza (art. 3 della Costituzione). Sosteneva che altri ex dipendenti, in situazioni identiche, avevano ottenuto il riconoscimento del loro diritto perché l’amministrazione regionale non aveva impugnato le relative sentenze favorevoli.

Anche questo motivo è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha chiarito un principio fondamentale: l’eventuale attribuzione ingiustificata di un beneficio a determinati lavoratori non crea, per gli altri, un diritto a ottenere lo stesso trattamento o un risarcimento del danno. In altre parole, un errore o una scelta (come la mancata impugnazione) da parte del datore di lavoro in un caso specifico non può essere invocato come fonte di un diritto in un altro caso.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione ribadendo che l’azione del lavoratore era configurabile come una richiesta di esatto adempimento di un debito gravante sul datore di lavoro. Tale azione è soggetta al termine di prescrizione quinquennale. L’incentivo all’esodo, essendo erogato in esecuzione di un accordo transattivo preceduto dalla volontà del datore di lavoro di risolvere il rapporto, deve essere riconosciuto come avente natura retributiva. Di conseguenza, la Corte d’Appello ha correttamente applicato l’art. 2948, n. 5, c.c. Riguardo alla presunta disparità di trattamento, la Cassazione ha sottolineato l’irrilevanza della circostanza che altri lavoratori avessero ottenuto un esito diverso in appello a seguito di sentenze non impugnate dalla Regione, poiché ciò non fonda un diritto per il ricorrente.

Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione consolida un principio importante: i crediti relativi all’incentivo all’esodo si prescrivono in cinque anni. Questa decisione ha implicazioni pratiche significative per i lavoratori, che devono essere consapevoli della necessità di agire tempestivamente per tutelare i propri diritti. Attendere oltre il quinquennio dalla maturazione del diritto significa, con ogni probabilità, perdere la possibilità di recuperare eventuali somme non corrisposte correttamente dal datore di lavoro.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere somme relative all’incentivo all’esodo?
Secondo la Corte di Cassazione, il termine di prescrizione è quinquennale (cinque anni), in applicazione dell’art. 2948, n. 5, del codice civile, e non decennale.

L’incentivo all’esodo ha natura retributiva?
Sì, la Corte ha confermato che l’incentivo all’esodo ha natura retributiva, in quanto è strettamente collegato alla fase conclusiva del rapporto di lavoro e ne rappresenta un corrispettivo per la risoluzione anticipata.

Se altri colleghi in una situazione simile hanno ottenuto un beneficio perché il datore di lavoro non ha impugnato la sentenza, posso pretenderlo anch’io?
No. La Corte ha stabilito che l’eventuale attribuzione ingiustificata di un beneficio a determinati lavoratori non fa sorgere per altri, in situazioni analoghe, il diritto a ottenere lo stesso beneficio o un risarcimento del danno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati