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Prescrizione illecito disciplinare psicologo: la Corte

La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio una sanzione disciplinare a carico di una psicologa. La decisione si fonda su due principi cardine: la nullità del giudizio d’appello per mancata partecipazione del Pubblico Ministero (litisconsorzio necessario) e l’intervenuta prescrizione dell’illecito disciplinare psicologo. La Corte ha stabilito che, in assenza di una norma specifica, si applica per analogia un termine di prescrizione quinquennale, decorso il quale l’azione disciplinare si estingue.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione illecito disciplinare psicologo: la Cassazione fissa il termine a cinque anni

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato temi cruciali per la professione di psicologo, facendo chiarezza sulla prescrizione dell’illecito disciplinare psicologo e sul ruolo del Pubblico Ministero nei relativi giudizi. La Suprema Corte ha annullato una sanzione disciplinare, non solo per un vizio procedurale, ma anche perché l’azione era ormai prescritta, colmando un vuoto normativo e stabilendo un importante precedente.

I fatti di causa

Il caso ha origine dalla segnalazione di un uomo, coinvolto in una causa di divorzio, contro la psicologa della sua ex moglie. La professionista aveva redatto un parere pro veritate e una replica a una consulenza tecnica, esprimendo giudizi categorici sull’uomo e sulle sue capacità genitoriali, pur non avendolo mai incontrato. Tali valutazioni, secondo l’Ordine degli Psicologi regionale, erano basate esclusivamente sui racconti non verificati della cliente, in violazione dell’art. 7 del Codice Deontologico.

Per questa condotta, l’Ordine infliggeva alla psicologa la sanzione della sospensione dalla professione per venti giorni. La professionista impugnava la delibera, ottenendo dal Tribunale una riduzione della sanzione a quindici giorni. La Corte d’Appello, successivamente, confermava la decisione del Tribunale, rigettando l’appello della psicologa.

Il vizio procedurale: la mancata partecipazione del Pubblico Ministero

La psicologa ha quindi presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, prima ancora di esaminare i motivi del ricorso, ha rilevato d’ufficio un grave vizio procedurale che inficiava l’intero giudizio di secondo grado: la mancata partecipazione del Pubblico Ministero.

Secondo la Corte, la normativa sulla professione di psicologo (L. n. 56/1989) delinea un sistema in cui il Pubblico Ministero non è un semplice interveniente facoltativo, ma un litisconsorte necessario. Questo significa che la sua partecipazione al giudizio di impugnazione delle sanzioni disciplinari è obbligatoria. La sua assenza nel giudizio d’appello ha quindi determinato la nullità della sentenza emessa dalla Corte territoriale.

Le motivazioni: la prescrizione dell’illecito disciplinare psicologo

Normalmente, una tale nullità comporterebbe la cassazione con rinvio, cioè la restituzione del caso al giudice d’appello per un nuovo giudizio. Tuttavia, la Cassazione ha ritenuto di poter decidere la causa nel merito, rilevando l’estinzione dell’illecito per prescrizione.

La Corte ha evidenziato come la legge professionale degli psicologi non preveda un termine specifico di prescrizione per gli illeciti disciplinari. Questo vuoto normativo, però, non può significare che l’azione disciplinare sia imprescrittibile, poiché lascerebbe il professionista esposto a tempo indeterminato, con possibili usi strumentali del potere sanzionatorio.

Per colmare questa lacuna, i giudici hanno fatto ricorso all’analogia, applicando le norme previste per altre professioni. Hanno così generalizzato il termine di cinque anni per la prescrizione dell’illecito disciplinare psicologo. Poiché i fatti contestati risalivano al 2017 e il quinquennio era ampiamente trascorso senza cause di sospensione efficaci, l’illecito doveva considerarsi prescritto.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un punto di svolta per due motivi principali. In primo luogo, consolida l’interpretazione che vede il Pubblico Ministero come parte necessaria nei giudizi disciplinari contro gli psicologi, a tutela dell’interesse pubblico connesso al corretto esercizio della professione. In secondo luogo, e con maggiore impatto pratico, stabilisce un termine certo di cinque anni per la prescrizione delle infrazioni deontologiche, offrendo una garanzia di certezza del diritto ai professionisti del settore. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata senza rinvio, dichiarando estinto l’illecito e compensando le spese processuali tra le parti, data la novità e la complessità delle questioni giuridiche affrontate.

Perché la sentenza della Corte d’Appello è stata annullata?
La sentenza è stata annullata perché il giudizio si è svolto senza la necessaria partecipazione del Pubblico Ministero, che per legge è una parte obbligatoria (litisconsorte necessario) nei procedimenti di impugnazione delle sanzioni disciplinari a carico degli psicologi. La sua assenza ha causato la nullità del procedimento e della relativa sentenza.

Qual è il termine di prescrizione per un illecito disciplinare commesso da uno psicologo?
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in assenza di una specifica disposizione di legge, il termine di prescrizione per l’illecito disciplinare di uno psicologo è di cinque anni. Questo termine è stato individuato per analogia con quanto previsto per altre professioni regolamentate.

Cosa significa ‘cassare senza rinvio’ per intervenuta prescrizione?
Significa che la Corte di Cassazione ha annullato la decisione del giudice precedente ma, anziché rimandare il caso a un altro giudice per una nuova valutazione, ha chiuso definitivamente la questione. Questo avviene quando la Corte rileva che l’azione disciplinare non poteva più essere esercitata perché il tempo per farlo (il termine di prescrizione) era scaduto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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