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Prescrizione decennale pensioni: la Cassazione decide

Un professionista ha richiesto la riliquidazione della propria pensione. La Cassa di previdenza si è opposta, invocando un termine di prescrizione quinquennale per gli arretrati. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della Cassa, confermando l’orientamento consolidato secondo cui, in caso di contestazione sull’ammontare del trattamento pensionistico, si applica la prescrizione decennale ordinaria e non quella breve. La Corte ha inoltre ribadito che le modifiche peggiorative ai regolamenti delle Casse privatizzate non possono avere effetto retroattivo su pensioni maturate prima del 1° gennaio 2007.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione decennale per arretrati pensione: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia previdenziale: il diritto alla riliquidazione della pensione e ai conseguenti arretrati è soggetto alla prescrizione decennale ordinaria, e non a quella breve di cinque anni, ogni qualvolta sia in contestazione l’ammontare stesso della prestazione. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale a tutela dei pensionati contro interpretazioni restrittive da parte degli enti previdenziali.

Il Caso in Esame

La vicenda trae origine dal ricorso di un professionista contro la propria Cassa di previdenza. Il ricorrente chiedeva la riliquidazione della sua pensione, sostenendo che il calcolo dovesse basarsi sulla media dei redditi degli ultimi 15 anni di contribuzione, come previsto dalle norme vigenti al momento della maturazione del suo diritto, anziché sui 20 anni applicati dall’ente. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al professionista, condannando la Cassa al pagamento degli arretrati, riconoscendo l’applicazione della prescrizione decennale.

La Cassa di previdenza, non soddisfatta, ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, articolando due motivi principali:
1. La legittimità del proprio regolamento, che modificava i criteri di calcolo, in virtù delle riforme legislative che hanno attenuato il rigido principio del pro rata.
2. L’errata applicazione della prescrizione decennale in luogo di quella quinquennale, specifica per i ratei pensionistici.

Il principio della prescrizione decennale per i ratei non liquidati

La Suprema Corte ha respinto integralmente il ricorso dell’ente previdenziale, confermando le decisioni dei giudici di merito e consolidando principi ormai pacifici in giurisprudenza. La questione centrale ruota attorno alla distinzione tra ratei di pensione già liquidati e situazioni in cui è contestato il diritto stesso alla prestazione o il suo ammontare.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che la prescrizione breve quinquennale, prevista dall’art. 2948, n. 4, cod. civ., si applica ai crediti che diventano esigibili periodicamente, come i ratei di una pensione già correttamente determinata nel suo importo. Tuttavia, questa norma presuppone che il credito sia ‘liquido’ ed ‘esigibile’, ovvero determinato nel suo ammontare e pronto per essere pagato.

Nel caso di specie, la controversia verteva proprio sulla determinazione della base di calcolo della pensione. Di conseguenza, il credito del pensionato agli arretrati non poteva considerarsi ‘liquido’ fino alla pronuncia del giudice che ne accertasse il corretto ammontare. Quando il diritto alla prestazione o la sua misura sono oggetto di contestazione, non si tratta più di riscuotere semplici ratei periodici, ma di accertare il diritto a una somma maggiore. Per tale ragione, trova applicazione il termine di prescrizione ordinario decennale previsto dall’art. 2946 cod. civ.

Inoltre, la Cassazione ha rigettato anche il primo motivo di ricorso, ribadendo che, per i trattamenti pensionistici maturati prima del 1° gennaio 2007, le Casse privatizzate non potevano introdurre modifiche normative peggiorative (in peius) per gli assicurati, dovendo rispettare rigorosamente il principio del pro rata nella sua formulazione originaria (Legge n. 335/95). Le successive modifiche legislative, che hanno reso più flessibile tale principio, non hanno efficacia retroattiva.

Conclusioni

L’ordinanza in commento rappresenta un’importante conferma a tutela dei diritti dei pensionati. Stabilisce con chiarezza che un ente previdenziale non può invocare la prescrizione breve di cinque anni per gli arretrati quando la sua stessa condotta, consistente in un calcolo errato della prestazione, ha reso il credito illiquido e contestato. Il diritto del pensionato a ottenere il giusto importo e gli arretrati derivanti dalla riliquidazione si prescrive nel termine ordinario di dieci anni. Questa decisione rafforza la posizione del cittadino nei confronti degli enti, garantendo un lasso di tempo adeguato per agire in giudizio e veder riconosciuti i propri diritti previdenziali.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere gli arretrati di una pensione se l’importo è contestato?
Il termine di prescrizione è quello ordinario di dieci anni (prescrizione decennale), perché la contestazione sull’ammontare rende il credito non liquido e quindi non soggetto alla prescrizione breve di cinque anni.

Le Casse di previdenza private possono modificare le regole di calcolo della pensione in modo peggiorativo e applicarle retroattivamente?
No. Per i trattamenti pensionistici maturati prima del 1° gennaio 2007, le Casse non possono applicare retroattivamente modifiche peggiorative ai regolamenti, dovendo rispettare il principio del pro rata che salvaguarda i diritti già acquisiti dagli iscritti.

Perché la Corte ha applicato la prescrizione decennale e non quella quinquennale?
La Corte ha applicato la prescrizione decennale perché la prescrizione quinquennale si applica solo ai crediti liquidi ed esigibili, come i singoli ratei di una pensione già determinata nel suo importo. Nel caso esaminato, essendo contestato il criterio di calcolo della pensione, il credito per gli arretrati non era liquido, e pertanto si applica il termine ordinario di dieci anni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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