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Prescrizione danno da reato: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza interlocutoria n. 6460/2025, esamina un complesso caso di risarcimento danni derivante da un illecito penale. Al centro della controversia vi è il calcolo della prescrizione del danno da reato, in una vicenda processuale che si protrae da anni tra giudizi penali e civili. A causa della complessità delle questioni e dell’assenza di precedenti specifici, la Corte ha rinviato la decisione a una pubblica udienza per un approfondimento.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione danno da reato: la Cassazione rinvia la decisione a Pubblica Udienza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza interlocutoria n. 6460 del 2025, ha affrontato una complessa questione relativa alla prescrizione del danno da reato, decidendo di rinviare la causa a una pubblica udienza per la particolare rilevanza e novità delle questioni sollevate. Questo provvedimento mette in luce le difficoltà interpretative che possono sorgere nel calcolare i termini di prescrizione quando un’azione civile per il risarcimento del danno si intreccia con un lungo e articolato procedimento penale.

I fatti di causa

La vicenda trae origine da una denuncia penale presentata nei confronti di due coniugi, inizialmente indagati per circonvenzione di incapace e successivamente rinviati a giudizio per estorsione aggravata ai danni di un uomo. Durante il processo penale, la vittima decedeva e i suoi fratelli si costituivano parte civile per ottenere il risarcimento dei danni.

Il Tribunale penale assolveva i coniugi, ma la Corte d’Appello, su ricorso delle parti civili, li dichiarava civilmente responsabili, condannandoli a un risarcimento da liquidarsi in separata sede. La sentenza veniva annullata dalla Corte di Cassazione con rinvio al giudice civile competente.

Il giudizio riassunto in sede civile vedeva nuovamente la condanna dei coniugi. Tuttavia, un’ulteriore pronuncia della Cassazione accoglieva alcuni motivi di ricorso dei coniugi, tra cui quelli relativi alla carenza di legittimazione attiva di uno degli eredi e all’errata applicazione della prescrizione. La causa veniva quindi nuovamente rinviata alla Corte d’Appello, che con la sentenza ora impugnata, dichiarava parzialmente prescritta l’azione di risarcimento.

Contro quest’ultima decisione, i coniugi hanno proposto un nuovo ricorso in Cassazione, sollevando dubbi sulla corretta applicazione dei principi in materia di prescrizione del danno da reato.

I motivi del ricorso e la questione della prescrizione danno da reato

I ricorrenti hanno lamentato principalmente tre violazioni:

1. Errata applicazione della prescrizione: Secondo i ricorrenti, la Corte d’Appello avrebbe violato il principio di diritto enunciato da una precedente sentenza della Cassazione (n. 2514/2019), la quale aveva stabilito un termine di prescrizione di sei anni. La corte territoriale avrebbe invece ampliato tale termine, ritenendo non prescritti fatti avvenuti a partire dal 2001, basandosi su una diversa interpretazione delle norme e della giurisprudenza sugli atti interruttivi della prescrizione nel processo penale.

2. Vizio di ultra petita: I ricorrenti hanno sostenuto che la corte di merito si sarebbe pronunciata oltre le domande formulate, riconoscendo un risarcimento per la sottrazione di ratei di pensione e canoni di affitto che non era mai stata specificamente richiesta nell’atto di costituzione di parte civile.

3. Compensazione delle spese: È stata contestata anche la decisione di compensare le spese legali tra le parti senza una motivazione adeguata.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione, nell’esaminare il primo motivo di ricorso, ha riconosciuto la centralità e la complessità della questione. Il Collegio ha evidenziato che le argomentazioni dei ricorrenti, relative al calcolo della prescrizione del danno da reato e all’efficacia degli atti interruttivi, sollevano questioni di diritto di particolare importanza. In particolare, il dibattito verte sulla corretta interpretazione dell’art. 2947, comma 3, del codice civile, che lega la prescrizione dell’azione civile a quella, più lunga, prevista per il reato.

L’ordinanza sottolinea come la statuizione della corte territoriale, che ha fatto riferimento a una precedente pronuncia di Cassazione (n. 14460/2011) per estendere il termine prescrizionale, meriti un approfondimento. La complessità del caso, aggravata dall’assenza di precedenti giurisprudenziali specifici su una fattispecie così articolata, ha indotto il Collegio a ritenere inopportuna una decisione in camera di consiglio.

Per queste ragioni, la Corte ha stabilito che la questione debba essere trattata in una Pubblica Udienza, con la partecipazione del Pubblico Ministero e delle parti. Questa procedura è riservata ai casi di maggiore rilevanza, dove è necessario un confronto più ampio per giungere a una decisione che possa costituire un principio di diritto stabile e chiaro.

Le conclusioni

In conclusione, l’ordinanza interlocutoria non risolve la controversia nel merito, ma ne riconosce l’elevata complessità giuridica. La decisione di rinviare la trattazione alla Pubblica Udienza segnala l’intenzione della Suprema Corte di ponderare attentamente tutti gli aspetti legati alla prescrizione del danno da reato in un contesto processuale frammentato tra giudizio penale e civile. La futura sentenza avrà importanti implicazioni pratiche, poiché potrebbe fornire criteri interpretativi fondamentali per il calcolo dei termini di prescrizione in casi analoghi, offrendo maggiore certezza del diritto a vittime e presunti responsabili.

Qual è la decisione principale presa dalla Corte di Cassazione in questa ordinanza?
La Corte di Cassazione non ha deciso il merito della causa, ma ha disposto il rinvio della trattazione del ricorso a una nuova udienza in forma pubblica, ritenendo le questioni giuridiche sollevate, in particolare quella sulla prescrizione, troppo complesse e prive di precedenti specifici per essere decise in camera di consiglio.

Perché la Corte ha ritenuto necessario un rinvio a Pubblica Udienza?
Il rinvio è stato ritenuto necessario a causa della complessità e della novità delle questioni giuridiche poste dal primo motivo di ricorso, riguardanti il calcolo del termine di prescrizione per il risarcimento del danno derivante da reato. La Corte ha considerato che tali questioni meritassero un approfondimento in un’udienza pubblica con la partecipazione del Pubblico Ministero e delle parti.

Quali erano i principali motivi di ricorso presentati dagli appellanti?
I ricorrenti hanno sollevato tre motivi principali: 1) la violazione delle norme sulla prescrizione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse erroneamente ampliato il termine prescrizionale; 2) il vizio di “ultra petita”, in quanto il giudice avrebbe concesso un risarcimento per danni non richiesti nell’atto di costituzione di parte civile; 3) la compensazione ingiustificata delle spese legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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