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Prescrizione danni: decorrenza dall’indictment

Una società ha subito danni da un’alluvione nel 1992 e ha citato in giudizio il Ministero. La Corte di Cassazione ha dichiarato la richiesta di risarcimento prescritta. La Corte ha stabilito che la prescrizione danni inizia non dalla condanna penale definitiva, ma dal momento in cui il danneggiato ha avuto la possibilità di conoscere il nesso causale, che in questo caso coincide con il rinvio a giudizio del tecnico del Ministero.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Danni: Quando Inizia a Decorrere? La Cassazione Chiarisce

La questione della prescrizione danni è cruciale in ogni richiesta di risarcimento. Sapere da quale momento esatto inizia a decorrere il termine per far valere i propri diritti può fare la differenza tra ottenere giustizia e perdere ogni possibilità di ristoro. Con una recente ordinanza, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno ribadito un principio fondamentale: per i danni derivanti da un fatto illecito che costituisce anche reato, il termine di prescrizione non inizia a decorrere dalla sentenza penale definitiva, ma da un momento ben precedente: quello in cui il danneggiato ha acquisito una sufficiente conoscenza della potenziale riconducibilità del danno a un terzo. Questo momento, chiarisce la Corte, può coincidere con il rinvio a giudizio del presunto responsabile.

I Fatti del Caso: Danni da Esondazione e la Lunga Attesa

Il caso trae origine da un evento alluvionale avvenuto nell’aprile del 1992, che causò ingenti danni a una società commerciale. Ritenendo che l’esondazione fosse stata causata da carenze nella progettazione e manutenzione di opere idrauliche, la società ha avviato un’azione legale contro il Ministero competente per ottenere il risarcimento.

Il Ministero si è difeso eccependo la prescrizione del diritto. I giudici di merito, sia in primo grado (TRAP) che in appello (TSAP), hanno dato ragione al Ministero. Hanno stabilito che il termine di prescrizione decennale, applicabile in caso di danno derivante da reato, aveva iniziato a decorrere dal dicembre 2000, data del rinvio a giudizio di un ingegnere, funzionario del Ministero, per il reato di inondazione colposa. Poiché la società aveva inviato la lettera di messa in mora solo nel marzo 2015, il suo diritto si era ormai estinto.

La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la semplice notizia del rinvio a giudizio non fosse sufficiente a garantire la conoscenza necessaria del nesso causale e che, pertanto, il termine di prescrizione avrebbe dovuto iniziare a decorrere solo dalla conclusione del processo penale.

La Decisione della Corte: Il Ricorso è Infondato

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno rigettato il ricorso della società, confermando le decisioni dei gradi precedenti. La Corte ha ritenuto che il motivo di ricorso fosse infondato e ha condannato la società ricorrente al pagamento delle spese processuali e di ulteriori somme a titolo sanzionatorio.

La decisione si allinea con un orientamento ormai consolidato della giurisprudenza di legittimità, ribadendo che l’attesa dell’esito definitivo di un processo penale non è necessaria per esercitare l’azione civile di risarcimento.

Le Motivazioni: Il Principio della Conoscibilità del Diritto

Il cuore della motivazione della Corte risiede nell’interpretazione dell’articolo 2935 del codice civile, secondo cui ‘la prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere’. In tema di illecito civile, questo momento (il cosiddetto dies a quo) non coincide necessariamente con il giorno in cui si è verificato il danno, ma con quello in cui il danneggiato ha avuto – o avrebbe potuto avere usando l’ordinaria diligenza – una conoscenza sufficiente non solo del danno, ma anche della sua rapportabilità causale alla condotta di un terzo.

La Corte ha specificato che eventi come il rinvio a giudizio dell’imputato o la sua condanna in primo grado costituiscono elementi fattuali idonei a generare nel danneggiato la consapevolezza necessaria per agire in giudizio. L’indagine penale e il conseguente rinvio a giudizio rendono infatti palese l’esistenza di un’ipotesi di responsabilità, fornendo al danneggiato una base plausibile per formulare la propria pretesa risarcitoria.

Di conseguenza, attendere la sentenza penale definitiva non è giustificato. Dal momento del rinvio a giudizio, il danneggiato ha già gli strumenti per attivarsi. Nel caso di specie, essendo il rinvio a giudizio del tecnico avvenuto nel dicembre 2000, la società aveva dieci anni da quella data per interrompere la prescrizione. L’aver atteso fino al marzo 2015 è stato fatale per la sua pretesa.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Danneggiati

La pronuncia delle Sezioni Unite offre una lezione chiara per chiunque subisca un danno potenzialmente derivante da un reato: non bisogna attendere. Il principio della ‘conoscibilità’ impone al danneggiato un dovere di diligenza. Una volta che emergono elementi oggettivi, come l’avvio di un’azione penale e soprattutto un rinvio a giudizio, che collegano il danno subito alla condotta di un terzo, il tempo per agire inizia a scorrere inesorabilmente.

Per evitare la prescrizione danni, è fondamentale consultare un legale tempestivamente per valutare l’opportunità di inviare una messa in mora o di avviare un’azione civile, anche mentre il procedimento penale è ancora in corso. L’inerzia, come dimostra questo caso, può costare la perdita totale del diritto al risarcimento.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per una richiesta di risarcimento danni se il fatto illecito è anche un reato?
Secondo la sentenza, la prescrizione inizia a decorrere non dal giorno dell’evento dannoso, né dalla sentenza penale definitiva, ma dal momento in cui il danneggiato ha avuto, o avrebbe potuto avere con l’ordinaria diligenza, una conoscenza sufficiente della rapportabilità causale del danno alla condotta di un terzo. Questo momento può coincidere con il rinvio a giudizio del presunto responsabile.

È necessario attendere la conclusione di un processo penale per poter chiedere il risarcimento dei danni in sede civile?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che non è necessario attendere la sentenza penale definitiva. Il rinvio a giudizio di un imputato è considerato un elemento sufficiente a rendere ‘conoscibile’ il nesso di causalità e, quindi, a consentire al danneggiato di esercitare il proprio diritto al risarcimento, facendo decorrere il relativo termine di prescrizione.

Cosa si intende per ‘sufficiente conoscenza’ ai fini della decorrenza della prescrizione?
Per ‘sufficiente conoscenza’ non si intende la certezza assoluta e definitiva del nesso causale, che viene accertata solo al termine del processo. Si intende, invece, la disponibilità di elementi fattuali che, secondo un criterio di normale diligenza, rendono plausibile e identificabile la riconducibilità del danno alla condotta di un soggetto terzo, permettendo così al danneggiato di attivarsi per tutelare i propri diritti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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