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Prescrizione credito erariale: da quando decorre?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20427/2024, ha stabilito un principio fondamentale sulla prescrizione del credito erariale. Nel caso di stipendi pagati in eccesso a un dipendente pubblico, il termine di prescrizione per la restituzione delle somme non decorre dal momento in cui l’Amministrazione accerta l’errore, ma dalla data di ogni singolo pagamento indebito. La Corte ha rigettato il ricorso del Ministero, affermando che la causa del pagamento era inesistente sin dall’origine per la parte eccedente.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Prescrizione Credito Erariale: la Cassazione fissa il Dies a Quo

La gestione dei rapporti di lavoro nel pubblico impiego presenta peculiarità complesse, specialmente quando emergono errori nel calcolo delle retribuzioni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale: la prescrizione del credito erariale per la restituzione di stipendi pagati in eccesso. La questione centrale è: da quando inizia a decorrere il tempo utile per l’Amministrazione per recuperare le somme? Dal momento dell’errore o da quello della sua scoperta? La risposta della Suprema Corte fornisce un’indicazione chiara e tutela il legittimo affidamento del lavoratore.

I fatti del caso: La pretesa di recupero della Pubblica Amministrazione

Una docente aveva percepito per oltre vent’anni uno stipendio superiore al dovuto a causa di un’errata ricostruzione di carriera. Una volta accortasi dell’errore a seguito di controlli interni, l’Amministrazione Pubblica emetteva un decreto di rideterminazione del trattamento economico e chiedeva la restituzione di tutte le somme indebitamente erogate dal 1992 al 2014. La lavoratrice si opponeva, eccependo la prescrizione di parte del credito. Il Ministero competente, invece, sosteneva che il termine di prescrizione dovesse decorrere non dai singoli pagamenti, ma dal momento in cui l’ente aveva avuto formale conoscenza dell’esistenza del credito, ovvero dalla data del decreto di accertamento.

L’analisi della Corte e la prescrizione del credito erariale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Amministrazione, confermando la correttezza della decisione dei giudici di merito. I giudici hanno ribadito un principio consolidato in materia di ripetizione dell’indebito, distinguendo due scenari:

1. Mancanza originaria della causa solvendi: quando il motivo giuridico del pagamento è assente fin dall’inizio. In questo caso, il termine di prescrizione (dies a quo) inizia a decorrere dal giorno di ogni singolo pagamento.
2. Mancanza sopravvenuta della causa solvendi: quando il motivo del pagamento, inizialmente valido, viene a mancare in un secondo momento. Qui, la prescrizione decorre dal giorno in cui l’accertamento dell’indebito diventa definitivo.

Nel caso specifico, trattandosi di un errore di calcolo retributivo, la Corte ha stabilito che la causa solvendi per la parte eccedente lo stipendio dovuto mancava ab origine, cioè fin dal principio.

Il principio del “dies a quo” nell’indebito oggettivo

Il cuore della decisione risiede nell’applicazione dell’art. 2935 del Codice Civile, secondo cui la prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere. Secondo la Suprema Corte, il diritto dell’Amministrazione a ripetere le somme pagate in eccesso sorge con ogni singolo pagamento non dovuto. L’atto successivo con cui l’ente pubblico accerta l’errore e ridetermina lo stipendio non ha natura costitutiva del diritto alla restituzione, ma meramente dichiarativa di una situazione già esistente. Di conseguenza, non può spostare in avanti l’inizio del termine di prescrizione.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla natura del rapporto di lavoro e sulla certezza del diritto. Considerare come dies a quo il momento della scoperta dell’errore da parte del datore di lavoro pubblico lascerebbe il lavoratore esposto a tempo indeterminato a richieste di restituzione, anche per periodi molto remoti. La Corte ha sottolineato che il pagamento di somme eccedenti rispetto al dovuto configura un adempimento relativo a un’obbligazione inesistente per la parte eccedente. Pertanto, l’indebito si perfeziona e il diritto alla ripetizione sorge contestualmente a ogni erogazione mensile. L’atto di verifica successivo è un mero controllo interno e non un provvedimento che incide sulla sostanza del rapporto, né tantomeno sulla decorrenza dei termini di legge.

Le conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione rafforza un orientamento giurisprudenziale chiaro: per la prescrizione del credito erariale derivante da indebito retributivo nel pubblico impiego, il termine decennale decorre da ogni singolo pagamento. L’atto di accertamento dell’Amministrazione non sposta tale termine. Questa interpretazione bilancia l’esigenza dell’erario di recuperare le somme non dovute con la necessità di garantire la certezza dei rapporti giuridici e la tutela del dipendente, che non può rimanere indefinitamente soggetto a pretese restitutorie basate su errori passati del datore di lavoro.

Da quando inizia a decorrere la prescrizione per la restituzione di stipendi pagati in eccesso dalla Pubblica Amministrazione?
Secondo la Corte di Cassazione, il termine di prescrizione (generalmente decennale) inizia a decorrere dalla data di ogni singolo pagamento effettuato in eccesso, poiché è in quel momento che sorge il diritto dell’Amministrazione alla restituzione.

La scoperta dell’errore da parte dell’Amministrazione sposta l’inizio della prescrizione?
No. L’atto con cui la Pubblica Amministrazione accerta l’errore e ridetermina il trattamento economico ha natura meramente ricognitiva e non sposta il ‘dies a quo’ della prescrizione, che rimane ancorato al momento di ciascun pagamento indebito.

Qual è la differenza tra mancanza originaria e sopravvenuta della “causa solvendi” ai fini della prescrizione?
Se la ragione giuridica del pagamento manca fin dall’inizio (come in un errore di calcolo), la prescrizione decorre dal giorno del pagamento. Se la ragione del pagamento viene a mancare in un momento successivo, la prescrizione decorre da quando l’indebito è stato accertato in via definitiva. Nel caso di stipendi pagati in eccesso, si rientra nella prima ipotesi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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