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Prescrizione crediti retributivi: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18738/2024, interviene sulla questione della prescrizione dei crediti retributivi per i dipendenti pubblici a tempo determinato. Riformando la decisione della Corte d’Appello, ha stabilito che si applica la prescrizione quinquennale, e non decennale. Crucialmente, la Corte ha affermato che il termine di prescrizione decorre anche in corso di rapporto, rigettando la tesi secondo cui il timore del mancato rinnovo del contratto potesse sospenderne la decorrenza. La sentenza è stata cassata con rinvio.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Crediti Retributivi per Precari: La Svolta della Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha segnato un punto di svolta fondamentale in materia di prescrizione crediti retributivi per i lavoratori del pubblico impiego con contratti a tempo determinato. La decisione chiarisce definitivamente la durata del termine di prescrizione e, soprattutto, il momento dal quale esso inizia a decorrere, mettendo fine a un’incertezza interpretativa che per anni ha alimentato il contenzioso tra docenti precari e l’amministrazione scolastica.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla domanda di una docente che, dopo anni di servizio con contratti a tempo determinato, aveva richiesto al Ministero dell’Istruzione la ricostruzione della propria carriera. Tale richiesta mirava al riconoscimento dell’intera anzianità di servizio maturata sin dalla prima assunzione, con il conseguente pagamento delle differenze retributive derivanti dagli scatti di anzianità non percepiti.

L’amministrazione si era opposta alla richiesta, eccependo la prescrizione dei crediti vantati dalla lavoratrice.

La Decisione della Corte d’Appello

In secondo grado, la Corte d’Appello aveva dato ragione alla docente. I giudici avevano ritenuto che il diritto alla ricostruzione della carriera e ai conseguenti crediti economici fosse soggetto alla prescrizione ordinaria decennale. Inoltre, avevano specificato che, anche qualora si fosse voluto applicare il termine più breve di cinque anni, la prescrizione non sarebbe comunque decorsa durante il rapporto di lavoro.

Questa interpretazione si basava sul presupposto che la condizione di lavoratore a tempo determinato, privo di stabilità del posto, generasse un cosiddetto metus (timore) nei confronti del datore di lavoro pubblico, tale da impedire al lavoratore di esercitare i propri diritti e giustificando, così, la sospensione della decorrenza della prescrizione.

Le Motivazioni della Cassazione sulla prescrizione crediti retributivi

La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato la decisione d’appello, accogliendo il ricorso del Ministero e stabilendo principi di diritto chiari e rigorosi, in linea con un recente e autorevole intervento delle Sezioni Unite.

Il Termine di Prescrizione è Quinquennale

In primo luogo, la Corte ha ribadito che i crediti di natura retributiva, come le differenze salariali derivanti dagli scatti di anzianità, sono soggetti alla prescrizione breve di cinque anni, come previsto dall’articolo 2948 del Codice Civile. Viene così respinta l’interpretazione che propendeva per il termine ordinario decennale.

La Decorrenza della Prescrizione anche per i Precari

Il punto più significativo della pronuncia riguarda la decorrenza del termine. La Cassazione, richiamando la sentenza delle Sezioni Unite n. 36197 del 2023, ha smontato la tesi della sospensione della prescrizione per i lavoratori precari del pubblico impiego.

Il principio affermato è che la prescrizione dei crediti retributivi decorre dal momento in cui il diritto sorge, anche se il rapporto di lavoro è ancora in corso. Questo vale sia per i rapporti a tempo indeterminato che per quelli a tempo determinato.

La Corte ha spiegato che nel pubblico impiego contrattualizzato non è configurabile un metus del cittadino verso la pubblica amministrazione. La paura del mancato rinnovo di un contratto a termine è considerata una “mera aspettativa di fatto”, giuridicamente irrilevante e non sufficiente a giustificare l’inerzia del lavoratore. Pertanto, non può sospendere il decorso del termine di prescrizione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Milano, che dovrà decidere nuovamente la controversia attenendosi ai principi enunciati.

La decisione ha un’implicazione pratica enorme: i lavoratori precari del settore pubblico, inclusi i docenti, non possono più attendere la stabilizzazione o la fine del rapporto di lavoro per far valere i propri diritti retributivi. Devono agire entro il termine di cinque anni dal momento in cui ogni singolo credito matura, pena la sua estinzione per prescrizione. Si tratta di una pronuncia che impone maggiore tempestività nell’azione legale e chiarisce in modo definitivo il quadro normativo di riferimento.

Qual è il termine di prescrizione per le differenze retributive di un dipendente pubblico a tempo determinato?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine di prescrizione è quinquennale, ovvero di cinque anni, ai sensi dell’art. 2948, nn. 4 e 5, del Codice Civile.

La prescrizione dei crediti retributivi decorre durante un contratto a termine nel pubblico impiego?
Sì. La Corte ha affermato che il termine di prescrizione di cinque anni inizia a decorrere dal giorno in cui il diritto alla retribuzione sorge, anche se il rapporto di lavoro a tempo determinato è ancora in corso.

Il timore di non vedersi rinnovato il contratto sospende la prescrizione per un lavoratore precario del settore pubblico?
No. Secondo la Suprema Corte, il timore del mancato rinnovo del contratto (il cosiddetto metus) costituisce una mera aspettativa di fatto e non ha rilevanza giuridica. Pertanto, non è una condizione idonea a giustificare la sospensione del decorso della prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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