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Prescrizione crediti retributivi: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili sia il ricorso di un consorzio che quello dei suoi ex dipendenti in una controversia sulla prescrizione crediti retributivi. La Corte ha confermato che, a seguito della Legge Fornero, la stabilità del posto di lavoro è diminuita, pertanto la prescrizione dei crediti decorre solo dalla fine del rapporto di lavoro. Qualsiasi richiesta di rivalutazione delle prove è stata ritenuta inammissibile in sede di legittimità.

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Prescrizione Crediti Retributivi: La Cassazione e l’Impatto della Legge Fornero

L’ordinanza in esame affronta un tema cruciale nel diritto del lavoro: la prescrizione crediti retributivi e la sua decorrenza in seguito alle modifiche introdotte dalla Legge Fornero. La Corte di Cassazione, con una decisione netta, ha dichiarato inammissibili sia il ricorso principale di un ente consortile che quello incidentale dei lavoratori, consolidando un importante principio giurisprudenziale.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un’opposizione a decreti ingiuntivi emessi a favore di due lavoratori per il pagamento di emolumenti retributivi. Il Tribunale di primo grado aveva accolto parzialmente l’opposizione, condannando l’ente al pagamento delle sole somme maturate a partire dal 18 luglio 2012, dichiarando prescritti i crediti anteriori.

I lavoratori avevano proposto appello, sostenendo che le loro comunicazioni scritte all’ente fossero idonee a interrompere la prescrizione. La Corte d’Appello, in parziale riforma, ha riconosciuto il diritto all’aumento del 10% sull’indennità di contingenza a partire dal 1° gennaio 2006, ritenendo efficaci le intimazioni di pagamento solo per questa specifica voce retributiva. Contro questa decisione, sia l’ente che i lavoratori hanno proposto ricorso per cassazione.

Analisi dei Ricorsi e della prescrizione crediti retributivi

L’ente datore di lavoro ha basato il suo ricorso principale su due motivi. In primo luogo, ha contestato l’interpretazione data dalla Corte d’Appello alle comunicazioni inviate dai lavoratori, sostenendo che non contenessero un’esplicita intimazione di pagamento e quindi non fossero idonee a interrompere la prescrizione. In secondo luogo, ha criticato la decisione della Corte territoriale di considerare sospesa la prescrizione a partire dal 18 luglio 2012 (data di entrata in vigore della Legge Fornero), sostenendo che tale legge non avesse modificato il regime di stabilità del rapporto di lavoro al punto da giustificare un tale effetto.

I lavoratori, con il loro ricorso incidentale, lamentavano invece che la Corte d’Appello avesse erroneamente limitato l’effetto interruttivo delle loro comunicazioni alla sola indennità di contingenza, escludendo le altre poste creditorie.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili entrambi i ricorsi, fornendo chiarimenti fondamentali.

Sull’Inammissibilità del Ricorso Principale

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: il sindacato di legittimità non può comportare una nuova valutazione delle prove. L’interpretazione di un atto, come le lettere di messa in mora, è un’attività riservata al giudice di merito. Il ricorso in Cassazione può censurare tale interpretazione solo se viola specifici canoni legali (come l’art. 1362 c.c.), ma il ricorrente deve spiegare precisamente in che modo il giudice si sia discostato da tali canoni. Nel caso di specie, l’ente si è limitato a proporre una lettura alternativa dei documenti, attività non consentita in sede di legittimità.

Per quanto riguarda il secondo motivo, relativo alla decorrenza della prescrizione crediti retributivi, la Cassazione ha affermato che la decisione della Corte d’Appello è perfettamente allineata alla sua giurisprudenza consolidata (a partire dalla sentenza n. 26246/2022). Le modifiche introdotte dalla Legge Fornero hanno effettivamente ‘depotenziato’ la tutela reale del posto di lavoro. Di conseguenza, il rapporto non è più assistito da un regime di stabilità, e il termine di prescrizione quinquennale per i crediti di lavoro decorre solo dalla cessazione del rapporto, per evitare che il timore di un licenziamento possa scoraggiare il lavoratore dal far valere i propri diritti.

Sull’Inammissibilità del Ricorso Incidentale

Anche il ricorso dei lavoratori è stato ritenuto inammissibile per le stesse ragioni. Sotto l’apparenza di una violazione di legge, i lavoratori chiedevano alla Corte una nuova e diversa valutazione del contenuto delle lettere inviate al datore di lavoro, un’operazione di merito che esula dalle competenze della Cassazione.

Le Conclusioni

La Corte, dichiarando inammissibili entrambi i ricorsi, ha compensato le spese di giudizio. La decisione assume grande rilevanza perché consolida l’orientamento secondo cui la riforma del mercato del lavoro avviata con la Legge Fornero ha inciso profondamente sul regime di stabilità del rapporto di lavoro subordinato. La principale implicazione pratica è che, per i rapporti di lavoro non più protetti da un solido regime di stabilità, la prescrizione dei crediti retributivi non corre durante lo svolgimento del rapporto, ma inizia a decorrere solo dal momento della sua cessazione. Questo principio tutela il lavoratore, considerato la parte debole del rapporto, dal rischio di subire ritorsioni per aver rivendicato i propri diritti.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per i crediti di lavoro dopo l’entrata in vigore della Legge Fornero?
La prescrizione dei crediti di lavoro inizia a decorrere dalla data di cessazione del rapporto di lavoro. Secondo la Corte, la Legge Fornero ha ridotto la stabilità del posto di lavoro a tal punto che il lavoratore potrebbe essere indotto a non far valere i propri diritti per timore del licenziamento.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di reinterpretare delle prove documentali, come delle lettere di intimazione di pagamento?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito le prove. L’interpretazione di documenti è un’attività riservata al giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Il ricorso in Cassazione può solo contestare la violazione di norme di legge nell’interpretazione, ma non proporre una lettura alternativa dei fatti.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione si basa su principi di diritto già consolidati dalla giurisprudenza?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Se la decisione del giudice d’appello è conforme alla giurisprudenza della Corte di Cassazione e il ricorso non offre elementi validi per un cambio di orientamento, l’impugnazione non può essere accolta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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