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Prescrizione crediti periodici: la decisione della Corte

Un’associazione non profit ha citato in giudizio un Comune per ottenere il pagamento di crediti derivanti da un servizio di trasporto erogato per anni. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito che avevano dichiarato la prescrizione dei crediti periodici. L’ordinanza chiarisce l’applicazione del termine di prescrizione quinquennale per le prestazioni periodiche e ribadisce i rigorosi requisiti di ammissibilità dei motivi di ricorso in Cassazione.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione crediti periodici: la Cassazione conferma il termine di 5 anni

Quando un’associazione fornisce un servizio continuativo a un ente pubblico, quale termine di prescrizione si applica ai crediti che ne derivano? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di prescrizione crediti periodici, confermando il termine breve di cinque anni e chiarendo importanti aspetti procedurali per chi intende far valere le proprie ragioni in giudizio.

I Fatti di Causa

Una nota associazione ONLUS, attiva nell’assistenza a persone con disabilità, aveva convenuto in giudizio un Comune siciliano per ottenere il pagamento di una cospicua somma, pari a oltre 660.000 euro. Tale credito derivava dall’espletamento di un servizio di trasporto gratuito per soggetti portatori di handicap, svolto per conto del Comune in base a una legge regionale. Per gli anni dal 1997 al 1999, i crediti vantati dall’associazione erano stati ceduti a un ente previdenziale a fronte di debiti contributivi, ma il Comune non aveva mai provveduto al pagamento.

Il Percorso Giudiziario e l’Eccezione di Prescrizione

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano rigettato la domanda dell’associazione, accogliendo l’eccezione di prescrizione sollevata dal Comune. L’associazione ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando diversi vizi della sentenza d’appello. In particolare, contestava la decisione dei giudici di merito di aver concesso al Comune la ‘rimessione in termini’ per sollevare l’eccezione di prescrizione, ritenendola tardiva. Inoltre, sosteneva che al suo credito dovesse applicarsi la prescrizione ordinaria decennale e non quella breve quinquennale, data la natura del rapporto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sulla Prescrizione Crediti Periodici

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando tutte le censure sollevate. Ecco i punti salienti della decisione:

Sulla Rimessione in Termini

La Corte ha chiarito che la decisione di rimettere in termini il Comune è stata corretta. L’ente non aveva potuto sollevare tempestivamente l’eccezione di prescrizione a causa di una circostanza non imputabile: il mancato rinvenimento del fascicolo processuale, la cui custodia spettava alla cancelleria del tribunale. Si è trattato di un fatto ostativo esterno, non di una mera difficoltà o negligenza, che giustificava pienamente la concessione del beneficio processuale.

Sull’Applicazione della Prescrizione Quinquennale

Questo è il cuore della decisione. La Cassazione ha confermato che la domanda dell’associazione riguardava contributi per un servizio di trasporto erogato in modo continuativo e periodico. Tali prestazioni, che si adempiono con il decorso del tempo, rientrano pienamente nella categoria dei pagamenti da effettuarsi periodicamente. Di conseguenza, si applica l’art. 2948, n. 4, del Codice Civile, che prevede una prescrizione crediti periodici di cinque anni, e non il termine ordinario di dieci anni. La decisione dei giudici di merito è stata quindi ritenuta corretta.

Sull’Inammissibilità degli Altri Motivi

La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili gli altri motivi di ricorso per vizi procedurali. La ricorrente aveva lamentato l’omesso esame di questioni (come il quantum del debito e l’indebito arricchimento) in modo non conforme alle regole del giudizio di legittimità, confondendo l’omessa pronuncia con l’omesso esame di un fatto o formulando le censure in modo generico.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida due principi giuridici di grande importanza pratica. In primo luogo, conferma che i crediti derivanti da prestazioni di servizi continuativi e periodici, anche se resi in favore della Pubblica Amministrazione, sono soggetti alla prescrizione breve di cinque anni. Chi vanta tali crediti deve quindi agire tempestivamente per interrompere la prescrizione ed evitare di perdere il proprio diritto. In secondo luogo, la decisione sottolinea il rigore formale del giudizio in Cassazione: i motivi di ricorso devono essere specifici, pertinenti e formulati nel rispetto delle precise categorie di vizi previste dal codice di procedura civile, pena l’inammissibilità.

Qual è il termine di prescrizione per i crediti derivanti da servizi continuativi resi a un ente pubblico?
Il termine di prescrizione è di cinque anni, poiché tali prestazioni sono considerate pagamenti periodici ai sensi dell’art. 2948, n. 4, del Codice Civile.

È possibile sollevare un’eccezione di prescrizione dopo la scadenza dei termini processuali?
Sì, ma solo se la parte dimostra che la decadenza è avvenuta per una causa a lei non imputabile, come un impedimento esterno e oggettivo. Nel caso di specie, il mancato ritrovamento del fascicolo processuale da parte della cancelleria ha giustificato la rimessione in termini del Comune.

Perché il ricorso per Cassazione è stato dichiarato inammissibile su diversi punti?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché i motivi erano stati formulati in modo proceduralmente errato. Ad esempio, errori procedurali del giudice (error in procedendo) erano stati denunciati come violazioni di legge, e le censure erano generiche, non consentendo alla Corte di valutare l’effettivo errore lamentato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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