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Prescrizione crediti lavoro: stop durante il rapporto

Con l’ordinanza n. 6903/2024, la Cassazione ha respinto il ricorso di un’azienda di trasporti, confermando che la prescrizione crediti lavoro è sospesa durante il rapporto. La decisione si fonda sulla mancanza di stabilità reale del posto di lavoro dopo le riforme del 2012 e 2015, che giustifica la decorrenza del termine solo dalla cessazione del rapporto. L’azienda è stata anche condannata per abuso del processo.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Crediti Lavoro: La Cassazione Conferma lo Stop Durante il Rapporto

Con una recente e significativa ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale in materia di prescrizione crediti lavoro. La Suprema Corte ha stabilito che, a seguito delle riforme legislative del 2012 e 2015, il termine di prescrizione per i crediti retributivi del lavoratore non decorre in costanza di rapporto, ma solo dalla sua cessazione. Questa decisione si fonda sulla constatazione che l’attuale quadro normativo non garantisce più una stabilità reale del posto di lavoro, esponendo il dipendente a un potenziale timore di ritorsioni qualora agisse in giudizio contro il datore di lavoro.

I Fatti di Causa: Apprendistato e Anzianità di Servizio

Il caso trae origine da una controversia tra un’importante società di trasporti e un gruppo di suoi dipendenti. Il contendere riguardava il mancato computo del periodo di apprendistato ai fini del calcolo degli aumenti periodici di anzianità. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, dichiarando la nullità delle clausole del contratto collettivo e di un accordo sindacale che escludevano tale periodo dal calcolo dell’anzianità di servizio.

Di conseguenza, l’azienda era stata condannata a riconoscere l’anzianità maturata e a pagare le differenze retributive. L’azienda, tuttavia, ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando principalmente un’eccezione di prescrizione dei crediti retributivi.

L’Impatto delle Riforme sulla Prescrizione Crediti Lavoro

Il cuore della questione legale portata davanti alla Suprema Corte non era tanto il merito del calcolo dell’anzianità, quanto la decorrenza del termine di prescrizione. Secondo la società ricorrente, la prescrizione avrebbe dovuto decorrere anche durante il rapporto di lavoro.

La Cassazione, tuttavia, ha seguito il suo orientamento consolidato, inaugurato con la sentenza n. 26246/2022. I giudici hanno sottolineato come le riforme del lavoro (in particolare la Legge n. 92/2012 e il D.Lgs. n. 23/2015) abbiano modificato profondamente il regime di stabilità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato. L’introduzione di diverse ipotesi di tutela in caso di licenziamento illegittimo, non tutte culminanti nella reintegrazione nel posto di lavoro, ha indebolito la posizione del lavoratore. Questa incertezza e la ridotta protezione contro i licenziamenti ingiustificati creano una condizione di soggezione psicologica che può dissuadere il lavoratore dall’esercitare i propri diritti per timore di subire un licenziamento ritorsivo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha spiegato che, in assenza di un regime di stabilità “reale”, la prescrizione dei crediti di lavoro rimane sospesa per tutta la durata del rapporto. Il termine quinquennale, previsto dall’art. 2948, n. 4, del Codice Civile, inizia a decorrere solo dal momento della cessazione del rapporto stesso. Questo principio è stato affermato per garantire una tutela effettiva dei diritti del lavoratore, che altrimenti sarebbero compressi dal timore di perdere il posto di lavoro. La Corte ha ritenuto che l’individuazione del regime di stabilità applicabile a un rapporto, a seguito delle riforme, non è più certa a priori, ma dipende spesso da una qualificazione del giudice ex post. Questa incertezza fondamentale giustifica la sospensione della prescrizione.

Le Conclusioni: Rigetto del Ricorso e Condanna per Abuso del Processo

Sulla base di queste argomentazioni, la Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso dell’azienda. Ma la decisione non si è fermata qui. I giudici hanno anche condannato la società ricorrente per abuso del processo ai sensi dell’art. 96, commi 3 e 4, c.p.c. La Corte ha ritenuto che, insistendo con il ricorso nonostante un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato e contrario, e dopo una proposta di definizione accelerata, l’azienda avesse abusato dello strumento processuale. Questa condotta ha comportato non solo la condanna alla rifusione delle spese legali, ma anche il pagamento di un’ulteriore somma a favore della controparte e della cassa delle ammende. La sentenza rappresenta quindi un forte monito per le aziende a non intraprendere azioni legali palesemente infondate, specialmente quando la giurisprudenza si è già espressa in modo chiaro e univoco.

Perché la prescrizione dei crediti di lavoro è sospesa durante il rapporto?
La prescrizione è sospesa perché le riforme del lavoro del 2012 (Legge Fornero) e 2015 (Jobs Act) hanno ridotto la stabilità reale del posto di lavoro. Questa mancanza di stabilità può generare nel lavoratore il timore di essere licenziato se fa causa all’azienda, e tale timore giustifica la sospensione del termine di prescrizione fino alla cessazione del rapporto.

Il periodo di apprendistato vale ai fini dell’anzianità di servizio per gli scatti retributivi?
Sì. Secondo la decisione dei giudici di merito, confermata indirettamente dalla Cassazione, le clausole di contratti collettivi che escludono il periodo di apprendistato dal computo dell’anzianità di servizio sono nulle. Di conseguenza, tale periodo deve essere integralmente riconosciuto.

Cosa succede se un’azienda propone un ricorso in Cassazione su una questione già decisa da un orientamento consolidato?
L’azienda rischia una condanna per abuso del processo ai sensi dell’art. 96 del codice di procedura civile. Come in questo caso, la parte soccombente può essere condannata non solo a pagare le spese legali, ma anche a versare un’ulteriore somma a titolo di risarcimento alla controparte e una sanzione alla cassa delle ammende, per aver intrapreso un’azione legale con colpa grave.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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