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Prescrizione crediti lavoro: quando inizia a decorrere?

Una lavoratrice, dopo una lunga causa per il riconoscimento del suo rapporto di lavoro a tempo indeterminato con un’emittente televisiva, ha richiesto differenze retributive. L’azienda ha eccepito la prescrizione. La Corte di Cassazione ha stabilito che la domanda giudiziale per l’accertamento del rapporto interrompe la prescrizione per tutti i diritti conseguenti (come i crediti di lavoro) fino al passaggio in giudicato della sentenza, proteggendo così il diritto della lavoratrice.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Crediti Lavoro: Il Giudicato Sospende i Termini

La questione della prescrizione crediti lavoro rappresenta un tema cruciale nel diritto del lavoro, specialmente quando l’esistenza stessa del rapporto di lavoro a tempo indeterminato è oggetto di una controversia giudiziaria. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 9542 del 2024, ha fornito un chiarimento fondamentale: l’azione legale intrapresa per accertare un diritto principale sospende la prescrizione per tutti i diritti secondari che ne derivano, fino a quando la decisione non diventa definitiva.

I Fatti del Caso: Una Lunga Battaglia per il Riconoscimento del Rapporto di Lavoro

Il caso ha origine dalla lunga vicenda giudiziaria di una giornalista impiegata presso una grande emittente televisiva nazionale attraverso una serie di contratti a tempo determinato a partire dal 1986. Nel 1997, la lavoratrice ha avviato una causa per far dichiarare la nullità del termine apposto ai contratti e ottenere il riconoscimento di un unico rapporto di lavoro a tempo indeterminato.

Dopo un iter processuale durato anni e passato attraverso vari gradi di giudizio, la Corte di Cassazione, con una sentenza del 2014, ha definitivamente accertato l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a far data dal 12 ottobre 1994. Successivamente, la lavoratrice ha agito per ottenere il pagamento di differenze retributive, inclusi gli scatti di anzianità, maturate nel periodo 2003-2013.

La Questione della Prescrizione Crediti Lavoro

Il datore di lavoro si è opposto alla richiesta, sollevando un’eccezione di prescrizione. Secondo l’azienda, il diritto della lavoratrice a richiedere tali somme era sorto già a seguito di una sentenza di appello del 2001, che, sebbene non definitiva, era esecutiva e aveva già riconosciuto la natura indeterminata del rapporto. Pertanto, i crediti richiesti, relativi a un periodo successivo, sarebbero stati prescritti.

La Corte d’Appello, tuttavia, ha dato ragione alla lavoratrice, sostenendo che il termine di prescrizione per i diritti derivanti dall’accertamento del rapporto di lavoro iniziasse a decorrere solo dal passaggio in giudicato della sentenza che lo aveva definitivamente stabilito, ovvero quella della Cassazione del 2014.

Le Motivazioni: L’Effetto Interruttivo Permanente della Domanda Giudiziale

La Corte di Cassazione, con la sentenza in commento, ha rigettato il ricorso dell’azienda, confermando la decisione d’appello e consolidando un principio di diritto di fondamentale importanza. Il ragionamento dei giudici si basa sugli articoli 2943 e 2945 del codice civile.

Il principio cardine è che la proposizione di una domanda giudiziale per l’accertamento di un diritto principale (il ‘diritto stipite’, in questo caso l’esistenza del rapporto di lavoro a tempo indeterminato) ha un’efficacia interruttiva della prescrizione che si estende a tutti i diritti che ne derivano come conseguenza logico-giuridica (i ‘diritti dipendenti’, come le differenze retributive e gli scatti di anzianità).

Questo effetto interruttivo, precisa la Corte, non è temporaneo ma ‘permanente’, ovvero perdura per tutta la durata del processo e cessa solo nel momento in cui la sentenza che definisce il giudizio passa in giudicato. Di conseguenza, il termine di prescrizione per i diritti dipendenti non inizia a correre fino a quando non vi è certezza giuridica sul diritto principale.

La Corte ha inoltre chiarito che la provvisoria esecutività di una sentenza di primo o secondo grado non incide su questo meccanismo. Anche se la lavoratrice avrebbe potuto teoricamente agire sulla base della sentenza d’appello del 2001, la pendenza del giudizio in Cassazione manteneva attivo l’effetto interruttivo della domanda iniziale, congelando di fatto il decorso della prescrizione per tutti i diritti connessi.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia offre una tutela significativa ai lavoratori impegnati in lunghe e complesse controversie per il riconoscimento dei loro diritti fondamentali. Le implicazioni pratiche sono notevoli:

1. Certezza del Diritto: I lavoratori non sono costretti a intentare continuamente nuove cause per ogni singolo credito maturato mentre il giudizio principale è ancora pendente, per il solo timore che si prescriva.
2. Economia Processuale: Si evita la proliferazione di giudizi paralleli, concentrando l’attenzione sull’accertamento del diritto principale, dal cui esito dipenderanno tutte le altre pretese.
3. Protezione del Lavoratore: La sentenza riconosce che fino a quando non vi è una pronuncia definitiva e inoppugnabile, il diritto del lavoratore non è pienamente e liberamente esercitabile. L’effetto interruttivo permanente garantisce che, una volta ottenuto il riconoscimento definitivo, il lavoratore possa far valere integralmente tutte le conseguenze economiche che ne derivano, senza vedersele erose dalla prescrizione.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per i crediti di lavoro se il rapporto di lavoro è contestato in giudizio?
Secondo la sentenza, il termine di prescrizione per i crediti derivanti da un rapporto di lavoro (come le differenze retributive) non inizia a decorrere fino a quando la sentenza che accerta l’esistenza di tale rapporto non diventa definitiva e inappellabile (passaggio in giudicato).

L’avvio di una causa per il riconoscimento di un diritto interrompe la prescrizione anche per i diritti conseguenti?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la domanda giudiziale volta ad accertare un diritto principale (es. la natura subordinata e a tempo indeterminato di un rapporto) interrompe la prescrizione per tutti i diritti che ne sono una conseguenza logico-giuridica (es. diritto agli scatti di anzianità), e questo effetto dura per tutto il corso del processo.

Una sentenza di appello, anche se esecutiva, fa ripartire il termine di prescrizione se è stata impugnata in Cassazione?
No. La provvisoria esecutività di una sentenza di merito non è sufficiente a far cessare l’effetto interruttivo della prescrizione. Fino a quando il giudizio è pendente e la sentenza non è passata in giudicato, la prescrizione per i diritti conseguenti rimane interrotta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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