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Prescrizione crediti lavoro: quando decorre il termine?

Un gruppo di lavoratori ha richiesto differenze retributive. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13927/2024, ha stabilito che la prescrizione crediti lavoro quinquennale non decorre durante il rapporto di lavoro, ma solo dalla sua cessazione. Questa decisione si basa sulle modifiche legislative (L. 92/2012 e D.Lgs. 23/2015) che hanno ridotto la stabilità del posto di lavoro, giustificando la sospensione del termine per timore di ritorsioni.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione crediti lavoro: la Cassazione sposta il termine alla fine del rapporto

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata su un tema cruciale per i diritti dei lavoratori: la decorrenza della prescrizione crediti lavoro. La Suprema Corte ha confermato il suo orientamento più recente, stabilendo che, a seguito delle riforme del mercato del lavoro, il termine di prescrizione quinquennale per i crediti retributivi inizia a decorrere non durante il rapporto, ma solo al momento della sua cessazione. Questa decisione tutela i lavoratori dalla potenziale paura di ritorsioni da parte del datore di lavoro.

I Fatti del Caso

Un gruppo di ex dipendenti di un’azienda aveva agito in giudizio per ottenere il pagamento di alcune differenze retributive maturate nel corso del loro rapporto di lavoro, terminato il 30 settembre 2014. Sia in primo grado che in appello, i giudici avevano riconosciuto il diritto dei lavoratori, ma lo avevano limitato agli ultimi cinque anni antecedenti la notifica del ricorso, applicando la prescrizione. Secondo i giudici di merito, infatti, il termine di prescrizione era decorso regolarmente anche in costanza di rapporto di lavoro.
I lavoratori, ritenendo errata questa interpretazione, hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sostenendo che la prescrizione avrebbe dovuto essere sospesa fino alla fine del rapporto lavorativo.

La Decorrenza della Prescrizione Crediti Lavoro dopo le Riforme

La questione centrale ruota attorno all’impatto delle riforme del lavoro, in particolare la Legge n. 92/2012 (Riforma Fornero) e il D.Lgs. n. 23/2015 (Jobs Act), sulla stabilità del posto di lavoro. In passato, la giurisprudenza riteneva che in un rapporto di lavoro stabile, protetto dalla cosiddetta “tutela reale” (art. 18 Statuto dei Lavoratori), il lavoratore non avesse timore di essere licenziato per aver rivendicato i propri diritti. Di conseguenza, la prescrizione poteva decorrere anche durante il rapporto.
La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dei lavoratori, ha ribadito che questo scenario è radicalmente cambiato.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha affermato che le riforme del 2012 e del 2015 hanno indebolito il regime di stabilità del lavoro a tempo indeterminato. È venuta meno la predeterminazione certa delle conseguenze di un licenziamento illegittimo e della loro tutela. La decisione sulla stabilità del rapporto è ora demandata a una valutazione del giudice ex post, ovvero solo al termine di un eventuale giudizio. Questa incertezza genera nel lavoratore uno stato di soggezione e timore (il cosiddetto metus) che gli impedisce di agire liberamente per far valere i propri diritti retributivi per paura di una ritorsione del datore di lavoro.
Per questo motivo, in base al combinato disposto degli artt. 2948, n. 4, e 2935 c.c., il termine di prescrizione non può iniziare a decorrere finché il rapporto di lavoro è in corso.
Nel caso specifico, i rapporti di lavoro erano cessati nel 2014 e i crediti rivendicati non erano ancora prescritti al momento dell’entrata in vigore della Legge Fornero (18 luglio 2012). Pertanto, i lavoratori avevano pieno diritto di far valere in giudizio tali crediti, calcolando la prescrizione solo a partire dalla data di cessazione del rapporto.

Le Conclusioni

L’ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza a tutela dei lavoratori. La Cassazione stabilisce che la minore stabilità normativa del posto di lavoro giustifica la sospensione della decorrenza della prescrizione dei crediti retributivi fino alla cessazione del rapporto. Questa interpretazione adegua il diritto alle concrete condizioni del mercato del lavoro, riconoscendo che la paura di perdere il posto può essere un ostacolo reale all’esercizio dei propri diritti. La Corte ha quindi cassato la sentenza d’appello e rinviato la causa a un’altra sezione della Corte d’Appello per una nuova valutazione basata su questo principio, includendo la regolamentazione delle spese legali.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per i crediti di lavoro secondo questa ordinanza?
Secondo la Corte di Cassazione, per i rapporti di lavoro non più assistiti da una piena stabilità reale a seguito delle riforme del 2012 e 2015, il termine di prescrizione quinquennale per i crediti retributivi inizia a decorrere solo dalla data di cessazione del rapporto di lavoro.

Perché le riforme del lavoro del 2012 (Fornero) e 2015 (Jobs Act) hanno cambiato le regole sulla prescrizione?
Perché, secondo la Corte, queste riforme hanno indebolito la stabilità del posto di lavoro a tempo indeterminato. Non essendoci più una tutela certa e predeterminata contro i licenziamenti illegittimi, il lavoratore si trova in una condizione di timore che giustifica la sospensione della prescrizione durante il rapporto.

Cosa succede ai crediti non ancora prescritti al momento dell’entrata in vigore della legge n. 92/2012?
Per tutti i diritti non ancora prescritti al momento dell’entrata in vigore della legge n. 92/2012 (18 luglio 2012), il termine di prescrizione decorre dalla cessazione del rapporto di lavoro. Questo consente ai lavoratori di far valere in giudizio anche crediti maturati in precedenza, purché non già estinti a quella data.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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