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Prescrizione crediti lavoro: l’impatto della Fornero

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di un ente e dei suoi ex dipendenti in una controversia su differenze retributive. La Corte ha ribadito che, a seguito della Legge Fornero del 2012, la prescrizione dei crediti di lavoro decorre dalla cessazione del rapporto, data la diminuita stabilità del posto. Ha inoltre confermato che la valutazione sull’idoneità di un atto a interrompere la prescrizione è un accertamento di fatto riservato al giudice di merito e non sindacabile in sede di legittimità.

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Prescrizione Crediti Lavoro: la Stabilità Post-Fornero è Decisiva

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, torna a pronunciarsi su un tema cruciale nel diritto del lavoro: la prescrizione dei crediti lavoro e la sua decorrenza in relazione alla stabilità del rapporto di impiego, soprattutto dopo le riforme introdotte dalla Legge Fornero. La decisione chiarisce i limiti del sindacato di legittimità sulla valutazione degli atti interruttivi e consolida un principio fondamentale sulla decorrenza dei termini.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla richiesta di due ex dipendenti di un ente di bonifica di ottenere il pagamento di differenze retributive. Tali differenze derivavano da un accordo sindacale che prevedeva un aumento del 10% sui minimi tabellari. I lavoratori sostenevano che, a seguito di un CCNL del 2005, tale aumento avrebbe dovuto essere calcolato su una base più ampia, includendo anche l’indennità di contingenza e l’EDR.

Il Tribunale di primo grado aveva accolto solo parzialmente la domanda, ritenendo prescritti i crediti maturati prima del 18 luglio 2012. La Corte d’Appello, invece, aveva riformato la decisione, riconoscendo il diritto dei lavoratori a percepire la maggiorazione sull’indennità di contingenza fin dal 2006, ritenendo che le lettere inviate dai lavoratori avessero interrotto la prescrizione. Contro questa sentenza, sia l’ente datore di lavoro che i lavoratori hanno proposto ricorso in Cassazione.

L’analisi della Cassazione sulla prescrizione crediti lavoro

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili sia il ricorso principale dell’ente sia quello incidentale dei lavoratori. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi distinti, entrambi di grande rilevanza pratica.

L’idoneità degli atti interruttivi della prescrizione

L’ente lamentava che le lettere inviate dai lavoratori non fossero idonee a interrompere la prescrizione, in quanto mancanti di una formale intimazione di pagamento. La Cassazione ha respinto questa censura, qualificandola come inammissibile. Ha ricordato che la valutazione circa l’idoneità di un atto a manifestare l’inequivocabile volontà del creditore di far valere il proprio diritto è un accertamento di fatto, riservato al giudice di merito. In sede di legittimità, non è possibile contestare tale valutazione proponendo semplicemente una diversa interpretazione dei documenti, ma è necessario dimostrare una violazione dei canoni legali di interpretazione, cosa che nel caso di specie non è avvenuta.

La decorrenza della prescrizione dopo la Legge Fornero

Il secondo motivo del ricorso principale dell’ente riguardava la decorrenza della prescrizione dei crediti lavoro. L’ente sosteneva che la prescrizione dovesse decorrere in costanza di rapporto di lavoro. La Cassazione ha rigettato anche questo motivo, richiamando il proprio consolidato orientamento (espresso nella sentenza n. 26246/2022). Secondo la Corte, il regime di stabilità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato, come modificato dalla Legge n. 92/2012 (Legge Fornero) e dal D.Lgs. n. 23/2015, non offre più una tutela reintegratoria certa e predeterminata. Questa mancanza di stabilità reale fa sì che il lavoratore si trovi in una condizione di ‘metus’ (timore reverenziale) nei confronti del datore di lavoro. Di conseguenza, per tutti i crediti non ancora prescritti alla data di entrata in vigore della Legge Fornero (18 luglio 2012), il termine di prescrizione inizia a decorrere solo dalla cessazione del rapporto di lavoro.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato l’inammissibilità di entrambi i ricorsi sulla base del fatto che le parti, sotto l’apparenza di una violazione di legge, chiedevano in realtà un riesame del merito della controversia. L’ente datore di lavoro, contestando l’efficacia interruttiva delle lettere, e i lavoratori, chiedendone un’interpretazione più estensiva, sollecitavano la Corte a una nuova valutazione delle prove documentali, attività preclusa in sede di legittimità.

La decisione sulla decorrenza della prescrizione è stata invece motivata richiamando la giurisprudenza consolidata. La Corte ha ritenuto che la pronuncia della Corte d’Appello fosse pienamente conforme ai principi già affermati, secondo cui l’assenza di un regime di stabilità forte sospende di fatto il decorso della prescrizione durante il rapporto di lavoro. Poiché il ricorso dell’ente non offriva nuovi argomenti per superare tale orientamento, è stato dichiarato inammissibile ai sensi dell’art. 360 bis c.p.c.

Conclusioni

Questa ordinanza rafforza due principi fondamentali. In primo luogo, l’interpretazione di un atto interruttivo della prescrizione è una questione di fatto la cui valutazione è demandata al giudice di merito e difficilmente censurabile in Cassazione. In secondo luogo, e con maggiore impatto, viene confermato che le riforme del mercato del lavoro, a partire dalla Legge Fornero, hanno inciso sulla stabilità del rapporto a tal punto da spostare la decorrenza della prescrizione per i crediti retributivi al momento della cessazione del rapporto. Questa interpretazione offre una tutela significativa ai lavoratori, permettendo loro di far valere i propri diritti senza il timore di ritorsioni durante la pendenza del contratto.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per i crediti di lavoro dopo l’entrata in vigore della Legge Fornero?
Secondo la Corte di Cassazione, per i rapporti di lavoro non assistiti da un regime di stabilità reale come quello post-Legge Fornero (L. 92/2012), il termine di prescrizione per i crediti retributivi decorre dalla cessazione del rapporto di lavoro.

Cosa deve contenere un atto per interrompere la prescrizione?
Un atto, per interrompere la prescrizione, deve contenere la chiara indicazione del soggetto obbligato e l’esplicitazione di una pretesa, con una richiesta scritta di adempimento idonea a manifestare l’inequivocabile volontà del titolare di far valere il proprio diritto. Non sono richieste formule solenni.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove per decidere se un atto ha interrotto la prescrizione?
No, la valutazione dell’idoneità di un documento a interrompere la prescrizione è un accertamento di fatto riservato al giudice di merito. La Corte di Cassazione può intervenire solo se viene lamentata una violazione dei canoni legali di interpretazione, non per proporre una mera interpretazione alternativa dei fatti o dei documenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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